Università. Bernini: “Ultimi test a Medicina, presto si entrerà con un esame dopo sei mesi di corso”
“Mi piace parlare di modello italiano. In Francia il ‘periodo filtro’ è molto lungo e ha generato criticità. La mia idea è un lasso di tempo molto più breve, tipo un semestre. Ma penso anche a meccanismi che consentano, a quanti non superano gli esami, di recuperare il lavoro fatto e accedere a un’altra facoltà”. Così la ministra dell’Università in un’intervista a Repubblica.
Le regole per il test di Medicina sono cambiate perché “così come sono non hanno funzionato. Abbiamo ereditato da chi ci ha preceduto un meccanismo che ha generato un contenzioso penalizzante sia per le università che gli studenti: i famosi Tolc, alla prova dei fatti, hanno generato confusione. Ora si cambia e puntiamo a un meccanismo più equo che premi merito e conoscenze”.
Lo ha detto il ministro dell’Università, Anna Maria Bernini, in un’intervista a Repubblica.
La prima prova slitterà perché i quesiti dei prossimi test “saranno ‘pescati’ da una banca dati che ho voluto fortemente aperta e pubblica, al contrario di oggi. Questo presuppone che il Cisia, responsabile dei test, aumenti il numero delle domande. Un’operazione che richiede un piccolo margine di tempo aggiuntivo. Stiamo lavorando per migliorare i Tolc, ma l’obiettivo è cambiare, superandoli” ma è solo una prima tappa, “siamo già indirizzati su un percorso di riforma complessiva per l’iscrizione a Medicina”.
“L’idea – ha spiegato la ministra – è consentire agli studenti di frequentare corsi caratterizzanti, sostenere degli esami e accedere alla facoltà in base all’esito. In questo modo affidiamo la preparazione alle università, sottraendola ai vari corsi extra-accademici. Affiancheremo le lezioni ad azioni di orientamento per supportare le scelte degli studenti”. Simile al modello francese. “Mi piace parlare di modello italiano. In Francia il ‘periodo filtro’ è molto lungo e ha generato criticità. La mia idea è un lasso di tempo molto più breve, tipo un semestre. Ma penso anche a meccanismi che consentano, a quanti non superano gli esami, di recuperare il lavoro fatto e accedere a un’altra facoltà”.
“Il numero chiuso – ha precisato Bernini – per come lo abbiamo conosciuto ed ereditato non esiste già più. Abbiamo aumentato i posti di oltre 3 mila unità quest’anno e l’incremento è stimato in 30 mila nei prossimi sette anni”. “Dal primo giorno del mio mandato – ha ricordato – ho parlato di apertura sostenibile perché era necessario cambiare, coniugando il maggiore accesso degli studenti con la sostenibilità del sistema e della qualità della formazione. È su questa linea che continuiamo a muoverci: procederemo in maniera graduale e progressiva. Abbiamo il dovere di continuare a garantire la qualità dell’offerta formativa che un’apertura indiscriminata non assicurerebbe”. Per Bernini “darsi l’obiettivo dell’apertura non è sbagliato, ma è appunto un obiettivo intorno al quale costruire le condizioni sistemiche, con gradualità, realismo e senso di responsabilità”.
“L’accesso libero, senza potenziare gli atenei, non garantirebbe la formazione di medici qualificati. È la differenza che c’è tra una Università degna di questo nome e un laureificio dove chi si laurea non ha mai visto una corsia di ospedale o un paziente in carne ed ossa. Chi governa ha il dovere della responsabilità ed evitare allarmismi. Le previsioni ci dicono che – a causa del calo delle nascite – il fabbisogno di medici, dopo un periodo di aumento, è destinato a calare”, ha concluso la ministra.
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