Cse Sanità: “Investire sulle professioni della salute per migliorare la qualità dei servizi”
fonte quotidianosanità
Investire sulle professioni della salute è una garanzia per la qualità dei servizi sanitari. Ne è convita la Federazione delle professioni sanitarie, sociali, tecniche e amministrative della Sanità che ha elaborato un documento programmatico sull’argomento. Il tutto con un doppio obiettivo: riaffermare la necessità di salvaguardare e rafforzare il Servizio Sanitario Nazionale nella sua rilevanza pubblica e promuovere la valorizzazione delle professioni del settore. IL DOCUMENTO.
“Investire sulle professioni della salute come garanzia per la qualità dei servizi sanitari e sociosanitari”. È questo il titolo del documento redatto dalla Federazione sindacale CSE Sanità. Un titolo che già contiene gli obiettivi a cui punta il sindacato. La Federazione intende richiamare l’attenzione del ministero della Salute, del ministero per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, della Conferenza delle Regioni, dell’ARAN, chiedendo l’avvio di un confronto che possa condurre a risultati concreti a favore di tutte le professioni della Salute.
Situazione attuale
La prima parte del documento fotografa la situazione e le criticità attuali. Il personale dirigente medico, in cinque anni, è stato ridotto di circa 7 mila unità, al netto di 8 mila assunti a tempo determinato. Questi sono i dati del 2015 ma è molto probabile, sottolinea la Federazione che resti analoga anche nel 2016. Ancora peggiore la situazione per il personale del comparto, dove la perdita è stata di almeno 20 mila unità, tra il 2009 e 2014. Come se non bastasse, chi è rimasto ha dovuto sopportare pure l’aumento di carichi di lavoro. Il blocco del turn-over, unito ai vincoli di pensionamento, ha poi impedito il necessario ricambio generazionale. Conseguenza diretta è stata l’aumento di precarietà e disoccupazione.Gli stipendi non hanno subito nessun aumento nonostante l’innalzamento del tasso di inflazione. “Come sindacato – si legge nel documento – abbiamo da sempre sostenuto che le risorse necessarie per garantire la sostenibilità del sistema possono essere reperite non attraverso politiche di tagli, soprattutto non tagli lineari, ma attraverso la riqualificazione della spesa e l’eliminazione di sprechi”.
Obiettivi del documento
La Federazione sindacale CSE Sanità, con le sue proposte, intende riaffermare la necessità di salvaguardare e rafforzare il Sistema Sanitario Nazionale, la sua rilevanza pubblica, pur in un rapporto di integrazione con il settore privato, profit e no profit. Inoltre vuole promuovere la valorizzazione delle Professioni Sanitarie, Sociali, Tecniche ed Amministrative del Pubblico Impiego come condizione necessaria per garantire il diritto alla salute a tutti i cittadini attraverso servizi sanitari e socio-sanitari efficaci ed efficienti, fondati sull’appropriatezza e sulla qualità delle risorse e degli interventi.
Ambiti di intervento
Il documento è stato messo a punto anche in vista del rinnovo contrattuale e tenendo conto delle novità introdotte dalle recenti normative nel settore della sanità, tra cui la Legge di stabilità 2017, il Patto per la Salute e il DPCM sui Nuovi LEA. Dopo una carrellata tra le ultime novità legislative, il sindacato continua sottolineandone le carenze. Manca del tutto un aspetto importante: la tutela per i rischi a cui è sottoposto il personale, compreso le minacce, aggressioni o lesioni. A tale scopo. Hanno suggerito, sarebbe necessario adottare qualche modifica e aggiornamento al Testo unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro, senza aspettare il verificarsi di nuove tragedie.
Anche l’attività libero professionale andrebbe regolamentata nuovamente. È necessario intervenire anche sulle gravissime carenze organiche delle aziende sanitarie, causate dal blocco del turn-over e delle assunzioni. I carichi di lavoro sono aumentati, così come lo stress ha raggiunto limiti spesso insopportabili, con il rischio di burn out e di errore degli operatori, nonché dell’utilizzo improprio delle diverse professionalità a discapito della qualità assistenziale. “Si auspica – si legge nel documento – che si traducono in realtà le migliaia di nuove assunzioni nel settore sanitario prospettate con il varo della legge di stabilità per il 2017”.
Il ruolo del sindacato e la contrattazione
In un contesto di questo tipo dove si susseguono assestamenti organizzativi, con inevitabili riflessi sulle condizioni del lavoro, la Federazione sindacale CSE Sanità sottolinea come il ruolo del sindacato sia stato svilito: “non è più accettabile – spiega – che esso si limiti alla sola informazione, risultando essenziale la riattivazione del sistema delle relazioni sindacali con la partecipazione attiva alle varie fasi di riorganizzazione del sistema sanitario nazionale”
Le richieste
Alla luce della situazione esposta, c’è bisogno di intervenire sia a livello di sistema che di risorse umane e professionali.
Ecco come intervenire sul sistema. La federazione suggerisce di cominciare con azioni che mettano al centro le persone, tenendo presente la prossimità degli interventi e privilegiando la dimensione territoriale. Poi, è necessario attuare una piena e reale integrazione socio-sanitaria, impegnandosi per raggiungere un’adeguatezza delle risorse, portando avanti la lotta agli sprechi e alla corruzione e riqualificando la spesa.
Per la seconda area di intervento, quella relativa ai professionisti, occorre l’applicazione corretta ed efficace della Legge 251/2000 e ss.mm.ii, che richiede necessariamente l’attribuzione di specifiche responsabilità e l’adeguata programmazione delle risorse umane. Le competenze specifiche, sia di base che specialistiche, che per ciascuna area professionale vanno definite in modo chiaro e completo. Il passo successivo è l’approvazione di una normativa sulla responsabilità professionale di tutte le professioni, che finalmente e realmente riesca ad assicurare adeguate garanzie e tutele sia per i professionisti che per pazienti. La Federazione chiede anche la previsione di misure di prevenzione e di tutela tese a rafforzare la sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare relativamente al rischio professionale e personale. Poi, ci dev’essere coerenza tra principi e contenuti normativi riguardanti gli ordinamenti, i profili, le competenze professionali e le norme contrattuali, da cui non potrebbe prescindere il recepimento dei titoli universitari richiesti, insieme alla formazione ed alle responsabilità specifiche connesse alle funzioni che si è chiamati a svolgere.
La Federazione CSE Sanità nelle prossime settimane sarà impegnata a diffondere il Documento attraverso l’organizzazione di incontri sia a livello nazionale che nei territori, al fine di mettere a punto la Piattaforma contrattuale della Sanità Pubblica, a partire dalle linee programmatiche definite dallo stesso Documento, attraverso un processo di condivisione con gli iscritti, i professionisti e gli operatori del settore.
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