Elezioni anticipate? A rischio ddl Lorenzin, biotestamento e ddl cannabis. Futuro incerto anche per ddl concorrenza ed Ema a Milano
fonte: quotidianosanità.it
Già circolano le possibili date: 10 o 24 settembre. A quel punto il ddl Lorenzin rischierebbe di restare fermo alla Camera in seconda lettura, nonostante l’intesa raggiunta nei giorni scorsi dalla maggioranza sul riconoscimento delle nuove professioni sanitarie. Stessa sorte, ma al Senato, toccherebbe al biotestamento. Il ddl cannabis resterebbe fermo in II e XII commissione senza arrivare in Aula. Il ddl concorrena diventerebbe legge se passasse la ‘linea Calenda’ con il ricorso alla fiducia. A rischio anche l’assegnazione della nuova sede Ema a Milano. Al palo anche i decretti attuativi della legge Gelli.
In questi ultimi giorni, l’accelerazione di PD, M5S e FI verso una nuova legge elettorale sul modello tedesco, ed i continui richiami alla necessità di un ritorno alle urne hanno reso sempre più concreta questa possibilità. Già circolano le possibili date: Beppe Grillo preme per il 10 settembre mentre da ambienti vicini a Matteo Renzi si parla del 24 settembre, in concomitanza con le elezioni in Germania, o delle prime settimane di ottobre. Da qui la prima incognita legata tra il 10 ed il 15 ottobre l’Italia dovrà presentare la manovra economica in Europa.
In caso di un ritorno anticipato alle urne già a settembre, poi, molti provvedimenti riguardanti la sanità rischierebbero di saltare. Probabilmente si farebbe in tempo solo a convertire in legge il decreto vaccini, varato da Palazzo Chigi la scorsa settimana, ma ancora non firmato dal presidente della Repubblica. Quanto al resto, il disegno di legge Lorenzin sul riordino degli Ordini professionali e le sperimentazioni cliniche resterebbe fermo alla Camera in seconda lettura, nonostante l’intesa già raggiunta nei giorni scorsi dalla maggioranza sul riconoscimento delle nuove professioni sanitarie. Difficilmente, infatti, si riuscirebbe a modificare il testo, approvarlo in Aula e poi concludere in tempo utile l’iter del provvedimento anche al Senato.
Anche il disegno di legge sul testamento biologico, dopo l’approvazione da parte della Camera, con ogni probabilità non diventerà legge. Il testo, attualmente all’esame del Senato, nelle prossime settimane sarà modificato in diverse parti. A quel punto ci sarebbero tempi probabilmente troppo stretti per una sua approvazione a Palazzo Madama (dove tra l’altro la maggioranza può contare su numeri più ridotti) ed un successivo ultimo passaggio a Montecitorio.
Un provvedimento che sicuramente non diventerebbe legge è il ddl in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati, ancora fermo all’esame delle commissioni congiunte Giustizia e Affari sociali della Camera.
Resta poi un’incognita il futuro del disegno di legge annuale sulla concorrenza. Il testo, ora alla Camera in terza lettura, potrebbe essere approvato velocemente già nelle prossime settimane con il ricorso alla fiducia, come richiesto dal ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, o essere oggetto di ulteriori modifiche, come chiesto la scorsa settimana dal presidente PD Matteo Orfini. In questo caso il provvedimento dovrebbe tornare nuovamente al Senato per l’esame finale.
Infine, c’è da sottolineare che la fine anticipata del Governo presieduto da Paolo Gentiloni potrebbe di certo non agevolare il lavoro messo in campo in questi mesi per poter portare in Italia, a Milano, la sede dell’Agenzia europea del farmaco dopo la Brexit. Un governo non definito e instabile potrebbe certamente avere un peso in negativo nel processo decisionale sull’assegnazione di una nuova sede per l’Ema.
C’è poi da aprire il capitolo riguardante i decreti attuativi delle leggi già approvate dal Parlamento. Su tutte quella sulla responsabilità professionale e la sicurezza delle cure. Anche in questo caso, infatti, il Governo si troverebbe ad avere tempi molto stretti per dare il via a quelle misure necessarie per rendere pienamente operativa la legge.
Nel testo vengono infatti richiamati diversi decreti: da quello per l’istituzione dell’Osservatorio nazionale delle buone pratiche sulla sicurezza nella sanità, a quello contenente l’elenco degli enti e istituzioni pubblici e privati nonché delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie incaricate di elaborare le linee guida cui dovranno attenersi gli esercenti le professioni sanitarie nell’esecuzione delle loro prestazioni.
E ancora, da quello necessario per fissare i requisiti minimi delle polizze assicurative per le strutture sanitarie e sociosanitarie pubbliche o private e per gli esercenti le professioni sanitarie prevedendo l’individuazione di classi di rischio a cui far corrispondere massimali differenziati, a quello per definire il funzionamento del Fondo di garanzia per i danni derivati da responsabilità professionale.
Quanto, infine, all’azione di rivalsa, il relatore Federico Gelli (Pd) aveva fatto verbalizzare in Aula un’interpretazione autentica in base alla quale si chiariva come durante il passaggio del testo in Senato, nel riformulare i commi 5 e 6 dell’articolo 9, e facendo riferimento alle diverse situazioni in cui l’azione di rivalsa può essere esercitata, si era deciso di utilizzare l’espressione “moltiplicato per il triplo”, che evidentemente, in base al principio di ragionevolezza, doveva essere interpretata nel senso di non superiore al triplo. Per chiarire in maniera definitiva la vicenda, Gelli nelle scorse settimane ha presentato in Commissione Affari sociali un emendamento al ddl Lorenzin, il cui destino resta però legato all’incerta approvazione del provvedimento.