DDL LORENZIN SU ORDINI: Ddl Lorenzin. La chiusura dei lavori in Commissione Affari Sociali slitta a settembre. Resta irrisolto il nodo professioni
FONTE Quotisianosanità
I lavori sul decreto vaccini da una parte, e dall’altra la questione ancora irrisolta riguardante il riconoscimento per le nuove professioni sanitarie, hanno reso di fatto impossibile la conclusione dei lavori entro la prossima settimana. Si proseguire verso il riconoscimento per osteopati e chiropratici, ma senza sanatorie. Ad oggi, però, una soluzione che riesca a tenere insieme le due cose non è ancora stata trovata. Approvazione Ddl a rischio.
Niente da fare per il Disegno di legge Lorenzin sulla riforma degli Ordini delle professioni sanitarie e le sperimentazioni cliniche. L’intento della Commissione Affari Sociali era quello di chiudere il lavori entro l’estate per poi concludere l’iter in Aula alla Camera a settembre. Ma, i lavori sul decreto vaccini da una parte, e dall’altra la questione ancora irrisolta riguardante il riconoscimento per le nuove professioni sanitarie, hanno reso di fatto impossibile la conclusione dei lavori entro la prossima settimana.
Sulle professioni santarie, il punto di incontro trovato è quello di proseguire verso il riconoscimento per osteopati e chiropratici, ma senza il ricorso a sanatorie. Ad oggi, però, una soluzione che riesca a tenere insieme le due cose e soddisfare maggioranza e Ministero della Salute non è ancora stata trovata. Da qui lo slittamento alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva.
L’approvazione del provvedimento a questo punto potrebbe diventare a rischio. Le ulteriori modifiche che verranno approvate in Commissione Affari Sociali dovrebbero essere concordate con la Commissione Sanità del Senato. Solo in questo modo, e con una possibile approvazione del Ddl ad ottobre da parte dell’Aula di Montecitorio, ci sarebbero i tempi per un agevole e rapido passaggio a Palazzo Madama. Altrimenti, considerato l’impegno nei prossimi mesi del Parlamento per la futura legge di Bilancio, potrebbero non esserci i tempi tecnici per un ulteriore rinvio del testo tra le Camere alla luce – a quel punto – dell’imminente fine della legislatura.