CALABRIA : Decreto 50 nel dimenticatoio
FONTE QUOTIDIANOSANITA
Gentile Direttore,
sembra sparito nel nulla il decreto 50, firmato il 14 marzo scorso dal commissario Scura, che autorizzava l’assunzione di 600 persone nella sanità calabrese (in proposito vedi anche altro articolo, ndr). E cosa più grave è che nessuno ne parla più. Non ne parla il contestato commissario e nemmeno la strabica politica calabrese, sia di maggioranza, sia d’opposizione che pure su quel decreto ha inzuppato, per l’ennesima volta, il veleno della polemica.
Eppure avrebbe dovuto dare una boccata d’ossigeno alla traballante sanità pubblica regionale: distribuite tra personale medico, tecnico, infermieristico e altre diverse figure professionali ritenute necessarie. Nel frattempo, sempre più sguarniti di personale medico e paramedico, gli ospedali scoppiano e i livelli essenziali di assistenza, meglio noti come Lea, vengono garantiti a botte di turni aggiuntivi, grazie cioè a prestazioni extracontrattuali che oltre a essere più costosi per le casse regionali fanno lievitare il debito orario degli operatori oltre le 48 ore lavorative settimanali tollerate dalla legge 161. Con i rischi collegati, per gli operatori e per i pazienti.
E dire che questo decreto della discordia, aveva suscitato più di una levata di scudi. Sia da parte dello stesso commissario Scura che l’ha redatto e che non è riuscito a costringere i direttori generali di Asp e aziende ospedaliere ad applicarlo (e ora se ne dimentica quasi per punire i suoi contestatori), sia da parte del Dipartimento salute della Regione Calabria che, dal canto suo, l’ha dichiarato non valido perché non sottoscritto dal sub commissario Urbani.
Lo stesso ministero della Salute, di concerto con quello dell’Economia, ha richiesto una rettifica tramite una relazione tecnico illustrativa per dimostrare la coerenza del provvedimento con le valutazioni operate sul fabbisogno del personale dai Tavoli tecnici, con la cornice finanziaria del Programma operativo 2016-2018 e con i vincoli specifici sulla spesa del personale. Scura non corregge, non protesta più la Regione, non interviene il Ministero. Le strombazzate assunzioni sono finite nel dimenticatoio.
E mentre abbiamo assistito all’ormai arcinoto e afinalistico rimpallo di responsabilità tra la politica e la struttura commissariale (non cede l’una e non cede l’altra), tra il commissario e il ministero della Salute, tra i direttori generali e il commissario Scura che non li autorizzerebbe nemmeno ad assunzioni a tempo determinato per colmare le tante gravi carenze di personale, col rischio così di dover negare ai calabresi il diritto alla salute, è in corso un preoccupante scadimento dei livelli assistenziali a scapito dei cittadini e degli operatori sanitari che ormai vengono presi in giro quotidianamente da chi invece avrebbe ben altri compiti, tra cui quello di lavorare seriamente per una normalizzazione della Sanità, a salvaguardia dei bisogni di salute dei calabresi.
In una regione come la nostra, tutto ciò potrebbe anche non stupire più visto che dopo tanti anni di piano di rientro il risparmio sulla spesa sanitaria è stato ottenuto con il taglio del 50% del personale e con un aumento delle tasse per i cittadini. In questi ultimi due anni tra la Regione e la struttura commissariale è mancata qualsiasi interazione anzi è prevalsa una logica antagonista e una contrapposizione tra la politica e il Commissario, alimentata da atteggiamenti conflittuali da entrambi le parti che sicuramente non ha giovato ai cittadini calabresi.
In poche parole mentre tutti hanno mostrato i muscoli, gli ospedali si sono dequalificati, l’emigrazione sanitaria è cresciuta anche per trattamenti banali, sono aumentati gli incentivi dati all’offerta privata, e i calabresi continuano a subire le conseguenze dell’inefficienza della sanità nostrana.
A coloro che del succitato decreto hanno fatto un fantasma o uno specchio per le allodole è ora di chiedere anche che fine hanno fatto anche le reti assistenziali, tipo la rete nefrodialitica che riguarda una categoria di pazienti le cui cure sono a elevato impatto sociale. Continuare con questo scaricabarile oltre a offendere la dignità dei singoli, indebolisce ulteriormente un tessuto politico e sociale già allo stremo.
Gentile Direttore,
sembra sparito nel nulla il decreto 50, firmato il 14 marzo scorso dal commissario Scura, che autorizzava l’assunzione di 600 persone nella sanità calabrese (in proposito vedi anche altro articolo, ndr). E cosa più grave è che nessuno ne parla più. Non ne parla il contestato commissario e nemmeno la strabica politica calabrese, sia di maggioranza, sia d’opposizione che pure su quel decreto ha inzuppato, per l’ennesima volta, il veleno della polemica.
Eppure avrebbe dovuto dare una boccata d’ossigeno alla traballante sanità pubblica regionale: distribuite tra personale medico, tecnico, infermieristico e altre diverse figure professionali ritenute necessarie. Nel frattempo, sempre più sguarniti di personale medico e paramedico, gli ospedali scoppiano e i livelli essenziali di assistenza, meglio noti come Lea, vengono garantiti a botte di turni aggiuntivi, grazie cioè a prestazioni extracontrattuali che oltre a essere più costosi per le casse regionali fanno lievitare il debito orario degli operatori oltre le 48 ore lavorative settimanali tollerate dalla legge 161. Con i rischi collegati, per gli operatori e per i pazienti.
E dire che questo decreto della discordia, aveva suscitato più di una levata di scudi. Sia da parte dello stesso commissario Scura che l’ha redatto e che non è riuscito a costringere i direttori generali di Asp e aziende ospedaliere ad applicarlo (e ora se ne dimentica quasi per punire i suoi contestatori), sia da parte del Dipartimento salute della Regione Calabria che, dal canto suo, l’ha dichiarato non valido perché non sottoscritto dal sub commissario Urbani.
Lo stesso ministero della Salute, di concerto con quello dell’Economia, ha richiesto una rettifica tramite una relazione tecnico illustrativa per dimostrare la coerenza del provvedimento con le valutazioni operate sul fabbisogno del personale dai Tavoli tecnici, con la cornice finanziaria del Programma operativo 2016-2018 e con i vincoli specifici sulla spesa del personale. Scura non corregge, non protesta più la Regione, non interviene il Ministero. Le strombazzate assunzioni sono finite nel dimenticatoio.
E mentre abbiamo assistito all’ormai arcinoto e afinalistico rimpallo di responsabilità tra la politica e la struttura commissariale (non cede l’una e non cede l’altra), tra il commissario e il ministero della Salute, tra i direttori generali e il commissario Scura che non li autorizzerebbe nemmeno ad assunzioni a tempo determinato per colmare le tante gravi carenze di personale, col rischio così di dover negare ai calabresi il diritto alla salute, è in corso un preoccupante scadimento dei livelli assistenziali a scapito dei cittadini e degli operatori sanitari che ormai vengono presi in giro quotidianamente da chi invece avrebbe ben altri compiti, tra cui quello di lavorare seriamente per una normalizzazione della Sanità, a salvaguardia dei bisogni di salute dei calabresi.
In una regione come la nostra, tutto ciò potrebbe anche non stupire più visto che dopo tanti anni di piano di rientro il risparmio sulla spesa sanitaria è stato ottenuto con il taglio del 50% del personale e con un aumento delle tasse per i cittadini. In questi ultimi due anni tra la Regione e la struttura commissariale è mancata qualsiasi interazione anzi è prevalsa una logica antagonista e una contrapposizione tra la politica e il Commissario, alimentata da atteggiamenti conflittuali da entrambi le parti che sicuramente non ha giovato ai cittadini calabresi.
In poche parole mentre tutti hanno mostrato i muscoli, gli ospedali si sono dequalificati, l’emigrazione sanitaria è cresciuta anche per trattamenti banali, sono aumentati gli incentivi dati all’offerta privata, e i calabresi continuano a subire le conseguenze dell’inefficienza della sanità nostrana.
A coloro che del succitato decreto hanno fatto un fantasma o uno specchio per le allodole è ora di chiedere anche che fine hanno fatto anche le reti assistenziali, tipo la rete nefrodialitica che riguarda una categoria di pazienti le cui cure sono a elevato impatto sociale. Continuare con questo scaricabarile oltre a offendere la dignità dei singoli, indebolisce ulteriormente un tessuto politico e sociale già allo stremo.