Riforma PA. Brunetta: “Basta con i concorsi centralizzati e infiniti. Le regole di ingresso cambieranno”
Così oggi in audizione presso le Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato, il ministro della Pa illustrando le linee programmatiche del suo dicastero. Va abbandonato “il modello attuale dei concorsi con graduatorie a scorrimento e durate pluriennali. I
percorsi di selezione saranno resi digitali, trasparenti e meglio focalizzati sulle esigenze e i fabbisogni delle singole amministrazioni centrali e locali”. IL TESTO DELL’AUDIZIONE.
“Normalmente Pubblica amministrazione si riassume con l’acronimo Pa. Non è bello, è un po’ freddo. Pa vuol dire medici, infermieri, insegnanti, magistrati, forze dell’ordine, dipendenti delle amministrazioni centrali, delle Regioni e degli enti locali. Pa è lo Stato, è il volto della Repubblica che si presenta tutti i giorni. E’ la nostra qualità della vita, i servizi che fanno la qualità della nostra vita. E’ il nodo fondante dello Stato. Uno Stato è amato serio, efficiente quanto la pubblica amministrazione è seria, amata, efficiente”.
Così il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta in audizione oggi di fronte alle Commissioni riunite Affari costituzionali e Lavoro di Camera e Senato, sulle linee programmatiche del suo dicastero.
“Una comunità di 3,2 milioni di donne e di uomini che hanno servito e servono il Paese in uno dei momenti più difficili della nostra storia recente. Dobbiamo non solo gratitudine a chi opera quotidianamente per servire la popolazione, salvando vite, assicurando servizi essenziali, sostenendo i nostri ragazzi nelle scuole e nelle università. Dobbiamo loro molto di più: abbiamo il dovere di restituire dignità, orgoglio, autorevolezza e valore a chi lavora per la nostra amministrazione”, ha detto il ministro.
Passando al Recovery Plan, Brunetta ha sottolineato che “se non fai le riforme i 200 miliardi non li spendi, dall’altra parte se fai solo riforme e non fai investimenti le riforme hanno meno impatto. O si cambia subito, nei prossimi due o tre mesi, o i soldi del Ricovery non li prendiamo. La Pa deve cambiare radicalmente, altrimenti il sistema non solo è bloccato, ma è morto”, ha detto il ministro.
“Per fortuna l’Ue ci ha condizionato. Non basta poter fare debito – ha spiegato il ministro – bisogna avere le regole che ti consentano di fare debito buono, come direbbe Draghi, e ottenere degli effetti positivi”.
“Gli assi sui quali ci muoveremo nella realizzazione del programma del nostro Governo – ha spiegato – prendono il via da un nuovo alfabeto per la Pubblica Amministrazione: A come Accesso, B come Buona amministrazione, C come Capitale umano e D come Digitalizzazione”.
“I cittadini – ha aggiunto – sono più contenti di pagare le tasse se vedono la qualità dei servizi. Ed è vero anche il contrario. I cattivi servizi diventano solo costi e il rapporto dei cittadini con la Pa diventa conflittuale, freddo, negativo. E arriva addirittura a evadere le tasse, mi sento autorizzato a una sorta di alleggerimento fiscale”.
“Per troppo tempo abbiamo visto la Pa come un costo, non è che non sia un costo ma è un costo fondamentale per l’esistenza di una comunità e nella pandemia se non ci fosse stato il medico, l’infermiere, se non ci fosse stata la Pa questo Paese si sarebbe disgregato”.
Concorsi centralizzati addio. “Addio ai concorsi centralizzati per accedere alla Pubblica Amministrazione perché un concorso non può durare dieci anni”, ha poi stigmatizzato Brunetta, sottolineando che va abbandonato “il modello attuale con graduatorie a scorrimento e durate pluriennali. I
percorsi di selezione saranno resi digitali, trasparenti e meglio focalizzati sulle esigenze e i fabbisogni delle singole amministrazioni centrali e locali”.
E questo anche perché, ha sottolineato, “è necessario introdurre profili tecnici (ingegneri, architetti, geologi, chimici, statistici, ecc.), ma anche di competenze gestionali oggi non sufficientemente diffuse (project management, pianificazione, progettazione e controllo, performance e risk management, gestione di risorse umane e finanziarie, policy design, comunicazione digitale, gestione e rendicontazione dei progetti finanziati a valere sui fondi Ue, ecc.), tutte necessarie per mettere a terra i progetti del Piano e garantirne una celere ed efficace attuazione”.
“I percorsi di selezione – ha aggiunto ancora – saranno resi digitali, trasparenti e meglio focalizzati sulle esigenze e i fabbisogni delle singole amministrazioni centrali e locali, anche mutuando modelli all`avanguardia utilizzati nelle organizzazioni internazionali e facendo confluire gli stessi sul portale unico per il reclutamento, che sarà l`infrastruttura tecnologica di gestione dei concorsi, comprese le singole prove concorsuali e che, in un`ottica di complementarietà, sarà finanziato con le risorse del Programma Operativo Nazionale Governance e Capacità Istituzionale, per consentirne l`immediata operatività dopo l`avvio del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Brunetta ha poi rimarcato l’esigenza di un cambio generazionale nella Pa . “È nostra intenzione favorire un rapido ricambio generazionale “. “Oggi – ha detto – l’età media dei dipendenti pubblici è di 50,7 anni. Il 16,9% del totale ha più di 60 anni, soltanto il 2,9% ne ha meno di 30. Tra il 2019 e il 2020 la Pubblica Amministrazione ha perso circa 190mila dipendenti. Entro i prossimi tre-quattro anni si prevede l’uscita di altre 300mila persone. Nel 2021, per la prima volta, ci saranno più pensionati ex dipendenti pubblici (3 milioni) che dipendenti pubblici attivi”.
“Le amministrazioni più colpite sono le Regioni e gli enti locali. Le procedure dei concorsi sono ancora lente. La media dei tempi tra emersione del bisogno ed effettiva assunzione dei vincitori è di oltre 4 anni. In aggiunta – ha detto ancora il ministro – con la pandemia da settembre 2019 a oggi sono state messe a concorso meno di 22mila posizioni lavorative: di questo passo ci vorranno oltre dieci anni per recuperare i posti persi”.