COMPETENZE: Ad ognuno le proprie competenze
fonte quotidianosanita
Gentile Direttore,
il Presidente FNO TSRM PSTRP Alessandro Beux, intervistato a margine del 1° Congresso della Federazione, ha detto che il segreto nell’amministrare 19 professioni sta nel “credere che si possa stare insieme e soprattutto cercare, per quanto sia umanamente possibile, coerenza tra ciò in cui si crede, ciò che si scrive, ciò che si dice e poi ciò che si fa”.
Concetto che mi piace prendere quale riferimento nell’analisi della vecchia (e non nuova – non me ne voglia il Prof. Cavicchi “guerra sulle competenze”, ravvivata dalla DR Veneto, che rischia di emulare la Sarajevo del 1914 …
Che ci fosse infatti una polveriera in attesa di una scintilla, lo dimostrano diversi interventi, capeggiati da uno in particolare …
Necessaria premessa. Che fosse un conflitto in corso lo dimostra, ad esempio, un tema centrale: quel tanto famoso quanto fumoso comma 566; qui una integrazione (chiedo sempre venia) è d’obbligo: “la rissa” tra medici e non medici non fu casuale; non si spiega diversamente il “binario morto”, da una parte, e la sentenza della Consulta n. 54/2015 dall’altra, che si configurarono come le due più pesanti recenti vittorie del fronte dei medici.
L’ideazione si smaschera individuando l’atteggiamento ambiguo di chi propose entrambe le situazioni: un medesimo Presidente del Consiglio.
Le contraddizioni non finiscono certo qui: nel vivace dibattito innescato dalla delibera veneta (che rischia peraltro di avviare una “estrema unzione” di sussidiarietà e federalismo), che mette inevitabilmente in campo politiche sanitarie e dell’istruzione, il porre la condizione: “limitatamente ai casi in cui le competenze da affidare ai nuovi profili si sovrappongano a quelle oggi in capo ai medici, sia interpellato l’Ordine, appunto, dei Medici”, (dott. Anelli – FNOMCeO), se pure può trovare delle “sponde” nei criteri “guida” e “limite” indicati dalla l. 42/99, in realtà non trova rispondenza nell’attuale trend produttivo in sanità, per cui non è più vero che “le prestazioni correlate alle competenze che si vogliono ora definire avanzate per le altre professioni sono assicurate dai medici”.
Ma è vero che – proprio il caso dei TSRM (art.3 d. lgs. 187/00) lo stigmatizza – i medici non assicurano affatto certe competenze, ma pretendono al contempo di detenerle formalmente, mentre altri si occupino delle stesse, magari su loro irregolare e perpetua delega.
Quindi, se vero è che “la classe medica ha da tempo abbandonato, ammesso e non concesso che lo abbia mai posseduto, il paradigma per il quale la sanità è dei medici”, il discorso di coerenza, riguarda la ri-definizione – su base oggettiva e non presuntiva – di quelle attività che di fatto vengono prestate all’assistito, e quindi conseguentemente, nell’interesse dello stesso (e non altrui), il conferire ad ogni soggetto le proprie competenze di effettivo titolare esercizio (giammai di abusivismo) e non far sì che le stesse siano detenute dai medici, ma esercitate da altri terzi soggetti …
Potrebbe essere questo il leitmotiv della “Consulta Permanente delle Professioni Sanitarie”.
Tanto a premessa, tali pacifiche vision e dibattiti sulla sanità del futuro, paiono purtroppo in conflitto con certe manifestazioni di pensiero – come quella della dott.ssa Balanzoni, che, pur giacendo nell’alveo dell’esercizio del diritto di libertà di espressione e pur ritenute efficaci e dirette – descrivono doviziosamente la “polveriera” cui sopra.
A parte auto-attribuzioni da prodotti agroalimentari alternate a formule da assolutismo teocratico, sono certe affermazioni e certe descrizioni assai carenti culturalmente, sia in riferimenti storici (cfr. la questione “camice”), sia in ambito più squisitamente morale (non si possono strumentalizzare scelte di vita non sempre propriamente libere ed incondizionate, a temi di snobismo e di altri generi di raccapriccianti discriminazioni), che vanno ad inquinare pericolosamente spiriti di mission e vision che devono invece risultare aggreganti nell’universalistico scopo di diagnosi, cura e prevenzione.
Quando, senza “confusione di ruoli” e per nulla inebetiti dalle turnazioni, parliamo dei nostri codici deontologici, formulari cui spesso (e con ampia cognizione di causa) ho accennato alla necessità di revisione – soprattutto di quelli affetti da clamorosi errori ed indesiderate “compartecipazioni”, ebbene in tale discussione non dovremmo tutti perdere di vista il dovere ad ispirarci, negli aspetti di vita e non soltanto in quelli meramente professionali, non soltanto al loro rispetto, ma al rispetto del maggiore tema che li accomuna e che ci accomuna – quel “neminem laede, immo omnes, quantum potes iuva” – che certamente impedirebbe di utilizzare le modalità dure e polemiche, tipiche dei “figli di facebook”.
Quando si parla di contenzioso sanitario o medicina difensiva, in particolare di quella “attiva”, si parla di fenomeni reali, effettivi e molteplicemente dannosi, che in parte potranno trovare risoluzione in una ridefinizione dei ruoli (per nulla inventati e per nulla pretestati), che risponderanno più razionalmente alla necessità di una tracciabilità delle azioni sanitarie, che dovrà trovarci tutti pronti ad affrontare il tema della responsabilità civile e penale delle nostre azioni – solo di quelle – né mettendosi al posto di altri, né pensando di essere migliori di altri.
Tali modalità di assai improbabili “salvatori del mondo”, dunque, non sono da trascurare o sottacere; in primo luogo perché sono lo specchio di una realtà che davvero “dobbiamo lasciarci alle spalle”, ma che purtroppo esiste ancora; in secondo perché in quanto anti-etiche ed anti-deontologiche, non sono dignitose per i professionisti sanitari – tutti – che tanto per cominciare non devono arrecare danno ad alcuno, anzitutto nelle parole, nelle espressioni e nelle intenzioni.
Personalmente, contrapponendolo a tanto assai immaginativi quanto inintelligibili “politiche” o “regimi culturali”, ritengo sia condivisibile che si possa stare insieme (medici compresi) e soprattutto cercare, per quanto sia umanamente possibile, coerenza tra ciò in cui si crede, ciò che si scrive, ciò che si dice e poi ciò che si fa … se è quindi vero che la FNOMCeO – per nulla addormentata e attualmente completamente disinteressata alla genesi di qualsivoglia stregoni, al pari della FNO TSRM PSTRP – ha abbandonato la formula dell’ “assalto alla diligenza”, allora prenda le distanze da chi ripropone, peraltro esacerbandoli a volontà, tali temi (cui i cittadini né vogliono sapere, né vogliono essere associati) e tali gravissime allucinanti modalità di ignoranza-arroganza, e se possibile li persegua.
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Abilitato alle Funzioni Direttive
Abilitato Direzione e Management AA SS
Specialista TSRM in Neuroradiologia
Gallarate