Dl Rilancio. Fials: “Professionisti sanitari dimenticati dal Governo”
Carbone: “I professionisti sanitari chiedono riconoscimenti strutturali, aumenti in busta paga non un’elemosina “una tantum”. La risposta non può essere quella di congedi parentali, con una retribuzione solo al 50% o la proroga dei permessi per legge 104 legati al vincolo di esigenze di servizio o l’esclusione di diversi professionisti dal bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting”
“Ci aspettavamo un Decreto Rilancio che desse finalmente dignità agli operatori della sanità, non una pacca sulla spalla. Il Governo continua a dimenticare i “santi della porta accanto” e vara un decreto che di rilancio ha solo il nome’’ così commenta Giuseppe Carbone, Segretario Generale della FIALS il provvedimento del Governo.
“Ormai – sottolinea – non ci sono più gli applausi costanti ed emozionanti dei cittadini sui balconi per ringraziare tutti gli operatori sanitari, come sono in assoluto silenzio anche le sirene dei pompieri ed il saluto delle forze armate dinanzi agli ospedali per ringraziare gli eroi stremati dal lavoro e flagellati nei loro visi in una lotta intensa al Covid-19”.
“In questo silenzio – incalza Carbone – , sono scomparsi, come un fulmine a ciel sereno, le mille euro per ciascun dipendente impegnato nell’emergenza sanitaria da Covid-19, tanto conclamati e promessi dal Premier Conte e dal Ministro della Salute, Speranza e riportati nella bozza dello stesso decreto, come estinti i grandi investimenti per le assunzioni stabili di infermieri, OSS ed altri operatori sanitari e sociali. Questa pandemia, diversamente di chi dimentica subito, ci ha lasciato ed insegnato molto, da una maggiore coesione tra gli operatori -il simbolo della dottoressa che fotografa l’infermiera esausta e stanca-, lo sforzo lodevole dei dirigenti delle professioni sanitarie e dei coordinatori, come un’immane forza di volontà e di dimostrazione, ove ce ne fosse stato bisogno, delle competenze delle professioni sanitarie”.
“E il governo Conte – rimarca – con il decreto “cura Italia” e “rilancio Italia” ha ritenuto di “ringraziare???” tutti gli operatori della sanità con risorse economiche da inserire nei fondi contrattuali del 2020 non certamente per premiarli, ma unicamente per coprire le maggiori spese, nell’emergenza Covid-19, per effettuazione di lavoro straordinario ordinario, lavoro straordinario in pronta disponibilità e costi aggiuntivi di ulteriori pronte disponibilità forzate, oltre alle immense spese per corrispondere le indennità accessorie a tutti i nuovi assunti, a tempo determinato, per l’emergenza Covid”.
“I dipendenti, stante il decreto rilancio – sbotta Carbone – potrebbero essere premiati con un’elemosina, una tantum per l’anno 2020, ed ottenere il riconoscimento dell’indennità di malattie infettive, solo con risorse rinvenienti dai bilanci delle singole regioni se avessero le disponibilità economiche. Si pensi a quanto avverrà nelle regioni con piani di rientro o piano operativo dove gli operatori sanitari troveranno le porte chiuse dei forzieri regionali. E’ una vergogna” ribatte il leader della FIALS.
“Il Decreto Rilancio – evidenzia – precarizza gli operatori sanitari, favorisce ancor di più i rapporti di lavoro flessibili e di co.co.co e le Agenzie Interinali, ma FIALS non ci sta”.
“Vogliamo – dice Carbone – un piano di assunzioni straordinarie e a tempo indeterminato per le professioni sanitarie e socio sanitarie per un percorso di continuità assistenziale- territorio, domicilio e persona – che sarà necessario implementare per affrontare la fase 2 dell’emergenza Covid, perché il solo in grado di garantire la medicina territoriale quale unico fattore che si è dimostrato dirimente per la gestione dell’epidemia. E’ paradossale che a fronte di una carenza cronica che supera di gran lunga le 50 mila unità di infermieri, a cui sommare quella degli altri professionisti sanitari, si incrementino con il decreto rilancio, 3.500 posti letto di terapia intensiva, si stabilisca la riqualificazione di 4.225 posti letto di area semi-intensiva senza alcuna previsione e finanziamento di risorse umane”.
“E’ vero – afferma il numero uno del sindacato – , anche, che si rafforzino i servizi infermieristici distrettuali con l’introduzione dell’infermiere di famiglia con l’assunzione di circa 9 mila infermieri ma solo a lavoro autonomo aumentando il precariato. Al Governo, dichiara Carbone, non chiediamo d’inventarsi qualcosa di nuovo, ma di rispettare il Patto per la Salute 2019-2021. Non basta istituire la figura dell’infermiere di famiglia se poi non gli si garantisce uniformità organizzativa e di presenza territoriale al pari dei dirigenti medici con una copertura dei servizi h 24, sette giorni su sette e non solo per l’anno 2020”.
“I professionisti sanitari – rimarca – chiedono riconoscimenti strutturali, aumenti in busta paga non un’elemosina “una tantum”. La risposta non può essere quella di congedi parentali, con una retribuzione solo al 50% o la proroga dei permessi per legge 104 legati al vincolo di esigenze di servizio o l’esclusione di diversi professionisti dal bonus per l’acquisto di servizi di baby-sitting”.
“Prendiamo atto di avere un Governo volutamente disattento nei confronti dei professionisti della salute- chiosa il Segretario Generale FIALS- come altrettanto disattento nel togliere, stranamente, dal decreto rilancio lo spostamento della data al 31 dicembre 2020 per i requisiti della stabilizzazione dei medici e delle professioni sanitarie”.
“Le attese dei professionisti sanitari dal decreto rilancio erano numerose – afferma Carbone – non solo elementi di valorizzazione economica premiale, ma anche giuridico e normativo come la “ Norma sulla responsabilità professionale” affinché le professioni sanitarie non rispondono civilmente , all’infuori dei casi riconducibili a colpa grave; alla deducibilità, per l’anno 2020, ai fini del calcolo dell’imposta sul reddito delle persone fisiche, del costo della quota d’iscrizione dei professionisti sanitari al rispettivo Ordine; dall’elevazione dell’orario di lavoro riconosciuto ai fini dei tempi di vestizione e svestizione; al mantenimento in servizio del personale assunto in servizio per emergenza Covid, investendo, come previsto dalla legge, sul 15 % dell’aumento delle risorse del fondo regionale così da evitare il “ben servito” di licenziamento che le aziende sanitarie stanno ponendo in essere in questi giorni; a considerare categorie protette i familiari degli operatori sanitari deceduti per coronavirus; ed infine, di grande portata, la considerazione di lavoro usurante dell’attività di tutte le professioni sanitarie e socio sanitarie”.
“Auspichiamo – conclude Carbone – che almeno si avvii al più presto una programmazione per il rinnovo contrattuale che dia realmente valore ai nostri professionisti, un tempo (già passato a quanto pare) chiamati Eroi. La FIALS, comunque, non ci sta a questo decreto rilancio ed ha approntato i diversi emendamenti da inviare al Parlamento”.