Ancora oggi niente libera professione né indennità di esclusività per le professioni sanitarie
Gentile Direttore,
sono il presidente dell’Associazione Nazionale dei Professionisti Sanitari in Evoluzione (ANPSE), un’associazione senza fini di lucro il cui scopo è la tutela dei diritti e la promozione del progresso culturale e professionale delle 22 professioni definite dalla legge n. 251/2000. Negli ultimi vent’anni le professioni sanitarie sono andate incontro ad un rilevante ed innegabile sviluppo formativo e professionale.
Attualmente a questi professionisti spettano i medesimi oneri e doveri previsti per i dirigenti medici, veterinari, odontoiatri e sanitari (biologo, chimico, psicologo, fisici): obbligo al conseguimento di un titolo universitario (D.Lgs. n. 502/1992), all’acquisizione di un titolo abilitante all’esercizio della professione (legge n. 42/1999), all’iscrizione ai rispettivi albi e ordini professionali (leggi n. 43/2006 e n. 3/2018), piena autonomia e responsabilità professionale (legge n. 251/2000), medesima esposizione a rischi biologici, responsabilità sanitaria e relativo obbligo assicurativo (legge n. 24/2017) e, infine, lo stesso contributo, altrettanto essenziale, all’erogazione dei servizi utili a garantire il corretto funzionamento del Servizio sanitario nazionale.
Nonostante questo quadro legislativo e la concomitante evoluzione culturale, la normativa vigente prevede ancora una grave e anacronistica disparità di diritti e di trattamento per i professionisti sanitari che operano nel pubblico impiego:
• Per i sanitari dirigenti: la possibilità di scegliere tra un rapporto di lavoro non esclusivo, potendo svolgere la libera professione, oppure esclusivo (D.Lgs. n. 502/1992 modificato dal D.Lgs. n. 299/1999), percependo un trattamento economico aggiuntivo (indennità di esclusività) e mantenendo il diritto ad esercitare, al di fuori dall’orario di servizio, l’attività libero professionale nelle strutture sanitarie dell’Azienda di appartenenza (attività intramoenia o intramuraria);
• Per le 22 professioni sanitarie del comparto: sono vigenti sia il divieto a svolgere la libera professione sia l’obbligo di un rapporto di lavoro esclusivo con la Pubblica amministrazione, senza alcun riconoscimento economico finalizzato a compensare tale vincolo.
La recente pandemia ha ulteriormente acuito l’insoddisfazione e la frustrazione di questi professionisti che, nonostante un Ssn messo a dura prova dai tagli di bilancio degli ultimi lustri, hanno avuto un ruolo chiave nel tamponare l’impatto di un’emergenza senza precedenti. La narrativa degli “eroi” da premiare e ringraziare è però gradualmente sbiadita, finendo nel dimenticatoio, lasciando invece spazio ai freddi numeri e alle dinamiche contrattuali nei tavoli dell’Aran in cui, appare ormai chiaro, verrà firmato l’ennesimo contratto insoddisfacente e non in grado di valorizzare né tantomeno premiare questi professionisti per gli sforzi, i disagi e le difficoltà sostenute degli ultimi 24 mesi.
L’ennesima mancanza di risposte da parte della politica e dei sindacati ha quindi portato alla nascita di ANPSE. Il primo degli obiettivi dell’Associazione è quello di promuovere un’azione legale finalizzata a ottenere l’estensione alle professioni sanitarie del comparto sanità del diritto di scelta tra esercitare la libera professione o percepire un’indennità di esclusività. Gli avvocati coinvolti hanno già individuato le strategie legali in grado di ottenere tale risultato, mettendo la parola fine a una ormai inammissibile disparità di diritti tra i professionisti della sanità che appare in netto contrasto con quanto sancito dall’articolo 3 della Costituzione Italiana.
A questo scopo l’associazione ha avviato la campagna associativa, che consentirà agli iscritti di aderire all’azione legale; i soldi raccolti con le quote associative serviranno, infatti, a coprire tutte le spese legali.
Parallelamente ANPSE promuoverà altre iniziative rivolte sia ai professionisti sanitari che lavorano nel settore pubblico sia a quelli del settore privato quali il diritto all’equo compenso, alla corresponsione di una retribuzione al pari degli standard europei e la proposta di percorsi culturali finalizzati al progresso di tutte le professioni sanitarie.
Dott. Vincenzo Primerano
Tecnico di Neurofisiopatologia
Presidente ANPSE