Ecm. Pais de Mori (Opi Belluno): “Ecco la lettera con le tre classificazioni degli iscritti. Formazione non è scelta ma obbligo”
. Il 31 dicembre chi non avrà la propria situazione “in regola” con i crediti ECM di formazione si troverà tra gli inadempienti. A inizio autunno il Cogeaps ha inviato agli Ordini le situazioni dei singoli iscritti, pregandoli di agire per risolvere le situazioni ancora in difetto. Gli Ordini si sono quindi mossi rivolgendosi ai singoli con una comunicazione scritta. A fare il punto è il presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Belluno.
Poco più di un mese alla scadenza del triennio formativo per il personale sanitario. Il 31 dicembre chi non avrà la propria situazione “in regola” con i crediti ECM di formazione si troverà tra gli inadempienti. Il rischio è quello di incappare in sanzioni e nell’impossibilità di accedere alla copertura assicurativa.
A inizio autunno il Cogeaps ha inviato agli Ordini le situazioni dei singoli iscritti, pregandoli di agire per risolvere le situazioni ancora in difetto. Gli Ordini si sono quindi mossi rivolgendosi ai singoli con una comunicazione scritta, al cui interno era chiarita la loro situazione “crediti” e indicate alcune modalità e corsi per porre riparo, in caso di necessità. Abbiamo incontrato Luigi Pais de Mori, presidente dell’Ordine delle Professioni infermieristiche di Belluno, con cui abbiamo analizzato l’attualità.
Presidente siamo a scadenza di triennio formativo, il 31 dicembre, lei ha inviato una lettera singola ai suoi collaboratori e membri dell’ordine.
I dati che sono pervenuti dal Cogeaps sono dati che non ci hanno confortato. Gli infermieri si formano, quelli che si formavano prima continuano a farlo ma ancora molti, troppi, non si formano adeguatamente o non si formano proprio. È un problema culturale importante, quello che nell’ambito statunitense viene chiamato il long life learning, la convinzione che il professionista sanitario non può non continuare a formarsi proprio per le caratteristiche stesse della professione che adopera e per le ricadute, soprattutto di sicurezza, per il cittadino è diventato un motivo di non dico preoccupazione ma di attenzione. Dobbiamo invertire questo momento di impasse, anche dando strumenti nuovi e possibilità nuove. Non c’è più tempo da perdere, è il momento di agire, l’ordine sta facendo la sua parte.
Presidente, cosa contiene la lettera e come avete invitato gli infermieri ad aggiornarsi?
Inizialmente avevamo pensato di inviare questa comunicazione solamente ai colleghi che non si erano formati in modo sufficiente, in realtà abbiamo deciso di inviarla a tutti i colleghi proprio perché deve essere una motivazione di gruppo. Il fatto di rimanere agganciati anche magari differenziando la formazione, raccogliendo maggiori competenze e differenziando le competenze all’interno delle equipe. La lettera contiene i dati del Cogeaps che vengono spiegati attraverso la clusterizzazione, ci sono le tre categorie i professionisti certificabili: quelli che hanno adempiuto la norma, i professionisti non certificabili che non hanno neanche acquisito un credito ECM e i prof che sono non certificabili ma hanno fatto una certa quota di formazione, anche se insufficiente.
C’è sicuramente ancora spazio per lavorare ma deve essere chiaro che il sistema ha raggiunto un livello di maturazione tale che diventa stabilizzato, dopo ben 21 anni il sistema ecm va a regime definitivo e non mancano neanche gli strumenti normativi. La norma che introduce il sistema sanzionatorio nell’ambito dell’ECM è una norma del 2011 ma non è stata mai stata applicata perché il sistema era ancora sperimentale. Lo stesso codice deontologico attuale prevede l’obbligo, il codice è norma autonoma ma è norma, l’obbligo per l’infermiere è di rimanere aggiornato proprio perché il focus del suo agire è la salute del cittadino.
Da questo punto di vista non mancano neanche gli strumenti normativi per poter avviare il sistema sanzionatorio che già esiste. Gli ordini hanno un compito non sempre piacevole, di essere garanti della sicurezza e tutela del cittadino. L’ordine non esiste a tutela del professionista, ma del cittadino. Quindi per volontà o meno, l’ordine dovrà farsi caprico di questa partita e lo farà con coscienza, cercando di tenere alto ed elevato il livello di consapevolezza ma anche permettendo formazione dei propri iscritti.
Presidente siamo chiari con i tanti infermieri che ascolteranno la sua intervista quali sono i rischi e le sanzioni di cui parlava a cui si può andare incontro e c’è una conseguenza assicurativa, ce ne vuole parlare?
La conseguenza assicurativa forse è il tema mainstream del momento, a completamento di questo quadro normativo che già esiste da ben 11 anni è stato introdotto l’art 38 bis al decreto adeguamento PNRR nel 2019. Dal 1° gennaio 2023 chi non ha raggiunto almeno il 70% del proprio debito formativo non avrà, in caso di contenzioso, la possibilità di essere coperto da parte della assicurazione che è obbligatoria ai sensi dell’art 10 della legge 24 del 2017. Questo è un problema enorme nel senso che non è più una questione solo culturale ma è una questione di obbligo di norma che viene eluso e chiaramente nessuno di noi vorrebbe trovarsi in una situazione in cui non si trova in una posizione di protezione in caso di contenziosi che ahimè accadono. Da questo punto di vista la riflessione è importante, nel senso che è diventato un sistema non tanto sanzionatorio quasi punitivo quindi dovrebbe essere uno stimolo ulteriore per poter arrivare alla convinzione piena di dover ottemperare e avere cura non solo delle persone ma anche della nostra formazione continua. La nostra professione lo richiede e la salute del cittadino lo richiede in maniera cogente, importante, il sistema sanzionatorio è lì pronto e dovremmo fare la nostra parte.
Un’ultima domanda, un’esortazione da fare ai suoi iscritti. Qual è il valore della formazione?
Credo che nessuna professione sanitaria abbia corso così tanto negli ultimi 30 anni come quella infermieristica. Le norme sono cambiate, la giurisprudenza si è adeguata alla norma, ma è cambiato anche il sistema. La pandemia è stato un catalizzatore di un sistema che aveva necessità di cambiare, ma trovava farraginosità. Abbiamo visto quanto è fondamentale saper affrontare l’incognita, la complessità, e il sistema salute lo è per definizione, ma soprattutto abbiamo capito che ci sono delle cose da cambiare. Nuove tecnologie stanno arrivando alla soglia della nostra formazione e del nostro modo di esercitare, dobbiamo avere la convinzione che la formazione con cui siamo nati non è più sufficiente. C’è un termine di tempo massimo di 10 anni per poter dire la mia formazione originale è obsoleta. Qui nasce la consapevolezza del dover essere continuamente aggiornati, il long life learning. La formazione aggiunge un valore fondante, la legge 42 del 1999 lo pone come uno dei tre paletti per poter definire il campo d’azione dell’infermiere. Non è più una scelta, ma davvero diventa un obbligo.