Infermiere di famiglia. Dalla senatrice Boldrini (Pd) un buon disegno di legge per caratterizzarne funzioni e ruolo
fonte quotidianosanita
Una proposta di legge quanto mai opportuna nei tempi ma soprattutto nei contenuti, che affronta con pienezza di argomenti come dar corso all’attuazione dell’infermiere di famiglia e di comunità secondo le indicazioni dell’Oms ma partendo e mettendo a frutto le positive esperienze già realizzate in alcune nostre Regioni.
In un precedente articolo scrissi che il miglior modo per lo Stato italiano di dar corso all’anno internazionale dedicato dall’OMS all’infermiere ed all’ostetrica dovesse iniziare dall’istituzione dell’infermiere di famiglia/comunità…predizione divenuta realtà…purtroppo in un anno caratterizzato dalla pandemia attuale e dal ruolo riconosciuto da tutti di grandi ed indispensabili difensori della nostra salute degli infermieri insieme a tutti professionisti sanitari e sociosanitari.
Così nel Patto per la Salute si prevede l’istituzione dell’infermiere di famiglia/comunità e nel nuovo decreto rilancio se ne prevede l’assunzione di migliaia finanziandola: ma chi è l’infermiere di famiglia e di comunità? È forse l’infermiere già previsto nell’ADI o l’infermiere dipendente del MMG o del PLS?
Per comprendere il più appropriato campo di attività dell’infermiere di famiglia/comunità sono stati presentati in questa Legislatura varie disegni di legge, tra i quali anche quello con prima firmataria la senatrice Paola Boldrini, capogruppo PD nella Commissione Sanità del Senato della Repubblica.
Giustamente la senatrice Boldrini nel commentare la sua proposta di legge ha affermato che: “Questo disegno di legge lo abbiamo pensato in piena sintonia con ciò che sta succedendo attualmente. Innanzitutto, già l’OMS aveva indicato come gli Infermieri di Famiglia debbano essere una figura atta ad aiutare i bisogni di salute della persona e a migliorare la Sanità soprattutto a livello territoriale, per affrontare al meglio anche l’emergenza Covid-19. Sono già state fatte esperienze positive in altre Regioni sin dagli anni Novanta e Duemila. Si tratta di una figura importate, l’Infermiere di Comunità e, come le altre professioni sono il futuro dell’assistenza del territorio per migliorare i servizi ai cittadini. Avere una Rete con un presidio territoriale con l’Infermiere di Famiglia, utilizzare un laureato, un Professionista, che contribuisce al Benessere della Sanità e della Salute, per una Medicina di iniziativa, si rivela essenziale e la figura dell’infermiere sarà funzionale in equipe paritetiche con l’obiettivo unico del benessere del paziente, e ognuna agirà per propria competenza”.
Il disegno di legge, dopo un’ampia ed esauriente relazione, affronta nell’articolato completamente la tematica dell’infermiere di famiglia e di comunità infatti nel primo articolo si prevede l’istituzione dell’infermiere di famiglia e di comunità con i seguenti compiti:
– è responsabile della gestione dei processi infermieristici in ambito comunitario, compreso quello familiare, operando in collaborazione con un’équipe multidisciplinare al fine di favorire la soddisfazione dei bisogni di salute degli individui e delle famiglie e di gestire le malattie e le disabilitàcroniche;
– in associazione con altre figure professionali, fornisce consigli sugli stili di vita e sui fattori dirischio;
– si rende garante della presa in carico del paziente lungo l’intero percorso assistenziale e della continuità delle cure, promuovendo la cooperazione tra gli operatori coinvolti nel percorso di cura; effettua educazione terapeutica rendendosi altresì garantedell’adesione dei pazienti ai necessari controlli periodici, nonché della cura e della rilevazione, al loro insorgere, dei problemi sanitari delle famiglie attraverso la valutazione infermieristicaprecoce;
– identifica gli effetti dei fattori socio- economici sulla salute della famiglia e attiva l’intervento o l’inserimento nella rete dei servizi territoriali; è responsabile dell’assistenza infermieristica rivolta alle persone ealle famiglie in ambito comunitario, nonchédei modelli assistenziali proposti, con attenzione agli aspetti preventivi, curativi e riabilitativi clinico-assistenziali e psico-educativi, in una prospettivamultidisciplinare;
– è responsabile della gestione dei processi assistenziali sanitari e socio-sanitari nell’ambito della comunità, prendendo in carico il paziente con i suoi bisogni assistenziali, definendo gli interventi in collaborazione con il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta o il consulente medico specialista, sostenendo l’integrazione delle attività di altri operatori sanitari e socio-sanitari, nonché occupandosi dell’educazione sanitaria del paziente e dei suoi familiari;
– agisce in stretta collaborazione con il medico di medicina generale, il pediatra di libera scelta e gli altri componenti della rete dei servizi sanitari, secondo strategie integrate.
Una siffatta complessità di competenze e di valorizzazione dell’autonomo ambito professionale, pur nella corretta logica di collaborazione con i medici di riferimento ed integrazione pluriprofessionale sanitaria e sociosanitaria presuppone, quindi, una formazione successiva alla laurea che ne adegui le competenze alle nuove, più avanzate e complesse attività professionale e pertanto al secondo articolo la proposta di legge Boldrini delinea che:
– La figura dell’infermiere di famiglia e di comunità prevede una formazione post lauream, successiva alla laurea in professioni sanitarie infermieristiche, incentrata su obiettivi e programmi di tutela della salute e in grado di abilitare il professionista a svolgere funzioni con assunzione diretta di elevate responsabilità più complesse e specialistiche rispetto a quelle previste dal profilo professionale disciplinato dal regolamento di cui al decreto del Ministro della sanità 14 settembre 1994, n.739.
Stabiliti ambito operativo e formazione rimane da precisare la modalità del rapporto di lavoro che regola l’attività professionale dell’infermiere di famiglia/comunità, pertanto, la proposta di legge Boldrini lascia, a mio giudizio opportunamente, aperte le due ipotesi canoniche cioè sia il regime di lavoro dipendente che libero-professionale convenzionato in virtù diuno specifico accordo nazionale unico ai sensi dell’articolo 48 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, ma introducendo una novità profonda che dovrebbe valere anche per il lavoro medico come delle altre professioni sanitarie infatti si prevede che :… sono stabilite dalla contrattazione collettiva il trattamento economico, le modalità lavorative dell’infermiere di famiglia e di comunità, anche in deroga alla modalità oraria di lavoro, prevedendo a tal fine il lavoro per progetti eobiettivi.
Così delineato anche il rapporto di lavoro dipendente esalterebbe il ruolo e le funzioni dell’infermiere di famiglia e di comunità rendendolo un professionista autonomo le cui prestazioni non sono vincolate dal rispetto dell’orario di lavoro bensì dall’ottemperare il raggiungimento degli obiettivi di salute che sono stati concordati all’atto dell’incarico attribuito…cioè come qualsiasi quadro o dirigente secondo il codice civile…una modalità innovativa e discontinua che, forse dovrebbe divenire la normalità per tutti i professionisti, anche quelli pubblici.
Mi pare, quindi, una proposta di legge quanto mai opportuna nei tempi ma soprattutto nei contenuti, che affronta con pienezza di argomenti come dar corso all’attuazione dell’infermiere di famiglia e di comunità secondo le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ma partendo e mettendo a frutto le positive esperienze già realizzate in alcune nostre Regioni…speriamo, visto il centrale e strategico valore di questo provvedimento, che questa legislatura riesca a vararne la legge quadro istitutiva dell’infermiere di famiglia e di comunità.
Saverio Proia