Coronavirus. Bonaccini rivaluta i piccoli ospedali: “La forza della nostra rete è proprio la presenza di questi ospedali del territorio”
Così il presidente dell’Emilia Romagna intervenendo in Consiglio regionale. I piccoli ospedali convertiti al Covid “non verranno depotenziati” perché “abbiamo la conferma, una volta di più, che la forza della nostra rete è proprio la presenza di questi ospedali del territorio”. Poi l’impegno sui punti nascita: “Torneranno anche dove non c’erano più”. LA RELAZIONE
“Abbiamo smesso di difenderci e siamo passati al contrattacco, andando a cercare il virus casa per casa, nelle famiglie, nelle strutture per anziani”. Grazie all’attivazione di “oltre 70 Usca” e ai tamponi che “stiamo facendo in tutte le strutture protette in cui ci sia anche un solo contagiato”. C’è anche “una presa in carico migliore delle famiglie dove si registra un caso positivo” e “accompagniamo in modo più proattivo l’organizzazione dell’isolamento domiciliare o in uno dei mille posti che abbiamo messo a disposizione per evitare i contagi domestici. E’ diventata più efficace la collaborazione con i medici di base”. Questo il quadro dell’attuale piano di gestione del coronavirus illustrato ieri dal presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, all’Assemblea legislativa riunita in modalità telematica.
Dunque, ha evidenziato il presidente, “se i numeri ora continuano a crescere, ancorché più lentamente, è soprattutto perché i casi di contagio li andiamo a cercare attivamente: non mi interessa la graduatoria dei positivi, io voglio debellare il contagio, per come possibile fino a quando non avremo un vaccino”.
Parlando della salute dei cittadini e del servizio sanitario regionale, Bonaccini ha evidenziato come questo periodo di emergenza siano cambiate molte cose in un mese. “A partire naturalmente dalla diffusione dell’epidemia, dalla capacità di reazione della nostra rete sanitaria, dall’impatto psicologico sui singoli e sulla nostra comunità, dalle conseguenze sociali ed economiche sul Paese e sulla nostra Regione. Un mese fa vi ho illustrato come, progressivamente, stavamo trasformando l’intera rete ospedaliera, pubblica e privata, catturando ogni spazio utile per l’emergenza Covid, rendendo alcuni piccoli ospedali interamente Covid”. Lunedì, “viceversa, ho firmato l’ordinanza e la Giunta ha assunto la delibera che ricostruiscono progressivamente la normalità anche nella rete dei servizi sanitari: ripartono le visite programmate e gli interventi che fino a ieri erano sospesi laddove non urgenti e indifferibili. E’ un altro pezzo, cruciale, di normalità conquistata: curare le persone, non solo da Covid, torna ad essere la principale occupazione dei nostri operatori e delle nostre strutture. Ne usciamo comunque cambiati, anche in questo”.
Prima del Covid, ha illustrato il governatore, “avevamo 450 posti letto di terapia intensiva; nell’emergenza abbiamo ampliato i posti di terapia intensiva solo per Covid fino a 573; con il progetto di Hub Covid Hospital nazionale, in corso di realizzazione, stiamo potenziando la nostra dotazione strutturale di ulteriori 146 posti; a regime vogliamo avere 650 posti di terapia intensiva”.
Bonaccini si è quindi soffermato sui piccoli ospedali. “Ho detto dei piccoli ospedali e, in alcuni casi, della loro trasformazione in ospedali interamente convertiti al Covid. Molti, anche tra voi, mi hanno chiesto in queste settimane rassicurazioni circa il ritorno alla normalità, al fatto che quelle strutture non verranno depotenziate e impoverite di funzioni rispetto alle strutture maggiori. Non solo li vogliamo riconsegnare ai servizi di prima, ma abbiamo la conferma, una volta di più, che la forza della nostra rete è proprio la presenza di questi ospedali del territorio. Che come tali vanno anzi potenziati”.
Poi l’impegno sui punti nascita: “L’ho detto prima del Covid e lo ribadisco adesso, per citare un caso lampante: i punti nascita torneranno anche dove non c’erano più”, ha detto Bonaccini.
Dunque si riparte. E alla luce dei dati e delle iniziative specifiche assunte, per Bonaccini “è ragionevole immaginare” che anche la provincia di Piacenza– possa cessare la propria condizione “speciale” per riallinearsi dal 4 maggio al resto della Regione, e con essa del Paese. Sei giorni fa è stato smontato l’ospedale da campo che l’esercito aveva allestito in appoggio all’Usl di Piacenza per accogliere 40 posti letto. “E’ il segno tangibile del progressivo rientro alla normalità – ha detto Bonaccini -, anche se non ringrazieremo mai abbastanza gli uomini e le donne che sono venuti ad aiutarci un mese fa a Piacenza, quando le difficoltà erano enormi. Quelle strutture sono rimaste nella disponibilità di questo territorio, in caso di necessità. E oggi, con l’amministrazione comunale di Piacenza, stiamo valutando la possibilità di utilizzare invece l’ospedale militare per servizi assistenziali e socioassistenziali, stante la disponibilità del Ministero della Difesa”.
Poi il punto sui Dpi: “Un mese fa si registravano ancora problemi di approvvigionamento di Dispositivi di protezione individuale (Dpi); oggi assicuriamo più di mezzo milione al giorno di mascherine a tutti gli operatori, ne abbiamo distribuite due milioni ai cittadini e due milioni alle imprese perché siano date a lavoratrici e lavoratori; in questi giorni ne stiamo distribuendo altri 4 milioni ai Comuni e tramite loro alle famiglie; infine, mezzo milione sarà distribuito alle aziende di trasporto pubblico locale”.
“Sono mascherine chirurgiche, non fogli di carta”, ha precisato Bonaccini. “Le abbiamo grazie al Commissario nazionale ma anche perché abbiamo attivato e sostenuto la conversione di aziende, forniture internazionali, accordi”.
Il governatore si è poi detto “pienamente d’accordo con l’obbligatorietà della mascherina”. “Dobbiamo abituarci a proteggerci di più nella fase che si apre. Ma il primo compito di un’istituzione non è ordinare, ma rendere disponibili le mascherine. Possibilmente a un prezzo ragionevole, gratuitamente a chi non può permettersele. Per questo spero che sia immediatamente superato il problema della corretta fissazione del prezzo, così come è giusto consentire l’importazione anche alle aziende private”.
Il presidente della Regione ha parlato anche dell’incremento del numero dei tamponi e di come sia stata avviata anche “una campagna di screening seria di test sierologici: non il fai da te, col primo test che capita, dove capita e una tantum; ma una selezione rigorosa, un progetto scientifico, un protocollo codificato e verificabile”.
Dunque il bilancio di questi due mesi: “Non rinnego nessuna di queste scelte – ha detto Bonaccini -: eravamo la seconda Regione più colpita, due province rischiavano di andare fuori controllo e con Medicina ha rischiato la città metropolitana, l’area più popolata della nostra Regione. Non avessimo assunto quelle restrizioni oggi avremmo quasi certamente uno scenario molto diverso e un trend opposto a quello che vi sto descrivendo. Abbiamo scelto: lo abbiamo fatto col Governo, quando è stato necessario abbiamo scelto anche da soli”. E “se oggi l’Emilia-Romagna può affrontare al pari degli altri territori la fase due è perché non si è sottratta nel momento della necessità ad assumere le misure più difficili”.
Ma “adesso più che mai – ha concluso Bonaccini – è il momento di fare squadra. Una volta di più, è il momento di essere Emilia-Romagna”.