Covid. Dal 1° novembre niente più obbligo di vaccinazione per i sanitari. Meloni: “Torneranno al lavoro 4mila operatori”. Schillaci: “Pronti a intervenire in caso di nuove varianti”. Il decreto
Il testo va a modificare quanto disciplinato dal decreto legge n. 44 del 2021 che prevedeva un obbligo vaccinale per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali fissando un termine ultimo al 31 dicembre 2022. Schillaci: “Quadro epidemiologico mutato e dai dati si vede che l’impatto sugli ospedali è limitato e c’è una diminuzione dei contagi”. IL DECRETO
Stop anticipato all’obbligo vaccinale contro il Covid per gli operatori sanitari. Non si dovrà più attendere il prossimo 31 dicembre ma già dal 1 novembre cesserà ogni obbligo. A partire da domani potranno quindi essere reintegrati quegli operatori che hanno deciso di non vaccinarsi contro il Sars-Cov-2. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto.
Il testo va a modificare quanto disciplinato dal decreto legge n. 44 del 2021 che prevedeva un obbligo vaccinale per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, nelle parafarmacie e negli studi professionali, “al fine di tutelare la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza”, fissando un termine ultimo al 31 dicembre 2022.
Il governo decide quindi di anticipare questa scadenza per far così fronte al problema della carenza di personale sanitario.
“La decisione di anticipare la fine dell’obbligo ci consente di prendere 4mila persone che sono ferme in un sistema sanitario che ha già enorme problema di organico e di rimetterle al lavoro”, ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni in conferenza stampa.
Il presidente del Consiglio è poi tornato a spiegare la volontà del Governo di dare discontinuità sul Covid rispetto al precedente Governo.
“Ho letto oggi alcune dichiarazioni delle opposizioni sul fatto che il Ministro Schillaci non capirebbe nulla di sanità pubblica. Ora è un po’ curioso che una persona che è medico nucleare, membro dell’Iss, preside di facoltà di Medicina, etc. capisca di sanità meno di ministri che abbiamo avuto in questi anni, massimo rispetto, ma che non erano della materia”, ha detto il premier che ha aggiunto, “la ragione per cui ho voluto una persona così preparata sulla materia è che il tema della salute, del Covid, della scienza non si affronta con un approccio ideologico. Si affronta con un approccio serio che tenga conto, quando si prendono i provvedimenti, di quali siano le evidenze scientifiche a supporto di quei provvedimenti”.
“Quello che io contesto della gestione precedente – ha detto ancor Meloni – è che c’è stata un’infinità di provvedimenti presi dai Governi che non avevano alla base alcuna evidenza scientifica. E poiché noi parlavamo di contrazione delle libertà personali e di temi che sono molto molto seri nel nostro ordinamento costituzionale e per la nostra civiltà, ecco io credo che questo non si possa replicare”.
“Quindi – ha chiosato – noi procediamo valutando le scelte che si fanno in base alle cose che sono realmente efficaci facendo un’informazione molto più chiara di quella che è stata fatta in passato, perché in Italia è stata fatta una confusione che non si è vista in nessun altro posto al mondo e anche lavorando molto sulla responsabilizzazione dei cittadini che è proprio figlia di un’informazione molto chiara”.
“Quello che ho detto in Aula (durante il discorso sulla fiducia ndr.) è che l’Italia è la nazione dell’occidente che ha intrapreso nel contrasto al Covid i provvedimenti più restrittivi in assoluto e contemporaneamente è una delle nazioni che ha i più alti tassi di letalità e di mortalità da Covid. Qualcosa quindi non ha funzionato e bisogna ragionare in modo diverso. Il Covid è diventato un tema da campagna elettorale con un approccio ideologico che non ci ha aiutato a. prendere i provvedimenti migliori e chiunque si permetteva di fare valutazioni su cose che no avevano nessuna evidenza scientifica alla base veniva tacciato di essere un mostro”, ha concluso Meloni.
Il ministro Schillaci ha poi spiegato la ratio della cancellazione dell’obbligo vaccinale per i sanitari a partire dal 1 novembre: “Il quadro epidemiologico è mutato, in particolare dai dati si vede che l’impatto su ospedali è limitato e che c’è una diminuzione dei contagi e la stabilizzazione nell’occupazione degli ospedali. A ciò si aggiunge la carenza del personale medico: quindi aver rimesso a lavorare questi medici non vaccinati serve a contrastare la carenza e garantire il diritto alla salute”.
“Bisogna avere un approccio sereno e scientifico nell’interesse unico dei malati che sono da sempre al centro della mia attenzione”, ha poi proseguito il Ministro che ha evidenziato come “se arriveranno nuove varianti noi siamo pronti in ogni momento a intervenire. C’è stata anche qualche polemica sull’eliminazione del bollettino settimanale ma i dati vengono raccolti tutti i giorni e l’avere una stima settimanale dal punto di vista statistico ci dà anche una maggiore certezza su ciò che stiamo monitorando rispetto ad una valutazione quotidiana. I dati non sono secretati ma sono in ogni momento a disposizione delle autorità competenti. Laddove ci fossero da un giorno all’altro delle variazioni importanti saremo i primi a comunicarlo”.
Su possibile modifiche all’obbligo di isolamento di 5 giorni per i positivi al Covid il Ministro ha affermato che “ci stiamo lavorando e oggi abbiamo avuto le prime riunioni scientifiche con gli esperti dell’Iss, dell’Irccs Spallanzani e dell’Aifa”. Vediamo l’evoluzione del quadro epidemiologico ma ribadisco ogni decisione sarà preso solo nell’interesse dei pazienti”.
Il Ministro ha, poi, ringraziato gli ordini dei medici e degli infermieri “sempre in prima linea in questi anni difficili nella gestione dell’emergenza e con i quali deve proseguire un proficuo rapporto di collaborazione per un servizio sanitario nazionale sempre più efficiente nell’interesse esclusivo dei pazienti”.