Settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro. Fno Tsrm e Pstrp: “Individuare nuove strategie di sistema per fermare la strage”
L’evidenza della concreta mancanza di visione e di progettualità normativa trova radici in una ripartizione di competenze, non comprensibilmente legata ai fini generali e propri dei vari Dicasteri, tra chi dovrebbe garantire la salute dei cittadini in ogni contesto di vita e di lavoro e chi dovrebbe garantire le politiche contrattuali e sociali del lavoro; tale aspetto si palesa in maniera tangibile, purtroppo, all’indomani di ogni tragedia, laddove gli interventi legislativi si muovono più per lanciare segnali mediatici di attivazione, che pianificando concreti interventi di prevenzione
La Costituzione del nostro Paese richiama il lavoro quale diritto fondamentale; sul lavoro si fonda la nostra Repubblica. Altro diritto inalienabile per ciascun cittadino è rappresentato dalla salute.
Il legame tra lavoro e salute costituisce quell’impegno che lo Stato deve assicurare a ciascun individuo affinché quell’”effettivo” diritto al lavoro, sancito dall’art. 4 della Costituzione, non possa che essere agito in luoghi di lavoro sicuri ovvero non pregiudizievoli per la salute.
Nella settimana europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, non possiamo non ricordare tutti coloro che ogni giorno continuano a morire e con essi anche tutte le persone che hanno subito infortuni gravi o malattie professionali le quali rappresentano altrettante conseguenze pesanti per ogni persona e per la collettività. Non possiamo non ricordare quanto sinora i Legislatori non siano stati capaci d’individuare nuove strategie di sistema con investimenti concreti che abbiano una più ampia visione funzionale anche a far crescere e consolidare in maniera concreta, in tutti i contesti sociali e di lavoro, la cultura della sicurezza; non possiamo non ricordare quanto oggi non sia investito in maniera fattiva nella prevenzione primaria.
L’evidenza della concreta mancanza di visione e di progettualità normativa trova radici in una ripartizione di competenze, non comprensibilmente legata ai fini generali e propri dei vari Dicasteri, tra chi dovrebbe garantire la salute dei cittadini in ogni contesto di vita e di lavoro e chi dovrebbe garantire le politiche contrattuali e sociali del lavoro; tale aspetto si palesa in maniera tangibile, purtroppo, all’indomani di ogni tragedia, laddove gli interventi legislativi si muovono più per lanciare segnali mediatici di attivazione, che pianificando concreti interventi di prevenzione.
Riprova ne è la recente modifica del DLgs 81/08 e smi, a cui come Federazione TSRM e PSTRP ci siamo opposti nel merito, che invece di potenziare i servizi regionali delle Aziende sanitarie, depauperate negli anni di risorse, in cui sono presenti professionisti con specifiche competenze in materia di salute e sicurezza sul lavoro, non solo non ha portato e non porterà ai risultati attesi, ma che compie un passo indietro a prima della riforma introdotta dalla legge 833/78, assegnando competenze e risorse ad una Direzione nazionale del lavoro, in cui non sono presenti i profili e le competenze essenziali in materia di salute e sicurezza sul lavoro funzionali ad una appropriata ed efficace attività ispettiva di accertamento. La ricerca dei determinanti del rischio, dei fattori di pericolo e la conoscenza dei processi organizzativi e del lavoro in un’impresa è un processo complesso per il quale non basta un semplice corso formativo rivolto al personale che sarà assunto, ma sono essenziali competenze ed esperienze professionali certificate e specifiche.
La separazione delle attività di vigilanza dalle attività di prevenzione primaria palesa, in maniera tangibile e preoccupante, il fatto che ancora non sia stato compreso, da chi ha il dovere di farlo, il ruolo che tali interventi rivestono nella salute e sicurezza.
Oggi per affrontare il tema della sicurezza non può essere più sufficiente affidarsi alla sola attività di vigilanza, ma è necessario intervenire con un cambiamento profondo di sistema.
La responsabilità delle morti, degli infortuni e delle malattie professionali non è più esclusivamente imputabile alle imprese; inasprire ed aumentare i controlli non è la panacea che risolve in maniera univoca il problema della sicurezza sul lavoro.
Se il reale obiettivo di uno Stato che deve essere in linea con i processi tecnologici e scientifici è veramente quello di ridurre questa dolente piaga sociale, sono necessari e non più procrastinabili, concreti interventi di prevenzione primaria che diano, ad esempio:
– un concreto sostegno economico alle imprese che investano in sicurezza, sia nei processi di lavoro sia nel ricorrere a professionisti competenti che li supportino, spezzando quella dicotomia che lega la sicurezza e i suoi adempimenti ad un costo; la sicurezza deve rappresentare una opportunità di crescita;
– la garanzia di formazione, informazione e addestramento rivolte ai lavoratori che siano concretamente garantite e certificate da percorsi riconosciuti;
– investire nel promuove a tutti i livelli la cultura della sicurezza come valore ovvero come patrimonio individuale di ciascun cittadino, ad esempio inserendola già nei piani scolastici;
– la necessità di costruire una rete di sistema tra tutti i portatori d’interesse, anche oltre alla logica controllore-controllato, che sia prodromica al perseguimento di quello che non può che essere un obiettivo comune da perseguire;
– favorire e promuovere la presenza nel sistema di professionisti con competenze specifiche e certificate sul tema salute e sicurezza sul lavoro: i processi lavorativi sono contesti complessi e non si può più prescindere da tale garanzia;
– riformare il sistema delle qualifiche professionali sulla sicurezza, che assurgono a ruoli strategici all’interno dei contesti di lavoro, che non possono limitarsi alla frequenza di corsi, anche a distanza, di poche ore in relazione alle complessità del tema prevenzione e sicurezza sul lavoro.
Quanto sopra rappresenta solo una minima parte di ciò che da anni per l’interesse primario della salute dei lavoratori attende di essere fatto.
I professionisti della salute e sicurezza e tutte le professioni sanitarie, ogni giorno, sono impegnate sia a prevenire quelle che sono le condizioni di pericolo sui luoghi di lavoro, sia ad intervenire, laddove possibile, su quelli che purtroppo sono i risultati di una mancata e concreta politica di prevenzione.
La responsabilità di chi ha il dovere d’intervenire e non lo fa, percorrendo tutte le strade possibili, è la medesima di chi non rispetta le norme sulla sicurezza sul lavoro.
La responsabilità costituisce quell’impegno di tutti coloro che, sia con piccole azioni, sia con gli strumenti a disposizione, anche legislativi, si devono quotidianamente adoperare affinché ogni luogo di lavoro sia quel diritto garantito e non solo sopravvivenza.
Salute e lavorare in sicurezza sono un diritto che non può che vederci tutti coinvolti.
Le professioni sanitarie della Federazione nazionale Ordini TSRM e PSTRP hanno piena consapevolezza di questa responsabilità e per questo, come più volte manifestato, si impegnano a garantire il loro contributo a tutte quelle forze politiche e sociali che in egual misura sentano medesimo impegno e responsabilità, affinché ciascun nostro/a collega, amico/a, parente, cittadino/a possa ogni giorno andare a lavorare avendo la certezza di tornare a casa da suoi cari e la garanzia di farlo avendo mantenuta la propria salute.
La Federazione nazionale Ordini TSRM e PSTRP
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