Case di Comunità, raccomandazioni per renderle luoghi di partecipazione: l’esperienza toscana
nel Decreto Ministeriale 77/2022 (regolamento recante la definizione di “modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale”) la Casa della Comunità (CdC) è definita come […]“il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria, socio-sanitaria a valenza sanitaria e il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione di riferimento”. Oltre a tali principi, il documento ministeriale afferma il ruolo cruciale della partecipazione della Comunità, nelle sue forme associative e di Terzo settore; tale aspetto viene rilanciato con forza anche all’interno della Delibera regionale toscana 1508/2022 (La programmazione dell’assistenza territoriale in Toscana), quando afferma che la CdC […] “deve rappresentare il luogo della partecipazione dove i cittadini e le associazioni di tutela dei pazienti contribuiscono alla programmazione dei servizi e delle attività e sono chiamati a valutare i risultati ottenuti”.
Tali strutture, che per certi aspetti rappresentano un’evoluzione delle Case della Salute già presenti da anni in Toscana, riconoscono quindi sin dai propri atti istitutivi l’importanza e il valore della partecipazione comunitaria, intesa tanto negli aspetti di coprogrammazione, coprogettazione e valutazione dei servizi, che in quelli relativi alla loro erogazione. Durante l’autunno del 2022 il progetto Cantieri della Salute dedicato alla partecipazione civica sui temi della Salute, sviluppato grazie alla collaborazione tra Regione Toscana e Anci Toscana e con il supporto tecnico di Sociolab Impresa Sociale, ha affrontato in alcuni territori proprio la questione di come declinare la partecipazione della Comunità all’interno delle CdC. Attraverso la discussione e il dialogo che hanno arricchito le Agorà in quattro Società della Salute – coinvolgendo cittadini, associazioni, operatrici e operatori dei Servizi, Amministratori locali e regionali – sono quindi emerse una serie di indicazioni concrete per valorizzare il ruolo della Comunità sin dalle fasi di progettazione di queste strutture, per renderle luoghi attraenti e accessibili, una casa di tutte e tutti dove poter sperimentare la collaborazione tra Pubblica Amministrazione e Terzo settore, e dove creare sinergie all’interno del mondo del volontariato locale, avendo come riferimento costante i bisogni in tema di Salute del proprio territorio.
Da tale percorso è stato prodotto un documento che rappresenta allora una raccolta di idee e raccomandazioni emerse dall’ascolto di coloro che sono chiamati a vivere le CdC, ovvero utenti, associazioni, operatori e/o manager dei servizi sanitari, sociosanitari e socioassistenziali, amministratori:
- 3 sezioni tematiche che affrontano ciascuna una dimensione che le persone coinvolte negli eventi organizzati da Cantieri della Salute hanno ritenuto centrali per le future Case di Comunità:
- Luoghi inclusivi e intergenerazionali
- Luoghi collaborativi
- Luoghi che offrono servizi di qualità
- 9 raccomandazioni utili per chi dovrà implementare le Case di Comunità in modo che diventino luoghi di partecipazione e co-produzione di servizi
- 7 buone pratiche nate dall’esperienza dei Cantieri della Salute e da replicare o utilizzare come fonte di ispirazione
- 6 schede con approfondimenti metodologici utili per migliorare la partecipazione, la collaborazione e la qualità dei servizi all’interno delle Case di Comunità.
Una sorta di “cassetta degli attrezzi” in grado di guidare quelle scelte funzionali a rendere questi luoghi inclusivi, stimolanti per la collaborazione tra i Servizi e tra questi e il Terzo settore, mai perdendo di vista la qualità di interventi sempre più orientati alla prossimità, alla prevenzione e all’integrazione sociosanitaria.
Luca Caterino
Federsanità Anci Toscana
Francesco Ranghiasci
Sociolab Impresa Sociale
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