Manovra. Androposan: “Dirigenza delle Professioni Sanitarie ancora una volta penalizzata e umiliata”
“Per valorizzarla non bastano pacche sulle spalle. Né servono investimenti elefantiaci. E’ sufficiente riconoscere le caratterizzazioni e le specificità di ogni singola professione e applicare, con rigore procedurale e metodologico, le norme esistenti (l. 251/2000, l. 43/2006, CCNL Area del Comparto e della Dirigenza)”.
“Nella legge di Bilancio 2021 nessun riconoscimento per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie, nonostante i tanti emendamenti presentati (dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione, a significare la correttezza delle proposte) che evidenziavano la necessità di riconoscere pari diritti e pari dignità a tutta la dirigenza sanitaria, senza alcuna esclusione”, lo sottolinea in una nota il Segretario nazionale di Androposan, Marcello Bozzi.
“Sono troppe le disattenzioni degli ultimi tempi, più o meno recenti – rileva Bozzi – dall’ARAN che non ha preso in considerazione le indicazioni del Comitato di Settore nell’ambito del rinnovo del CCNL 2016-2018, alla Conferenza delle Regioni che fatica a riconoscere i livelli apicali delle professioni sanitarie, ad alcuni livelli federative e ad alcune Società Scientifiche che continuano ad operare con modalità autoreferenziali, dimenticando che il sistema ha caratteristiche multi-professionali e multi-disciplinari (dove l’esclusione di qualche “attore” ha come conseguenza un prodotto “monco”), alla necessità di ricostruire una storia lunga 20 anni che, per motivazioni diverse, ha bloccato lo sviluppo e la valorizzazione delle professioni infermieristiche e sanitarie (rif. Patto per la salute 2019-2021), nonostante la chiarezza e la completezza dell’assetto normativo”.
“Quella valorizzazione degli infermieri e delle professioni sanitarie – aggiunge Bozzi – non è un’azione traducibile con una pacca sulle spalle. Né servono investimenti elefantiaci. E’ sufficiente riconoscere le caratterizzazioni e le specificità di ogni singola professione e applicare, con rigore procedurale e metodologico, le norme esistenti (l. 251/2000, l. 43/2006, CCNL Area del Comparto e della Dirigenza)”.
“Parallelamente è necessario rivedere i modelli organizzativi, i sistemi di cura e assistenza, i ruoli e le responsabilità. Se tali realizzazioni non sono avvenute (o sono avvenute solo parzialmente) è il momento di richiamare l’attenzione, l’impegno e la responsabilità del livello centrale (per indirizzi applicativi della norma), dei livelli regionali (per una rigorosa applicazione delle leggi dello Stato), delle Aziende (per favorire il superamento di organizzazioni arcaiche ), … e anche degli stessi professionisti, rimasti troppo spesso silenti”, sottolinea ancora il segretario di Androposan.
“Se c’è una articolazione organizzativa di filiera professionale (l. 43/2006) – aggiunge – questa va resa operativa, nel rispetto dei contenuti della l. 251/2000 ad ogni livello del sistema sanitario (territoriale, residenziale, ospedaliero), con chiara definizione anche dei percorsi di carriera, nel rispetto dei vigenti contratti di lavoro, definendo chiaramente gli staffing del livello dirigenziale e professionale e, relativamente alle posizioni apicali, quelle disciplinari e quelle contendibili, privilegiando le competenze e le affinità del percorso formativo rispetto alla prevalenza clinica / assistenziali / riabilitativa di ogni singola struttura”.
“L’auspicio è che i fatti, almeno per una volta, superino le parole, per il pari riconoscimento (di diritti e dignità) di tutta la Dirigenza Sanitaria e per una vera valorizzazione delle professioni sanitarie, ad ogni livello dell’articolazione organizzativa di ogni singola filiera professionale”, conclude Bozzi.