Assenteismo eclatante alle elezioni ordinistiche. Di chi è la colpa?Assenteismo eclatante alle elezioni ordinistiche. Di chi è la colpa?
Gentile direttore,
nel fine settimana, in alcune province d’Italia, si sono svolte le elezioni per le Commissioni d’Albo, ultimo organo istituzionale a completamento del progetto ordinistico disegnato dalla legge n.3 del 2018. Diciannove professioni sanitarie appartenenti all’Ordine dei TSRM PSTRP chiamate a votare per un evento definito epocale. Anche L’Ordine interprovinciale di Milano è stato interessato in questa tornata elettorale nei giorni di sabato 14 ore 09-20, domenica 15 ore 09-18, lunedì 16 ore 09-13. Di seguito vengono riportate le statistiche:
Guardando nel dettaglio, da un lato appaiono numeri astronomici, 14mila iscritti chiamati alle urne per definire i volti di un organo dalle 240mila euro di potenzialità, dall’altro la sconcertante percentuale di votanti 7,8% pressappoco mille persone. Eppure il 30 Ottobre veniva approvato, con poche contrarietà tra gli esigui presenti, il previsionale 2020 chiuso con pareggio di bilancio a più di 1 milione di euro e una consapevolezza: le commissioni neo-elette avranno l’onore e l’onere di rendere tangibili le risorse stanziate alle voci progettualità. Se questo di per sé non è abbastanza per creare partecipazione, quel 7,8% è un profondo problema istituzionale.
Come può un numero così minimo dell’elettorato passivo esprimere la giusta idea della realtà d’oggigiorno. In questo è complice il regolamento elettorale – di simil vedute per eventi ordinistici (vedi le indizioni delle assemblee) – da rendere valido l’evento in ultima convocazione privo di un numero minimo di presenze. Ponendo questi presupposti, chiedere rappresentatività partecipata è come pregare di vedere terra ferma in un mare tempestoso. Un mare fatto da un silenzioso astensionismo riconducibile ad un dualismo di colpa dei rappresentanti e dei rappresentati.
Lo esponevano tre sociologhe italiane in una studio analitico presentato nel libro L’elettore instabile: voto/non voto. Lo studio fu rivolto a diverse tipologie, dai referendum alle politiche nazionali e locali (provinciali e comunali) in un epocale contesto di passaggio dalla prima alla seconda repubblica. Conclusioni? Il grado di partecipazione è direttamente proporzionale all’importanza della tornata elettorale. Focalizzando l’attenzione sulla parola importanza: possibilità o capacità di influire sull’equilibrio o sulle attività delle persone e degli ambienti, tutto ciò, al giorno d’oggi, totalmente sconosciuto alla società.
Contestualizzata, può essere interpretata secondo un noioso processo di comunicazione spettante all’Ordine. Un gruppo di responsabili consapevoli di aver fatto il loro “compitino”, l’invio della solita sterile mail PEC seguita da un comunicato sul sito web, dimentica il principio cardine della comunicazione attiva ovvero la comprensione del messaggio al destinatario.
Dall’altro lato c’è proprio il destinatario sobbarcato di problemi professionali all’apparenza improcrastinabili e di colpevole menefreghismo dimostrati anche nella non candidatura ad una commissione d’appartenenza (albo dei tecnici audioprotesisti). Tali distrazioni da certe dinamiche, come se con quel “certe” si volessero identificare ruoli lontani dal quotidiano, ha negato la rappresentanza di categoria: l’attuale direttivo fatto di TSRM insieme ad un iscritto all’albo scelto a caso, rappresenteranno la commissione. Cosa del tutto allarmante per il terzo Ordine più influente a livello politico nazionale, preceduto solo da Napoli e Roma.
Il quadro fatto da questo dualismo di colpa può tradursi in una corresponsabilità consapevole. Ne escono vinti tutti coloro, instancabili estimatori della parola democrazia, che hanno espresso comunque un disegno sulla scheda o sono rimasti a casa perché non rappresentati da giusti candidati.
In ultima analisi mi rivolgo al dott. Beux e al dott. Proia, sostenitori di questa scelta secondo lo slogan: Dove c’è Ordine c’è benessere. “Il tempo renderà evidente questo passaggio”, avveniristica riflessione, ma non sottovaluti anche chi, a suo parere, si lamenta, critica e rema contro perché i dati pretendono attenzione e deludono quell’ideale di democrazia su cui si fonda il nostro Stato. Se questa discutibile decisione, da “folle utopia” si crede diventi una “stupenda realtà”, prima è necessario lavorare su un importante passaggio: ridare importanza ai valori che contano altrimenti rimarrà solo uno sgradito regalo.
Marco Bertolino