Formazione Ecm. Zega (Cogeaps): “Aggiornamento professionale dovrà evolversi per seguire esigenze salute della popolazione”
Intervista al presidente Opi Roma, membro del consiglio Fnopi e tesoriere Cogeaps: “Attendiamo insediamento Commissione ECM per regolamentazione del recupero dei crediti dei trienni ‘14-‘16 e ‘17-’19”.
Com’è stata presa dagli infermieri la proroga di un anno della scadenza del triennio ECM contenuta del decreto Milleproroghe? Su cosa dovrà intervenire la nuova Commissione ECM (in dirittura d’arrivo, secondo quanto dichiarato dal ministro della Salute Orazio Schillaci) e come deve evolvere la formazione continua per andare incontro alle esigenze di salute della popolazione? Lo abbiamo chiesto a Maurizio Zega, presidente Opi (Ordine professioni infermieristiche) di Roma, membro del consiglio Fnopi (Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) e tesoriere del Cogeaps (Consorzio gestione anagrafica delle professioni sanitarie).
Con il decreto Milleproroghe è arrivata la proroga al 31 dicembre 2023 per il triennio ECM ‘20-‘22, in contemporanea con l’inizio del nuovo triennio ‘23-‘25. Come l’hanno ricevuta gli infermieri?
Per quanto riguarda gli infermieri, non possiamo parlare di un pensiero unico. Le posizioni sono diversificate anche a seconda della posizione che si occupava con i crediti formativi. Possiamo dire che c’è stata una risposta emotiva e una risposta razionale: per quanto riguarda quella emotiva, la proroga è stata vissuta come un condono; la risposta razionale, invece, ovvero quella più vicina alla mia posizione, ritiene che sia stata data un’opportunità a chi si è molto speso nei tre anni di pandemia e, dopo aver valutato le priorità, ha tenuto un po’ da parte l’aggiornamento professionale.
Tra i provvedimenti è previsto anche il recupero dei crediti per i trienni passati (‘14-‘16 e ‘17-‘19) con dei crediti compensativi. Un modo per sottolineare “l’importanza della formazione”, come l’hanno definito?
Questa è una cosa leggermente diversa perché dobbiamo parlare di cultura della formazione ECM, la quale è un qualcosa che ha iniziato ad entrare nel panorama culturale della professione infermieristica solo negli ultimi 10-12 anni. Diciamo dunque che anche in questo caso stiamo parlando dell’opportunità di poter ricreare le condizioni di un equilibrio curriculare da parte dei colleghi che possano vedere non minata la loro formazione e il loro aggiornamento professionale.
Siamo in attesa della Commissione ECM, il ministro Schillaci ha detto che è in dirittura d’arrivo, quale dovrebbe essere l’agenda all’ordine del giorno?
In primo luogo, bisognerebbe regolamentare il recupero dei crediti dei trienni precedenti, in quanto c’è l’indicazione ma non c’è ancora la modalità con cui questi crediti possono essere presi. È necessario dunque dare immediatamente indicazioni su questo aspetto. In secondo luogo, la Commissione ECM deve fare una fotografia della situazione e fare da organo indicatore sui percorsi formativi e gli aggiornamenti professionali che le singole professioni sono chiamate a realizzare da qui ai prossimi 10-20 anni. Questo perché la risposta sanitaria sta cambiando per tutte le professioni sanitarie. Quello che è stato il panorama sanitario degli ultimi anni è soltanto l’inizio del cambio di domanda sanitaria che si presenterà da qui ai prossimi 20-30 anni.
Di che tipo di formazione hanno bisogno gli infermieri e come la vede evolvere nei prossimi anni?
La formazione si dovrà evolvere sotto due profili: da una parte dovrà essere molto più aderente agli sviluppi e all’analisi dei bisogni di salute della popolazione. Continuiamo a fare molta formazione sull’acuzie mentre oggi il problema sanitario più grosso è rappresentato dalle patologie croniche e dalle polipatologie degli anziani. È dunque necessario orientarsi in una formazione diversa. Il secondo aspetto che dovrà avere la formazione del futuro riguarda il riconoscimento della formazione anche nell’esercizio professionale. Questo è un aspetto che, ad oggi, non viene contemplato mentre ormai è un modus operandi comune per medici e infermieri trovarsi di fronte ad una condizione clinica e andare a consultare la letteratura per vedere le ultime indicazioni. Secondo me la Commissione ECM dovrà valutare anche questa dimensione.
Il presidente della Commissione Sanità Zaffini ha detto che “i bisogni dei cittadini e dei pazienti cambiano in velocità, la formazione ECM deve agevolare questa svolta per il professionista”. È d’accordo?
Sono leggermente in disaccordo con il presidente Zaffini. Senza dubbio viviamo una situazione molto dinamica dei bisogni e della formazione. Il punto però è che noi ci troviamo di fronte a una transazione epidemiologica e dunque si passa da un bisogno di salute ad un altro tipo di bisogno di salute, il quale è figlio di una evoluzione demografica, e cioè dell’invecchiamento della popolazione. Allora, per definizione, l’invecchiamento della popolazione è un fenomeno lento. Se posso fare un parallelismo, è la stessa differenza che passa tra il virare con un transatlantico e con un barchino. Ecco: l’evoluzione demografica è il transatlantico, quindi le modifiche sui bisogni di salute dei cittadini, dovuti all’invecchiamento della popolazione, non cambieranno così rapidamente. La formazione dovrà dunque dimostrarsi puntuale su questi bisogni. Ciò che dico è rafforzato da quanto dichiarato dall’Organizzazione mondiale della sanità, riunitasi nel 1998 a Copenaghen per definire i 21 obiettivi per la sanità degli anni 2000. In questi obiettivi c’erano anche un ospedale più flessibile, la capacità per gli ultraottantenni di vivere in maniera autonoma e così via, e dunque una maggior preparazione delle professionalità per l’assistenza nel territorio. Per questo, ripeto: d’accordo sull’aspetto dinamico della formazione e sulla necessità di essere veloci nell’aggiornamento professionale ma un po’ meno su quel che riguarda il bisogno di salute della popolazione.