FIALS: Sulle competenze professionali il presidente Fnomceo ha due facce
fonte Quotidianosanita
Gentile Direttore,
è quanto mai curioso che nello stesso giorno il Presidente della Fnomceo dichiari da una parte, ad un tavolo di confronto al Forum Risk Management di Firenze, che “bisogna lasciarsi alle spalle la conflittualità tra professioni sanitarie, provando a collaborare nell’interesse dei cittadini (…)” e dall’altra in una nota inviata sulla delibera della Regione Veneto, al Ministro della Salute, dell’Istruzione, al Presidente della Regione Veneto e della Conferenza delle Regioni, che “per riconoscere sviluppi di competenze avanzate ai professionisti sanitari, acquisire il contributo delle professioni mediche deve essere preliminare”.
Non è la prima volta che il Presidente della Fnomceo sostiene in pubblico la crescita delle professioni sanitarie e spende tante parole su quanto sia necessario collaborare tutti insieme e poi in altri tavoli (più nascosti) tende a difendere confini obsoleti, provando, ancora una volta, a bloccare il giusto riconoscimento e sviluppo delle professioni sanitarie.
D’altra parte, l’abbiamo visto anche nel Contratto della Dirigenza: la disparità di diritti tra dirigente medico e dirigente delle professioni sanitarie, a parità di titoli, è palese.
La Fials tiene ad informare il Presidente Anelli che non è solo la politica, i sindacati, che stanno scegliendo di far crescere – finalmente diciamo noi – le competenze di questi professionisti, ma sono i dati di letteratura scientifica ed esperienze estere a dirci che è la direzione giusta.
I professionisti sanitari hanno un grosso impatto sugli esiti di cura e la Fnomceo, anche in rispetto della propria deontologia, non può continuare a contrastare l’evoluzione di queste figure.
A parte la dovuta premessa, ritengo assolutamente disdicevole che il Presidente della Federazione degli Ordini dei Medici intervenga sulla delibera della Regione Veneto, in quanto materia sindacale e peraltro di diversa categoria da quella medica.
E’ il CCNL comparto sanità che definisce che il professionista esperto lo è a seguito di formazione regionale. Le funzioni descritte sono l’estensione e la regolamentazione di competenze che non invadono la professione medica e sono il frutto di esperienze consolidate e verificate positivamente in molte realtà, anche ai confini dell’Italia.
L’attuazione delle competenze professionali di esperto e specialista sono state giudicate strategiche anche dal Ministero della Salute e dalle Regioni nella proposta del Patto per la Salute, in corso di approvazione.
La Fials, come già dichiarato, ha apprezzato la Delibera della Regione Veneto e ha già più volte chiesto alla Conferenza delle Regioni, al Coordinatore della Commissione Salute delle Regioni ed al Comitato di Settore di emanare una o più linee guida, concordate con le rappresentanze professionali e sindacali delle professioni interessate, che omogeneizzino i percorsi formativi per il professionista esperto. Una base comune che possa essere arricchita in virtù delle specificità regionali e dei propri rispettivi modelli organizzativi.
I professionisti sanitari ed assistenti sociali non vogliono fare nessuna invasione di campo, ma è arrivato il momento di riconoscere loro quello che già fanno nelle corsie e nei servizi territoriali. E’ arrivato il momento di riconoscere le competenze acquisite negli anni con l’esperienza sul campo e con i percorsi formativi.
E’ arrivato il momento di smetterla di difendere confini obsoleti, il cittadino ha bisogno di tutti: medici e professionisti sanitari. Sono i cittadini a chiedercelo non logiche politiche.
Chiudo utilizzando le stesse parole usate dal Dr. Anelli “la collaborazione deve diventare una questione pragmatica e non ideale, sennò le conflittualità permangono”.
Le professioni sanitarie non sono più professioni ausiliarie di quelle mediche, è tempo di andare avanti insieme per soddisfare le esigenze di cura dei cittadini.
Insieme però, non vuole dire dover sentire, a tutti i costi, preliminarmente le professioni mediche su temi che riguardano altri professionisti.
Le Federazioni degli Ordini facciano quello che sono chiamati a fare, che di certo non è fare sindacato.