Interrogazioni/7. Costa su standard assistenza ospedaliera: “Adottate misure straordinarie per il reclutamento del personale”
Per le sole borse di studio, “i 17.400 contratti complessivamente finanziati per l’a.a. 2020/2021, rappresentano più del doppio dei contratti finanziati nell’a.a. 2018/2019 (pari a 8.000 unità) e quasi il triplo di quelli disponibili negli anni precedenti (circa 6.000 unità)”. Aumentata anche la dotazione di posti letto di terapia intensiva a livello nazionale. Così il sottosegretario alla Salute rispondendo a Lapia (Misto).
Durante il periodo nel quale è stata affrontata l’emergenza Covid “sono state adottate misure del tutto straordinarie per il reclutamento di personale con rapporti libero professionali destinando le necessarie risorse”. Riguardo la specialistica, “i 17.400 contratti complessivamente finanziati per l’a.a. 2020/2021, rappresentano più del doppio dei contratti finanziati nell’a.a. 2018/2019 (pari a 8.000 unità) e quasi il triplo di quelli disponibili negli anni precedenti (circa 6.000 unità)”. Sono anche aumentate le dotazioni dei posti letto di terapia intensiva “passando dallo 0,07 x 1.000 allo 0,14, per tutte le regioni”.
Così il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, rispondendo in Commissione Affari Sociali alla Camera all’interrogazione sul tema presentata da Mara Lapia (Misto).
Di seguito la risposta integrale del sottosegretario Costa:
“Al fine di potenziare le risorse umane del SSN, in particolare durante l’emergenza pandemica, sono state adottate misure del tutto straordinarie per il reclutamento di personale con rapporti libero professionali destinando le necessarie risorse.
Sulla base dei dati rilevati dal Ministero della salute, emerge che, alla data del 17 dicembre 2021, erano in forza presso le Aziende e gli Enti del SSN, per effetto delle predette misure emergenziali, complessivamente 76.557 professionisti sanitari, di cui 18.765 medici, 29.151 infermieri e 28.641 unità di altro personale. Nell’ambito di tale personale più di 19.000 unità sono state reclutate a tempo indeterminato. In merito occorre, infatti, evidenziare che l’immissione nel sistema di risorse destinate al reclutamento di personale con rapporti di lavoro flessibile, ha consentito alle regioni di liberare risorse per il reclutamento anche di personale a tempo indeterminato.
Ciò posto, questo Ministero, già in tempi antecedenti all’emergenza COVID-19, nella consapevolezza delle carenze legate all’approssimarsi della gobba pensionistica dei medici nell’ambito delle strutture del SSN ha adottato specifiche iniziative volte a garantire il necessario prosieguo del percorso formativo dei neo-laureati in medicina, incrementando le risorse finanziarie destinate ai contratti statali per l’accesso alle scuole di formazione medico specialistica (Legge di bilancio per il 2019, articolo 5 del decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020, cosiddetto «Decreto Rilancio», comma 271 dell’articolo 1 della legge di bilancio per il 2020, legge n. 178 del 2020, articolo 1, commi 421-422).
Ad ulteriore conferma dell’intendimento di questo Ministero di proseguire su tale strada volta al superamento dell’attuale criticità del sistema, il sub-investimento 2.2 d) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) «Sviluppo delle competenze tecniche, professionali, digitali e manageriali – contratti di formazione medico-specialistica» ha previsto il finanziamento di 4.200 contratti di formazione medico-specialistica aggiuntivi rispetto a quelli finanziati con fondi ordinari, per un ciclo completo di studi (5 anni), a partire dal 2021.
Per l’anno accademico 2020/2021, ai 13.200 contratti statali, si sono aggiunti 4.200 contratti finanziati dal PNRR, per un totale di 17.400 contratti di formazione specialistica, ossia 4.000 contratti in più rispetto ai 13.400 contratti statali assegnati per l’anno accademico precedente (+30 per cento in termini percentuali), che consentiranno ad altrettanti laureati in medicina e chirurgia di proseguire il percorso formativo accedendo alla formazione post-laurea.
In sintesi, i 17.400 contratti complessivamente finanziati per l’a.a. 2020/2021, rappresentano più del doppio dei contratti finanziati nell’a.a. 2018/2019 (pari a 8.000 unità) e quasi il triplo di quelli disponibili negli anni precedenti (circa 6.000 unità).
Tale incremento dei contratti, resosi possibile grazie ai fondi PNRR, ha pertanto consentito non solo di soddisfare appieno il fabbisogno di medici specialisti espresso dalle regioni e determinato con l’accordo Stato-regioni del 3 giugno 2021, ma anche di anticipare una quota parte del fabbisogno riferito all’anno accademico successivo, sanando il gap di professionisti creatosi negli ultimi anni, legato essenzialmente alle importanti fuoriuscite dal sistema per pensionamento ed alle limitate risorse finanziare che hanno indubbiamente condizionato, in passato, la disponibilità dei posti per la formazione post lauream dei laureati in medicina e chirurgia.
Inoltre, giova altresì evidenziare che, anche al fine di valorizzare la professionalità acquisita dal personale sanitario che ha prestato servizio durante l’emergenza pandemica, tenendo conto delle specifiche esigenze espresse dalle regioni, l’articolo 1, comma 268, lettera b) della legge 30 dicembre 2021, n. 234 (bilancio per il 2022), ha previsto un percorso di stabilizzazione, presso gli enti e le aziende del servizio sanitario nazionale, del personale assunto a tempo determinato che abbia svolto un periodo rilevante del proprio servizio nel corso dell’emergenza pandemica. Per le predette finalità sono state stanziate le necessarie risorse nell’ambito del Fondo Sanitario Nazionale, a decorrere dall’anno 2022, a regime.
Ricordo, inoltre che il Ministero, in linea con quanto previsto dal Patto per Salute 2019-2021 scheda 15, «a quattro anni dalla sua adozione (del decreto ministeriale n. 70 del 2015) si conviene sulla necessità di revisione del decreto, aggiornandone i contenuti sulla base delle evidenze e delle criticità individuate dalle diverse regioni, nonché integrandolo con indirizzi specifici per alcune tipologie di ambiti assistenziali e prevedendo deroghe per le regioni più piccole.», sta provvedendo all’aggiornamento del decreto ministeriale n. 70 del 2015.
Aggiungo che con riferimento ai posti letto, il Ministero ha agito in maniera energica e tempestiva, nell’ambito delle misure previste dal decreto-legge n. 34 del 2020, che all’articolo 2 ha aumentato la dotazione di ppll di terapia intensiva, passando dallo 0,07 x 1.000 allo 0,14, per tutte le regioni, finanziando, in maniera dedicata, il gap rilevato per singola regione rispetto al parametro di riferimento.
È stato inoltre introdotto un principio di flessibilità, ed è stato definito, in maniera inequivocabile, il livello assistenziale della terapia semi-intensiva.
Segnalo, inoltre, che il parametro dei ppll per mille abitanti fissato dal decreto ministeriale n. 70 del 2015 a 3.7, va ricalcolato con i posti letto aggiuntivi del decreto-legge n. 34 del 2020.
Nel merito, vanno poi tenute in considerazione le dinamiche di deospedalizzazione delle prestazioni, che hanno portato l’erogazione di diversi servizi al di fuori del contesto del ricovero: mantenendo inalterato il numero di ppll, infatti, questa condizione ne ha comportato un aumento in termini di relativa disponibilità per i cittadini.
Infine, va evidenziato che il parametro del 3.7 ppll per mille abitanti non rappresenta un elemento di mero rilievo economico, costituendo piuttosto un punto di caduta teso a garantire il giusto equilibrio tra appropriatezza erogativa e appropriatezza allocativa delle prestazioni, avendo come scopo ultimo la tutela della salute dei cittadini”.
Alessio Villarosa (Misto), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta, in particolare per la parte in cui si richiama l’aggiornamento in corso del contenuto del decreto ministeriale n. 70 del 2015, provvedimento che ha sinora provocato forti criticità nell’erogazione delle prestazioni sanitarie a livello territoriale. In attesa degli esiti di tale aggiornamento ritiene doveroso richiamare, a titolo esemplificativo, alcune criticità nell’ambito sanitario, in particolare in condizioni di emergenza, che caratterizzano la Sicilia per specificità legate alla orografia o all’insularità.