Beux (TSRM e PSTRP): «Sistema ha retto ma ora digitalizzare, territorializzare e domiciliarizzare la sanità»
Il contributo del Presidente della Federazione nazionale Ordini dei Tecnici sanitari di radiologia medica, delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione Alessandro Beux
di Alessandro Beux, Presidente FNO TSRM e PSTRP
Dobbiamo assolutamenteevitare di ripartire da dove eravamo rimasti prima dell’emergenza pandemica. Quest’ultima ha reso evidenti tutti i limiti della nostra sanità, imponendo una sua radicale revisione.
Se è vero che il Sistema sanitario pubblico ha retto, lo è altrettanto che, ancora una volta, l’ha fatto soprattutto grazie alle competenze, alla dedizione e al sacrificio dei professionisti sanitari, ai quali non è quasi mai stato garantito ciò di cui avrebbero avuto bisogno: formazione, modelli e strumenti organizzativi, sorveglianza sanitaria e DPI.
La gestione territoriale e domiciliare, soprattutto in termini di prevenzione, e la digitalizzazione si sono dimostrate dimensioni indispensabili a un sistema sanitario moderno. Questo Paese ha avuto bisogno di una pandemia e 32mila morti per decidere di investire in tal senso, così come da due decenni era noto che si sarebbe dovuto fare.
Ecco perché dobbiamo assolutamente evitare di ripartire da dove eravamo rimasti prima dell’emergenza pandemica.
Ora che si sono create le premesse sociali e politiche per digitalizzare, territorializzare e domiciliarizzare la sanità, bisogna evitare che lo si faccia sulla base delle logiche parziali e di parte che hanno caratterizzato le scelte pre-pandemiche.
Sino a prova contraria, il nostro timore è che adesso si realizzino le cose riconosciute tardivamente giuste, ma nel modo sbagliato di prima, cioè ponendo al centro delle scelte più gli interessi dei soggetti interni al sistema che quelli dello stesso sistema sanitario e delle persone assistite a cui bisogna garantire il fondamentale diritto alla salute.
Infine, è indispensabile assumere subito, soprattutto per le professioni che più sono state coinvolte nella gestione dell’emergenza pandemica, perché non possiamo chiedere loro, già così provate, di reggere anche l’urto dell’attività ordinaria che dovrà essere recuperata nei prossimi mesi.