Competenze professionali. Pace tra gli Ulivi? (seconda parte) di SAVERIO PROIA
fonte quotidianosanita
Ora che finalmente si è sgombrato il campo da ogni equivoco tra le professioni è augurabile che la politica, quella coraggiosa da statista, svolga la sua funzione di indirizzo e governo sia nazionale che regionale per far dell’innovazione delle competenze avanzate e specialistiche lo strumento per attuare il Patto per la Salute, innovando l’organizzazione del lavoro in sanità, valorizzando il ruolo delle professioni sanitarie e sociosanitarie, tutte nessuna esclusa
Nel precedente articolo ho descritto tutti i tentativi resi vani per attuare le competenze avanzate e specialistiche delle 22 professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione nonché della professione di ostetrica, ma poi, finalmente, si riaprì la stagione contrattuale, ultima ma naturale occasione per formalizzare le competenze avanzate e specialistiche ed avvalendomi della delega concessami dal Sottosegretario De Filippo per sostituirlo nel Comitato di Settore Regioni-Sanità per dare le direttive all’ARAN per il rinnovo contrattuale del personale del SSN, proposi e fu accolto integralmente:
“Omissis
2. Collocazione contrattuale delle competenze avanzate e specialistiche delle professioni sanitarie infermieristiche – ostetrica, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
In questo rinnovo contrattuale, in coerenza con quanto il Comitato di Settore aveva indicato nella precedente tornata contrattuale, va considerato il dettato di cui all’articolo 6 della Legge n. 43/06.
Va prevista quindi, l’istituzione della posizione di “professionista specialista” nonché quanto contenuto nei decreti istitutivi dei profili professionali ex terzo comma dell’art.6 del D.Lgs n. 502/92 che prevedono l’istituzione di aree di formazione complementare post diploma.
Tale percorso virtuoso, già avviato in alcune Regioni, deve essere previsto e disciplinato all’interno del CCNL, nel rispetto di quanto previsto dall’ordinamento vigente.
Il contratto nazionale descriverà, pertanto, analogamente a quanto già fatto per l’insieme dei profili, le declaratorie delle competenze proprie delle posizioni di “professionista specialista” e di “professionista esperto” delle professioni sanitarie infermieristica – ostetrica, tecnica, della riabilitazione e della prevenzione, nel rispetto di quanto previsto dal profilo professionale, dal percorso formativo e dal codice deontologico, salvaguardando le specifiche competenze professionali degli altri professionisti, ai sensi dell’articolo 1, comma 2, della Legge n. 42 del 1999.
In tale logica e per tale scopo va precisato che:
a) la posizione di “professionista specialista” è attribuita al professionista laureato delle citate professioni sanitarie in possesso del master di primo livello di cui all’art. 6 della Legge n.43/06;
b) la posizione di “professionista esperto è attribuita al professionista che ha acquisito competenze avanzate, tramite percorsi formativi complementari regionali ed attraverso l’esercizio di attività professionali, anche in virtù di protocolli concordati tra le rappresentanze delle professioni interessate, di quelle mediche e dell’area sanitaria più in generale. Omissis”
Come è noto, questa direttiva ebbe l’approvazione della Conferenza delle Regioni e del Consiglio dei ministri e con il combinato disposto del comma 566, è evidente che il metodo della concertazione tra rappresentanze professionali interessate, quelle mediche comprese, è quello da adottare nella normalità.
Infine arrivò il contratto e l’implementazione delle competenze sia avanzate che specialistiche ebbe il primo, reale e spendibile strumento normativo ed economico per attuarlo, tant’è che la stessa bozza di Patto per la Salute per la valorizzazione delle professioni sanitarie e di assistente sociale comprese nella legge 251/00 fa riferimento solo all’attuazione degli incarichi professionali di esperto e specialista previsti dal CCNL nonchè diffusamente in più parti tratta dell’infermiere di famiglia/comunità, che è la forma che ha ed avrà più diffusa sul territorio di incarico professionale.
Quali prospettive per dar seguito a questa innovazione contrattuale degli incarichi professionali?
Sarebbe innanzitutto augurabile che le Regioni, viste i protocolli firmati con tutti gli ordini delle professioni sanitarie, in un confronto/concertazione con loro e, ovviamente, anche con le rappresentanze sindacali assumessero una linea comune, omogenea e condivisa sulle modalità per l’attivazione dei corsi di formazione in professionista esperto.
Altrettanto importante è la necessità che in questa operazione si riesca ad investire economicamente ad iniziare dal prossimo rinnovo contrattuale e che i lavori della Commissione paritetica prevista dall’articolo 12 del CCNL possa proporre la declatoria di queste nuove competenze, come prevede la direttiva e lo stesso contratto, perfezionandolo tutto il sistema degli incarichi sia professionali che organizzativi evolvendolo avendo a riferimento quello in vigore nella dirigenza medica e sanitaria sia nelle modalità di attribuzione, verifica, conferma e, se del caso, revoca, levando, quindi, il limite temporale massimo dei 10 anni nonchè, infine, prevedendo che ad ogni professionista, dopo il periodo di prova, sia attribuito un incarico professionale di base e a seguire quelli di alta professionalità di esperto e specialista, quelli organizzativi di coordinamento, di dipartimento, di distretto, didattici o di ricerca…
Nel merito della delibera della Regione del Veneto mi pare che i tre corsi attivati vogliano completare in gran parte, con un percorso formativo esperienze di competenze avanzate già in essere e condivise, permettendo quindi la loro normalizzazione contrattuale per l’affidamento dell’incarico di esperto; mi auguro e spero che tutte quelle altre delineate nella loro delibera programmatoria, nella fase attuativa vedano il coinvolgimento delle rappresentanze ordinistiche e sindacali delle professioni interessate, medici compresi, delibera che, con opportuni riferimenti degli altri servizi sanitari di altri stati e della letteratura scientifica, ha correttamente collocato la questione delle competenze avanzate e specialistiche in un contesto più ampio e sperimentato positivamente da più decenni..
Tralascio le vicende giudiziarie nelle quali la questione delle competenze avanzate non è mai stata ritenuta un reato di esercizio abusivo della professione medica né dalla giustizia amministrativa né da quella penale sarebbe come sparare sulla Croce Rossa, visti i molteplici esiti positivi.
Una nuova e più attuale centralità del ruolo e della funzione del medico con una conseguente valorizzazione ed apprezzamento delle altre professioni sanitarie e sociosanitarie è l’effetto che potrà essere prodotto dall’attuarsi di questo processo di implementazione delle competenze.
Processo che, per essere produttivo, deve coinvolgere nelle fasi di elaborazione, attuazione, monitoraggio e verifica da parte di tutti i soggetti interessati ad iniziare dalle rappresentanze professionali mediche ed infermieristiche nonché delle altre professioni, processo così complesso e complicato perché vuole interpretare, dalla parte dell’interesse duplice dei cittadini e degli operatori, l’evoluzione in atto nell’organizzazione del lavoro nel SSN e per questo deve essere vissuto dalle lavoratrici e dai lavoratori delle Aziende Sanitarie, dall’infermiere al medico, come il “loro processo” per produrre nella forma più avanzata, efficace ed efficiente “salute individuale e collettiva” adeguando competenze e ruoli secondo le esigenze comuni di cambiamento e non perché è il frutto di una direttiva, per quanto illuminata possa essere, emanata senza la condivisione, la partecipazione ed il contributo, anche critico se serve, di chi la deve mettere in essere.
Quindi era tutto scritto e deciso…è mancato il coraggio politico, ora che finalmente si è sgombrato il campo da ogni equivoco tra le professioni è augurabile che la politica, quella coraggiosa da statista, svolga la sua funzione di indirizzo e governo sia nazionale che regionale per far dell’innovazione delle competenze avanzate e specialistiche lo strumento per attuare il Patto per la Salute, innovando l’organizzazione del lavoro in sanità, valorizzando il ruolo delle professioni sanitarie e sociosanitarie, tutte nessuna esclusa, permettendo, quindi anche alle professione mediche di svolgere al meglio l’essenza e la missione della loro professione e soprattutto attuare al meglio l’articolo 32 della Costituzione Repubblicana per garantire con più efficacia ed efficienza, il diritto alla salute ad ogni individuo sul nostro territorio…navi militari e non comprese…
Saverio Proia
(Fine, leggi la prima parte)