Governo e Regioni a confronto su riapertura del 18 maggio. Pronta bozza del Decreto legge che sblocca gli spostamenti intraregione senza auto certificazione. Per muoversi fuori regione il Governo propone il 3 giugno, ma si tratta
Siamo ormai alla stretta finale per le decisioni del Governo e delle Regioni su come gestire il dopo 18 maggio. Se appare ormai certa e condivisa la fine del lockdown per gli spostamenti individuali non è chiaro ancora come si muoveranno le singole regioni per quanto riguarda le riaperture delle attività commerciali e in generale di tutte quelle attività ad oggi chiuse. Fermo restando che qualsiasi ripresa di attività dovrà avvenire secondo regole di sicurezza ben precise. LA BOZZA.
Dal 18 maggio, addio all’autocertificazione. Arriva il via libera agli spostamenti anche se per ora ancora solo all’interno della propria regione senza più alcuna limitazione. Mentre dal 3 giugno via libera anche alla mobilità tra Regioni. Le attività economiche e produttive potranno riapartire, ma nel rispetto dei protocolli di sicurezza.
È quanto prevede la bozza del nuovo decreto con il quale entra il vivo la Fase 2 inaugurata dal Dpcm dello scorso 26 aprile. Il decreto, composto da soli 3 articoli, sarà esaminato oggi dal Consiglio dei Ministri e avrà effetto dal prossimo 18 maggio fino al 31 luglio 2020. Sulla base di questo decreto “quadro”, verrà poi emanato un nuovo Dpcm.
Il contenuto del provvedimento sarà al centro della call conference odierna con le Regioni che potrebbero richiedere al Governo alcune modifiche, a partire proprio dalla data di via libera alla mobilità interregionale. In questo senso “durante la conferenza delle regioni che si è tenuta subito dopo la riunione con l’esecutivo sulla fase due, i governatori hanno deciso di formare un tavolo tecnico, una sorta di comitato ristretto, per cercare di arrivare ad un protocollo unitario, con linee comuni, da sottoporre al premier Conte, sulle misure riguardo le riaperture da lunedì prossimo”. È quanto riporta l’Agi in un dispaccio di agenzia.
“Occorre modificare il comma 6 dell’articolo 1 del decreto – sottolinea il lancio di agenzia – . È questa la richiesta che in questi minuti le regioni stanno avanzando al governo. Linea, viene riferito, unitaria nell’invitare l’esecutivo ad evitare ogni ambiguità sulle linee guide riguardo ai protocolli per le riaperture delle attività da lunedì prossimo”.
In ogni caso, nella bozza di testo che abbiamo potuto visionare, come dicevamo, si dà il via libera, a partire dal prossimo 18 maggio, agli spostamenti all’interno del territorio regionale senza più alcuna limitazione. L’autocertificazione diventerà quindi solo un ricordo già dal prossimo lunedì. Nell’ipotesi di aggravamento della situazione epidemiologica, ai sensi del Decreto 19/2020 approvato ieri in prima lettura dalla Camera, potranno essere adottate misure di contenimento più restrittive relativamente a specifiche aree del territorio regionale interessato.
Fino al 2 giugno resteranno vietati i trasferimenti e gli spostamenti in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente ci si trova, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute. Resta comunque consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
A decorrere dal 3 giugno 2020 dovrebbe poi arrivare il via libera anche agli spostamenti su tutto il territorio nazionale. Questi potranno essere limitati solo con provvedimenti adottati sempre ai sensi del decreto 19/2020, in relazione al potenziale rischio epidemiologico in alcune specifiche aree del territorio nazionale.
Resterebbe in vigore il divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena per provvedimento dell’autorità sanitaria in quanto risultati positivi al virus, fino all’accertamento della guarigione o al ricovero in una struttura sanitaria.
Come già previsto oggi, i sindaci potranno disporre la chiusura temporanea di specifiche aree pubbliche o aperte al pubblico in cui sia impossibile garantire adeguatamente il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Una misura prevista per la recente riapertura, ad esempio, di ville e parchi.
Anche le attività economiche e produttive potranno ripartire, a condizione che rispettino i contenuti di protocolli o linee guida, idonei a prevenire o ridurre il rischio di contagio, adottati a livello nazionale. Non viene esplicitata nella bozza la natura di questi protocolli e linee guida, è probabile il riferimento alle linee guida Inail-Iss previste per spiagge, parrucchieri e ristoranti, così come per i protocolli sottoscritti negli ultimi mesi dai sindacati per il riavvio di determinati settori produttivi. Nel testo si rimarca come il mancato rispetto dei contenuti dei protocolli o delle linee guida potrà determina la sospensione dell’attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.
Non è poi chiaro se tutte le attività economiche e produttive potranno ripartire già dal prossimo 18 maggio. Nella bozza ci si limita a dire che per garantire lo svolgimento delle attività economiche e produttive in condizioni di sicurezza, le regioni dovranno monitorare con cadenza giornaliera l’andamento della situazione epidemiologica nei propri territori e, in relazione all’andamento, le condizioni di adeguatezza del sistema sanitario regionale. Sulla base dell’esito del monitoraggio, la Regione, informando contestualmente il Ministro della salute, potrà introdurre misure derogatorie, ampliative o restrittive.
Le violazioni potrebbero essere punite con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 1.000. Se il mancato rispetto delle misure avviene mediante l’utilizzo di un veicolo le sanzioni sono aumentate fino a un terzo. Nei casi in cui la violazione sia commessa nell’esercizio di un’attività di impresa, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da 5 a 30 giorni.
Invariata la norma per la violazione della quarantena, questa verrà punita con l’arresto da 3 mesi a 18 mesi e con l’ammenda da euro 500 ad euro 5.000.