Biologi. Divergenze sulla linea da tenere sul Coronavirus. D’Anna si dimette da presidente dell’Ordine
L’ex senatore spiega la scelta con “divergenze sulla linea politica, con particolare riguardo al ruolo ed alla funzione che l’Ente deve svolgere in relazione agli eventi di particolare rilevanza scientifica e sociale”. La decisione dopo che la maggioranza del Consiglio Direttivo aveva chiesto di non pubblicare un numero della rivista ufficiale dell’Ordine in cui a loro dire veniva trattato il tema del virus in modo “conflittuale con le comunicazioni degli organi governativi e scientifici accreditati”.
“In data odierna il presidente del Consiglio dell’Ordine dei Biologi, Sen. Dr. Vincenzo D’Anna, ha rassegnato le dimissioni dalla carica, con una lettera indirizzata ai Componenti del Consiglio Direttivo, per divergenze sulla linea politica, con particolare riguardo al ruolo ed alla funzione che l’Ente deve svolgere in relazione agli eventi di particolare rilevanza scientifica e sociale”. È quanto riporta una nota dell’Ordine dei biologi.
D’Anna in ogni caso “resterà in seno al Consiglio dell’Ordine per portare a termine il mandato elettorale ricevuto dai colleghi. Nel corso di una Conferenza Stampa, che sarà indetta appena possibile, presenterà il resoconto dei due anni di Presidenza e renderà note le cause della decisione che, è bene ribadirlo, riguardano solo ed esclusivamente l’operatività dell’Ente verso l’esterno ed il rapporto con iscritti ed istituzioni sanitarie”.
Fin qui la comunicazione ufficiale pubblicata sul sito dell’Ordine. Ma qual è il motivo della scelta di D’Anna? Il casus belli è il tema del momento: il Coronavirus. Sulla questione era infatti in cantiere un numero della rivista ufficiale dell’Onb. Ma sui contenuti del numero non c’è stato accordo con i membri del Consiglio Direttivo che hanno scritto a D’Anna per chiedergli di “interrompere l’edizione di un numero speciale sul Coronavirus …e ciò per evitare di comunicare in modo conflittuale con le comunicazioni degli organi governativi e scientifici accreditati, nel rispetto della dipendenza di ONB dal Ministero della Salute”.
Inoltre nella missiva i componenti del Consiglio Direttivo evidenziano come “considerata l’emergenza nazionale, il ruolo affidato dalla legge agli ordini professionali, le ripetute inappropriatezze comunicative verificatesi nel recente periodo, comunicano di non approvare l’ipotesi di un video messaggio ai colleghi richiedendo di revocare l’iniziativa”.
Recentemente l’ex senatore, che nel 2017 ricordiamo si schierò contro la legge sull’obbligo vaccinale, aveva paventato, come riportato dal sito Dagospia, l’ipotesi che il coronavirus fosse “domestico e non abbia cioè alcunché da spartire con quello cinese proveniente dai pipistrelli. Un virus padano, per dirla tutta, esistente negli animali allevati nelle terre ultra concimate con fanghi industriali del Nord. Ci troviamo innanzi ad una delle più grandi cantonate che la politica italiana ha preso, nel solco di quella approssimazione che la caratterizza tutti i giorni. Ne escono male le istituzioni sanitarie statali troppi asservite al conformismo, il silenzio di migliaia di scienziati, ricercatori ed accademici”.
Affermazioni, che evidentemente devono aver lasciato il segno all’interno dell’Ordine.
La lettera di D’Anna. Al j’accuse, praticamente una sfiducia, D’Anna ha replicato con una lunga missiva in cui critica i membri del Direttivo perché vorrebbero un Ordine “sottoposto alla convenienza ed al timore e quindi silente sui principali eventi a carattere scientifico e sociale. Un ritorno su sentieri già percorsi ed al ‘bel quieto vivere’”.
“Non posso, non voglio e non debbo confondermi col ritorno al passato – ha chiarito D’Anna -. Quanto poi alla subalternità verso le informazioni e gli indirizzi Ministeriali ricordo a me stesso che siamo soggetti ad alta vigilanza amministrativa e contabile non certo al giudizio censorio del Ministero. L’Ordine ha la propria autonomia di giudizio e di azione, non deve soggiacere alle direttive di nessuna autorità esterna. Chi vuol allineare acriticamente – per chi sa quali timori – il nostro Ente alle linee ministeriali tradisce lo scopo stesso dell’autonomia dell’Ordine che, come vincolo, deve avere gli interessi della Categoria e la volontà degli iscritti, che non ho mai mancato di informare e consultare”.