Calabria. La stagione senza fine dei commissari
Gentile Direttore,
qui in Calabria c’è un commissario straordinario per ogni stagione e per ogni settore della vita pubblica. Da quello per la Struttura per la mitigazione del rischio idrogeologico a quello per la sanità. Ci manca tanto quello per il Dipartimento della Protezione civile. Dopo che il suo capo, fresco di nomina per l’emergenza coronavirus, aveva mica tanto candidamente dichiarato ad una trasmissione televisiva che non sapeva cosa fosse un ventilatore polmonare, speravamo in effetti in un altro commissariamento.
Siamo proprio forti nell’arte di essere commissariati tanto che per noi è stata anche introdotta la figura del supercommissario. Infatti non ci bastava che il sistema sanitario regionale fosse commissariato da quasi 11 anni, da un commissario semplice. Ora abbiamo l’esclusiva nazionale del supercommissario che sostanzialmente è il commissario del nostro commissario ad acta per il piano di rientro sanitario. Cosicchè il commissario ad acta commissariato è anche esecutore del più che simpaticamente noto, funambolico quanto fasullo Decreto Legge 30 aprile 2019, n. 35 convertito nella Legge 25 giugno 2019, n. 60.
Fortunatamente quindi in quanto a Commissari ce la intendiamo: da 11 anni il Governo centrale ce li manda e da 11 anni tornano alle loro serene occupazioni lasciando ai cittadini calabresi scie polverose di desertificazioni dei servizi, aumento della mobilità passiva, passività di bilancio incontrollabili delle singole aziende sanitarie. Ed i “LEA”? I “LEA” i cittadini calabresi se li vanno a cercare nel fantastico nord. Li hanno chiamati i viaggi della speranza. No, Direttore. Sono i viaggi della certezza. La certezza di non trovare tempestivamente adeguate risposte ai bisogni di salute a casa propria e la certezza di trovarli nel più periferico degli ospedali della cispadania.
L’attuale commissario, dotato anche dei superpoteri salvifici speciali stabiliti nella sopra citata Legge, factotum sostitutivo di poteri costituzionali attribuiti alla Regione, dopo solo 16 mesi di regno, seguendo le indicazioni del D.L. 35/2019 ha già nominato i Commissari straordinari delle aziende sanitarie provinciali (per l’ASP di Cosenza la vacatio è durata solo 12 mesi). In verità per l’ASP di Cosenza è stato nominato un Commissario straordinario già Commissario straordinario in altra AOU regionale. Di Commissari straordinari ce ne sono un po’ meno rispetto al numero di Aziende. Già, perché l’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria è stata sciolta per infiltrazione mafiosa dal Consiglio dei Ministri ed affidata ad una Commissione Straordinaria e stessa sorte ha subito l’ASP di Catanzaro.
Direttore, dal 2 maggio 2019, data di entrata in vigore della suddetta norma, nulla è stato ancora fatto. Qui, “nulla” non ha il significato astratto del nulla fisicamente inteso. Ma ha il significato della più profonda complicità, perseveranza, ostinazione, cinismo di tutta quella stratificazione gerarchica amministrativa e politica, che arriva fino alla soglia del governo centrale e dei vari Tavoli Tecnici di verifica dei risultati delle azioni del piano di rientro, nel disinteressarsi nei fatti della condizione della salute dei cittadini calabresi.
Le “misure emergenziali” per la Calabria a breve scadranno (ottobre 2020) ed è facilmente constatabile come non ci sia stata alcuna progettazione, pianificazione e programmazione efficace per ridurre il disavanzo economico, come i livelli essenziali assistenziali siano ben al di sotto della soglia stabilita limite di 160 punti e la mobilità passiva costi al SSR circa 320 milioni di €, come non si sia riusciti a stabilizzare il personale cronicamente lasciato nel precariato (molti con più di 20 anni di precariato sul groppone), come, p.e., la quantità di posti letto in Calabria sia scesa a 2.0/1000 ab a fronte dell’Emilia Romagna dove ve ne sono 3,0/1000ab e benchè in Calabria ci siano 9,6 dipendenti nel settore sanitario ogni 1000ab, mentre in Emilia Romagna i dipendenti siano 13/1000ab. E’ il fallimento delle politiche per la salute.
I poteri straordinari attribuiti al commissario ad acta non li abbiamo quindi visti in esercizio. Delle due l’una: o il commissario è un assoluto nulla o i poteri straordinari cosi come concepiti sono un nulla assoluto. Non è stato sufficiente per il Governo commissariare sé stesso, delegittimando il proprio operato e l’operato dei diversi commissari ad acta che si sono succeduti in 10 anni. Sono gli obiettivi dei commissariamenti e dei piani di rientro che sono miseramente falliti.
A meno che non si consideri un successo la rarefazione di servizi sanitari ed il trasferimento della spesa direttamente nelle tasche di ogni cittadino. Allora è assolutamente necessario che Stato e Regioni concludano questa stagione dei commissariamenti. L’emergenza coronavirus ha finalmente messo in luce che l’economia non può avere la superemazia sul fondamentale diritto alla salute.