Professioni sanitarie escluse dai ruoli apicali. Polemiche sull’atto aziendale del Cro di Aviano
Il nuovo atto sostituisce la Direzione delle Professioni Sanitarie con la Direzione infermieristica e coordinamento delle altre professioni sanitarie. Agostini (Tsrm-Pstrp) scrive al dg Tosolini: “Il rischio è che l’incarico di direzione della struttura non sarà mai affidato ad alcuno dei professionisti afferenti al nostro ordine per i quali è previsto invece, un generico coordinamento il cui significato non è ancora chiaro”. L’atto aziendale
Con la delibera n. 380 dell’agosto di quest’anno il direttore generale del Centro di riferimento Oncologico regionale (CRO) di Aviano, Francesca Tosolini, sostituisce l’attuale l’atto aziendale datato 2019 con il nuovo, che sembra essere per le professioni sanitarie più penalizzante del precedente.
Nell’atto aziendale 2022, infatti, al punto 1.3. – Direttore Sanitario e staff della Direzione Sanitaria – si legge che per l’assolvimento delle sue funzioni, il Direttore Sanitario si avvale anche dello staff composto dalle seguenti articolazioni organizzative: SOSD Igiene ospedaliera; SOSD Direzione infermieristica e coordinamento delle altre professioni sanitarie; SOC Farmacia Ospedaliera; SOSD Psicologia Oncologica; Servizio Qualità e Accreditamento; Servizio Rischio Clinico; Centro Aziendale di Formazione (CAF).
Nel precedente atto aziendale (2019), invece, al punto 3 – Direttore Sanitario e staff della Direzione Sanitaria – si leggeva invece che per l’assolvimento delle sue funzioni il Direttore Sanitario si avvaleva anche dello staff composto dalle articolazioni organizzative: – Direzione Medica di Presidio; – Direzione delle Professioni Sanitarie; – Qualità e Rischio-Clinico; – Farmacia.
“Questo significa – spiega Susanna Agostini, presidente dell’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine – che, se con l’atto aziendale del 2019 esisteva nell’organigramma una direzione di tutte le professioni sanitarie, con il nuovo atto aziendale la nuova direzione sembra essere esclusivamente riconosciuta all’area infermieristica, mentre gli altri professionisti diventano “altre professione sanitarie”.
“Il rischio concreto – continua Agostini – è che l’incarico di direzione della struttura non sarà mai affidato ad alcuno dei professionisti afferenti all’Ordine TSRM-PSTRP per i quali è previsto un generico coordinamento il cui significato non è chiaro”.
Poche settimane fa Agostini ha anche inviato una nota al direttore generale Tosolini per ribadire che alla luce dei profili professionali che caratterizzano il CRO, rilevabili dal piano triennale dei fabbisogni di personale, mal si conciliano con la denominazione riguardante la SOSD Direzione delle Professioni Sanitarie, istituita come SOSD “Direzione infermieristica e coordinamento delle altre professioni sanitarie”. In ragione al ruolo di tutela e di piena valorizzazione delle professioni sanitarie afferenti all’Ordine TSRM-PSTRP, sottolinea la nota, come le stesse siano state impropriamente indicate con “altre professioni sanitarie” in luogo del nome istituzionalmente riconosciuto di professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
In secondo luogo, evidenzia Agostini al direttore generale Tosolini, in relazione anche alla numerosità dei suddetti professionisti caratterizzante il comparto sanitario e socio sanitario del CRO, si è in dovere di sottolineare come la conservazione della denominazione della “Direzione delle professioni sanitarie” rappresenti la scelta più giusta, equa e rappresentativa dell’organico aziendale, in linea con la natura e sostanza delle professioni sanitarie che si prevede farvi afferire.
“Per questi motivi – fa sapere Agostini – abbiamo chiesto la revisione del modello proposto o, in subordine e, nelle more di tale revisione, la ridenominazione della SOSD in oggetto con il nome, originariamente previsto negli atti aziendali presentati negli ultimi anni, di “Direzione delle professioni sanitarie, pur sottolineando che il modello di riferimento, purtroppo ancora disatteso non solo nell’Atto Aziendale del CRO, ma anche in altri atti aziendali della Regione dovrebbe essere quello definito nell’art. 2 della L.R. n. 10/2007”, conclude.
Endrius Salvalaggio
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