Covid19, maxi Ordine professioni sanitarie contesta esclusione da Fondo di solidarietà per vittime
È riprovevole constatare che le nostre Istituzioni, seppur più volte allertate, hanno escluso la maggior parte delle professioni sanitarie dalle iniziative di solidarietà in favore delle vittime della pandemia Covid-19» sottolinea il Presidente del maxi Ordine Alessandro Beux
«La Federazione nazionale degli Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione, è profondamente ferita dalla illegittima e incostituzionale esclusione della maggior parte delle professioni sanitarie dal fondo per i familiari delle vittime di Covid-19. Auspichiamo che il Legislatore vi ponga rimedio immediatamente». Così, in una nota, il Presidente della FNO TSRM e PSTRP Alessandro Beux.
«È riprovevole constatare che le nostre Istituzioni, seppur più volte allertate, hanno escluso la maggior parte delle professioni sanitarie dalle iniziative di solidarietà in favore delle vittime della pandemia Covid-19. È intollerabile che lo Stato distingua tra vittime di serie A e vittime di Serie B», continua la nota.
«Assurdo dover rivendicare l’ovvio – afferma Alessandro Beux – ma non si può tacere di fronte a tali scempi del diritto e del rispetto della dignità e della vita umana».
«Tra i professionisti impegnati nel contrasto al Covid-19 abbiamo registrato 7 morti: 3 Educatori professionali, 2 Tecnici di radiologia, 1 Tecnico di laboratorio e una Fisioterapista. Meno di altre professioni, ma pur sempre morti nell’esercizio della professione, per la stessa esposizione, per la stessa patologia».
«Quando il fondo sarà istituito, i famigliari di queste vittime non potranno accedervi perché le professioni alle quali appartenevano non sono contemplate dalla legge. Da settimane abbiamo intrapreso una campagna di sensibilizzazione proprio al fine di prevenire le possibili conseguenze negative di una comunicazione e rappresentazione parziale della realtà».
«Delle due l’una: o l’Onorevole Faraone, primo firmatario dell’emendamento all’art. 22 dell’AS n. 1766, conversione in legge del DL 17 marzo 2020, n.18 sapeva e ha scelto di prevedere il fondo di solidarietà solo per medici, infermieri e OSS, oppure ha scritto il testo dell’emendamento senza conoscere il mondo professionale per cui l’ha pensato, trasformando una buona e condivisibile intenzione in uno scempio. In entrambi i casi, ha sbagliato. Ma hanno sbagliato anche gli altri firmatari dell’emendamento e i Componenti della Commissione Bilancio del Senato che l’hanno votato così come gli è stato presentato».
«Eppure non è così difficile avere una rappresentazione corretta del mondo professionale che opera in sanità, basta fare riferimento alle apposite pagine del sito del Ministero della salute; o confrontarsi preventivamente con chi, come il Ministero della salute e gli Ordini professionali di riferimento, può supportare il Legislatore».
«Subito dopo, in linea con le istanze trasmesse con le note del 25 marzo e del 7 Aprile, -commenta l’avv. Laila Perciballi, referente della Federazione per le relazioni con la cittadinanza e la promozione dei valori dell’Ordine – ci si aspetta la costituzione di un apposito tavolo di conciliazione, e relativa procedura, al fine di disincentivare azioni giudiziali rendendo obbligatoria preliminarmente la domanda di accesso al medesimo istituto».
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