Pubblico impiego, ok Cdm a decreto. Polo Inps per visite fiscali e licenziamenti più facili le novità
Fonte Doctor33
Polo unico della medicina fiscale e licenziamenti per i “furbetti del cartellino”, sono le novità chiave del testo unico sulla pubblica amministrazione che rivede le regole sul licenziamento dei dipendenti pubblici. Ieri, il Consiglio dei Ministri ha dato un primo ok a un decreto collaterale che rende perseguibile il dipendente pubblico per danni anche di immagine alla pubblica amministrazione, presso la Corte dei conti. Il vero contenuto sensibile della normativa sul pubblico impiego dovrebbe essere esaminato nei prossimi giorni, e qui si entra nel vivo. Intanto, le visite fiscali: d’ora in poi nelle pubbliche amministrazioni (stato regioni province comuni Asl enti pubblici non economici, agenzie) saranno effettuate non più dalle Asl ma sotto l’egida Inps. Gli oneri saranno a carico dell’istituto di previdenza che provvederà “nei limiti degli stanziamenti delle amministrazioni interessate”. In passato erano stanziati alle Asl 70 milioni in tutto per le visite ai dipendenti di scuola, regioni e ministeri, con tre criteri diversi, e 80 all’Inps per i privati; ora, ci dovrebbe essere lavoro per i medici fiscali, che si erano visti ridurre nel 2013 dai tagli della spending review le visite disposte d’ufficio e quindi i redditi: questi medici si riconvenzioneranno con l’Istituto di previdenza sulla base di atti d’indirizzo conclusi tra ministeri di Economia, Semplificazione e Salute d’intesa con la Fnomceo e i sindacati. Gli atti fisseranno la durata delle convenzioni e queste ultime fisseranno le incompatibilità lavorative garantendo che ci si rivolga ai medici delle liste Inps sia per gli accertamenti sui pubblici dipendenti sia per le attivitaÌ ambulatoriali. L’impianto presentato dal ministro della Pa Marianna Madia ai sindacati, che sarà integrato dal decreto approvato ieri insieme a un altro provvedimento sulla disciplina delle società partecipate, conferma poi il licenziamento (con sospensione in 48 ore e procedura di non oltre un mese) per i dipendenti pubblici che attestano falsamente la presenza in servizio, per chi giustifica l’assenza con falsi certificati medici o con certificati di medici che non hanno direttamente constatato la patologia. Sotto il profilo penale, la sanzione è la reclusione da 1 a 5 anni e multa da 400 a 1600 euro: la stessa sanzione che rischia il medico compiacente, come da legge Brunetta. Licenziabile pure -ma con procedura standard, 3 mesi – il dipendente “incastrato” per aver violato le norme anticorruzione, chi rifiuta il trasferimento, o presenta documenti falsi per farsi assumere o promuovere, o aggredisce ripetutamente i colleghi o ne lede l’onore o è condannato penalmente in 2° grado con interdizione perpetua dai pubblici uffici. Stessa pena, e questo fa sempre un po’ discutere, per chi subisce una “reiterata valutazione negativa della performance nell’arco dell’ultimo triennio”. Nel mirino entrano infine le assenze “seriali” (ripetute i venerdì o i lunedì) o “di massa” in occasione di eventi importanti. Ove s’ipotizzi un danno erariale, oltre al procedimento presso l’ufficio sanzioni da concludere entro 30 giorni, c’è la segnalazione alla corte dei conti. Le sanzioni disciplinari, da specificare nei contratti collettivi nazionali, culminano con la sospensione dal servizio e la privazione della retribuzione fino a 3 mesi. Il dirigente che non segnala una violazione è sospeso per 15 giorni, ma se a non fare il suo dovere è il responsabile di un procedimento disciplinare -magari ritardando la consegna del materiale e mandando il caso in prescrizione -è sospeso fino a 3 mesi, licenziabile e valutabile per responsabilità amministrativa.
In base al nuovo testo unico, nella Pa si assumerà in relazione a piani triennali; inglese e informatica entrano tra i requisiti delle prove, ove non sia disponibile personale in servizio, la Pa può conferire incarichi individuali temporanei con contratti di lavoro autonomo ad esperti o a soggetti iscritti ad albi; non si parla più rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. Leciti pure contratti a tempo determinato o di somministrazione lavoro; per i dipendenti, se necessari e concordati, i trasferimenti, ad esempio da un’Asl all’altra, potranno essere disposti verso sedi non più lontane di 50 km. La bozza lascia spazi alla contrattazione con i sindacati, che però non può avvenire in materia di organizzazione degli uffici, prerogative e incarichi dirigenziali. Saranno ammessi ai tavoli i sindacati con oltre il 5% di rappresentatività calcolata sulla base degli iscritti nonché del rapporto tra voti alla singola sigla e voti totali assegnati nelle elezioni delle Rsu di un dato ambito.