Vaccini solo in “prima linea”
Chi lavora in sanità è certamente la “prima linea” di difesa di quel bene supremo che è la salute di tutti noi. E con il Covid questa prima linea è stata seriamente e duramente messa alla prova. Ma da qui a far entrare il concetto di prima linea in una norma che stabilisce chi debba essere vaccinato e chi no ce ne passa. Anche perché nel frattempo c’è stato un decreto legge che obbliga tutti i lavoratori della sanità a vaccinarsi
A differenza di Michela Murgia non trovo nulla da dire sul fatto che il generale-commissario Figliuolo chiamato a gestire l’emergenza Covid usi sfoggiare la sua divisa in giro per l’Italia o durante i briefing di emergenza per monitorare l’andamento della campagna vaccinale.
È un militare e i militari indossano l’uniforme da che mondo è mondo e se si sentono a proprio agio in divisa anche quando non fanno la guerra non mi dà da pensare più di tanto.
Mi preoccupano semmai alcune uscite del generale-commissario che, forse, troppo preso dal lessico militare ha deciso di adottarlo anche nella sua ultima ordinanza con la quale dà la linea alle Regioni su come procedere nella campagna dopo la reprimenda del premier Draghi contro furbetti & Co.
Dopo aver ribadito quanto del resto già scritto nel piano vaccinale allegato al decreto del ministro della Salute e pubblicato in Gazzetta il 24 marzo scorso sulle priorità di vaccinazione per età e fragilità, Figliuolo introduce infatti in un provvedimento normativo, qual è comunque un’ordinanza commissariale, il concetto di “prima linea”.
L’ha fatto stabilendo che la vaccinazione ancora in corso in molte Regioni degli operatori sanitari sia completata per “tutto il personale sanitario e sociosanitario, in prima linea nella diagnosi, nel trattamento e nella cura del COVID-19 e di tutti coloro che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private”.
Ora, a scusante del generale Figliuolo, va detto che il concetto di “prima linea” in sanità piace molto, anche agli stessi operatori che spesso e volentieri ne parlano auto collocandosi (pressoché tutti, in un modo o nell’altro) in “prima linea”. Oggi contro il Covid ma ieri contro altre emergenza o iniziative varie di assistenza sanitaria.
E del resto, effettivamente, chi lavora in sanità è senz’altro la “prima linea” di difesa di un bene supremo qual è la salute di tutti noi.
Ma da qui a fare entrare il concetto di “prima linea” in una norma ce ne passa. Anche perché non è assolutamente chiaro chi e come sia in grado di stabilire “chi” è in “prima linea” contro il Covid e chi no.
Ma soprattutto perché il generale Figliuolo e prima di lui lo stesso presidente del Consiglio Draghi che giorni fa ha inserito tra i furbetti del vaccino anche l’ormai famoso “psicologo di 35 anni”, dovrebbero conoscere quanto stabilisce il decreto legge in vigore sull’obbligo vaccinale per gli operatori della sanità.
Ci permettiamo di ricordarglielo. Articolo 4, comma 1: “In considerazione della situazione di emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, fino alla completa attuazione del piano …. al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza, gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita per la prevenzione dell’infezione da SARS-CoV-2. La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati”.
Insomma mi sembra evidente e incontestabile che il concetto di “prima linea”, ma anche quello di “presenza”, non compaiano in alcun modo nemmeno tra le righe e che, stante a questo decreto legge in vigore, “tutti” gli esercenti le professioni sanitarie e “tutti” gli operatori di interesse sanitario, “sono obbligati a vaccinarsi”, pena sanzioni.
Qualcuno pensa di chiarire tale concetto prima che a stabilire cosa fare sia ancora una volta qualche magistrato?