Sindacato e Fnopi. No alle invasioni di campo
Gentile Direttore,
qualche giorno fa una lettera di Cgil, Cisl e Uil indirizzata alla FNOPI e al Ministero della Salute chiedeva ai destinatari di intervenire sulla decisione di alcuni OPI Provinciali di aderire alla Manifestazione Unitaria degli Infermieri prevista per il 15 ottobre 2020 al Circo Massimo.
Nella lettera i sindacati generalisti Cgil, Cisl e Uil specificavano che gli OPI provinciali non possono partecipare alla manifestazione aperti a tutti, ovvero sigle sindacali e associazioni di categoria, perché organizzata da una sigla sindacale, in questo caso il Nursing-Up, in violazione dell’art. 1 comma 2 lettera c) della legge n. 3/2018.
Questa norma citata dalle tre sigle generaliste prevede al Capo I “Riordino della disciplina degli Ordini delle professioni sanitarie”, art. 1 comma 3 lettera c): “Promuovono e assicurano l’indipendenza, l’autonomia e la responsabilità delle professioni e dell’esercizio professionale, la qualità tecnico-professionale, la valorizzazione della funzione sociale, la salvaguardia dei diritti umani e dei principi etici dell’esercizio professionale indicati nei rispettivi codici deontologici, al fine di garantire la tutela della salute individuale e collettiva; non svolgono ruoli di rappresentanza sindacale”.
Un dubbio nell’ultimo punto del comma appena descritto c’è.
Svolgere il ruolo di rappresentanza sindacale e partecipare indirettamente ad una manifestazione aperta a tutte le associazioni sindacali e non, sono sinonimi?
Nel caso specifico gli OPI che avevano aderito alla manifestazione, ma non si erano schierati a favore della sigla sindacale organizzatrice, ma ai punti indicati dalla FNOPI, ovvero:
1- Un alveo contrattuale autonomo, con risorse economiche dedicate ed avulse dal resto del comparto, che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti della categoria infermieristica, che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie. Analogamente accada per le professioni sanitarie ostetrica e tecniche;
2- Risorse economiche dedicate e sufficienti per il riconoscimento di una indennità professionale infermieristica mensile che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, e che riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, rese ancor più evidenti , da ultimo, proprio dalla pandemia COVID-19;
3- Risorse economiche per il contratto della sanità finalizzate e sufficienti per conferire un’indennità specifica e dignitosa per tutti i professionisti che si occupano ai vari livelli di funzione di assistere pazienti con un rischio infettivo;
4- Individuazione di uno specifico contratto/convenzione nazionale di lavoro per l’infermiere di famiglia, immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio, calibrato tenendo conto dei reali bisogni dell’assistenza con coevo aggiornamento della programmazione degli accessi universitari posto che allo stato, mancano più di 53 mila infermieri. Nuove norme in grado di agevolare, concretamente, la mobilità del personale tra gli enti del servizio sanitario nazionale, anche eliminando il “previo placet” al trasferimento dell’ente di appartenenza in caso di disponibilità di posto vacante nell’ente di destinazione;
5- Superamento, per gli infermieri pubblici e per gli altri professionisti non medici, il vincolo di esclusività, riconoscendo loro il medesimo diritto già esistente per il personale medico, di svolgere attività intramoenia, anche per far fronte alla gravissima carenza di personale in cui versano le strutture sociosanitarie, le RSA, le case di riposo, di cura e le strutture residenziali riabilitative;
6- Direttive e risorse economiche finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti sanitari oggetto della presente, riduzione del debito orario settimanale degli stessi (orario di servizio) pari ad almeno 4 ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici;
7- Direttive e nuove risorse economiche finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento dei professionisti specialisti e gli esperti in applicazione della Legge 43/06, e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di coordinamento , valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati;
8- Riconoscimento della malattia professionale e correlato meccanismo di indennizzo in caso di infezione, con o senza esiti temporanei o permanenti.
La decisione presa dalla Presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli, di impedire agli OPI di partecipare, appare a nostro avviso forzata e soprattutto senza valutare a fondo le ragioni e motivazione di questa adesione ad una manifestazione aperta, alla quale ha aderito anche il Coina, AADI, Infermieri in Cambiamento, Adi Famiglie e altre associazioni e testate giornalistiche infermieristiche.
Dispiace questa presa di posizione da parte della FNOPI, che sta facendo pensare in molti sul ruolo invece della Federazione sempre più distante dalla base, ovvero gli infermieri che si sentono sempre meno rappresentati istituzionalmente.
Invitiamo tutti gli infermieri e professioni sanitarie ad unirsi e partecipare alla manifestazione unitaria del 15 ottobre per rivendicare i nostri diritti che mai come in questo momento sembrano alla nostra portata se uniti e compatti nel lottare.
Marco Ceccarelli
Segretario Nazionale Cordinamento infermieristico autonomo (Coina)