Calabria. Medici, dirigenti e infermieri criticano accordo su bonus Covid: “Un’elemosina”
Sedici delle 19 sigle sindacali della sanità presenti in Regione, con oltre il 90% dei sindacalizzati della Dirigenza e gli infermieri criticano l’accordo sottoscritto ieri dai sindacati confederali d’intesa con la regione che riserva al personale rimborsi esigui: “offesi da una simile gratifica. Così si lasciano i propri medici, infermieri ed Oss sempre meno incentivati, sempre più demotivati”
“Cgil, Cisl e Uil, d’intesa con la Regione Calabria hanno sottoscritto un accordo per gratificare il personale del Servizio Sanitario Regionale esposto al Sars COV 2. A circa 2.900 dipendenti direttamente impegnati nei reparti e per attività COVID 19 correlate andranno 1.835 euro lordi che, al netto di Irpef, Irap, Fondo Pensioni, addizionali varie, restituiranno al singolo dipendente un migliaio di euro. Questo cifra, divisa per i 120 giorni del periodo di emergenza, equivale a 8,33 euro/die. Ad un altro migliaio di dipendenti ospedalieri e non, direttamente coinvolti, andranno 883 euro lordi che si trasformeranno, al netto delle medesime ritenute di cui sopra, in 516 euro, pari a 4,30 euro/die.Ai restanti circa 15mila dipendenti andranno 252 euro lordi (147 netti) che si traducono in 1,22 euro/die. Ai Dirigenti Medici e Sanitari, le cui aliquote fiscali sono maggiori, il netto in busta paga sarà ancora più basso. Tanto più basso dal vergognarci noi per primi a declinarne gli importi. Miserie ed elemosine”.
Così Aaroi-Emac, Anaao-Assomed, Anpo, Cimo, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Fedirets Fesmed, Fials, Fvm (Sivemp-Smi-Fials area Dirigenza medica e sanitaria-Fismu), Nursing Up che in una nota puntano il dito verso l’accordo sottoscritto ieri tra i sindacati confederali e la Regione Calabria. Accordo non sottoscritto dalle 16 sigle che dichiarano di sentirsi “offesi da una simile gratifica”.
“La regione – scrivono in una nota – avrebbe potuto destinare circa sedici milioni di risorse aggiuntive da distribuire per gratificare realmente i propri operatori sanitari e ristorarli dei gravi rischi corsi e del disagio patito lavorando in condizioni di pericolo costante lungo tutto il periodo dell’emergenza ed oltre. Evidentemente preferisce investire le proprie risorse in marketing ed immagine, lasciando i propri medici, infermieri ed Oss sempre meno incentivati, sempre più demotivati, sempre più soli ad arrabattarsi nel tenere in piedi la baracca, quella sanità che, senza discontinuità alcuna con la gestione dei decisori precedenti, è sempre più allo sbando. A fronte di sedici milioni erogabili come risorse aggiuntive, ne saranno, col beneplacito dei firmatari, distribuiti solo due. Sedici sulle 19 sigle della sanità, con oltre il 90% dei sindacalizzati della Dirigenza si sono rifiutate di firmare l’accordo, a nome di tutti gli operatori che, tra quei 20mila, si sono sentiti offesi da una simile gratifica”.
Sedici delle 19 sigle sindacali della sanità presenti in Regione, con oltre il 90% dei sindacalizzati della Dirigenza e gli infermieri criticano l’accordo sottoscritto ieri dai sindacati confederali d’intesa con la regione che riserva al personale rimborsi esigui: “offesi da una simile gratifica. Così si lasciano i propri medici, infermieri ed Oss sempre meno incentivati, sempre più demotivati”
“Cgil, Cisl e Uil, d’intesa con la Regione Calabria hanno sottoscritto un accordo per gratificare il personale del Servizio Sanitario Regionale esposto al Sars COV 2. A circa 2.900 dipendenti direttamente impegnati nei reparti e per attività COVID 19 correlate andranno 1.835 euro lordi che, al netto di Irpef, Irap, Fondo Pensioni, addizionali varie, restituiranno al singolo dipendente un migliaio di euro. Questo cifra, divisa per i 120 giorni del periodo di emergenza, equivale a 8,33 euro/die. Ad un altro migliaio di dipendenti ospedalieri e non, direttamente coinvolti, andranno 883 euro lordi che si trasformeranno, al netto delle medesime ritenute di cui sopra, in 516 euro, pari a 4,30 euro/die.Ai restanti circa 15mila dipendenti andranno 252 euro lordi (147 netti) che si traducono in 1,22 euro/die. Ai Dirigenti Medici e Sanitari, le cui aliquote fiscali sono maggiori, il netto in busta paga sarà ancora più basso. Tanto più basso dal vergognarci noi per primi a declinarne gli importi. Miserie ed elemosine”.
Così Aaroi-Emac, Anaao-Assomed, Anpo, Cimo, Fassid (Aipac-Aupi-Simet-Sinafo-Snr), Fedirets Fesmed, Fials, Fvm (Sivemp-Smi-Fials area Dirigenza medica e sanitaria-Fismu), Nursing Up che in una nota puntano il dito verso l’accordo sottoscritto ieri tra i sindacati confederali e la Regione Calabria. Accordo non sottoscritto dalle 16 sigle che dichiarano di sentirsi “offesi da una simile gratifica”.
“La regione – scrivono in una nota – avrebbe potuto destinare circa sedici milioni di risorse aggiuntive da distribuire per gratificare realmente i propri operatori sanitari e ristorarli dei gravi rischi corsi e del disagio patito lavorando in condizioni di pericolo costante lungo tutto il periodo dell’emergenza ed oltre. Evidentemente preferisce investire le proprie risorse in marketing ed immagine, lasciando i propri medici, infermieri ed Oss sempre meno incentivati, sempre più demotivati, sempre più soli ad arrabattarsi nel tenere in piedi la baracca, quella sanità che, senza discontinuità alcuna con la gestione dei decisori precedenti, è sempre più allo sbando. A fronte di sedici milioni erogabili come risorse aggiuntive, ne saranno, col beneplacito dei firmatari, distribuiti solo due. Sedici sulle 19 sigle della sanità, con oltre il 90% dei sindacalizzati della Dirigenza si sono rifiutate di firmare l’accordo, a nome di tutti gli operatori che, tra quei 20mila, si sono sentiti offesi da una simile gratifica”.