In tutta Europa operatori sanitari in crisi: poco pagati, stressati e sempre più vecchi. Oms: “Intervenire subito o sanità andrà in tilt”. Approvata la “Carta di Bucarest”
“Gli operatori sanitari sono la spina dorsale dei sistemi sanitari e la loro dedizione e il loro duro lavoro devono essere riconosciuti e sostenuti ora. Ciò porterà a sostanziosi benefici in termini di salute e benessere individuali e collettivi, sia per gli operatori sanitari che per coloro che servono, e preparerà meglio i paesi e la nostra Regione nel suo insieme a gestire le prossime emergenze sanitarie che ci attendono”. Queste le parole di Natasha Azzopardi-Muscat, direttore dei sistemi e delle politiche sanitarie nazionali dell’OMS/Europa. LA CARTA DI BUCAREST.
Undici punti, condivisi da 50 dei 53 paesi membri della Regione Europea dell’Oms, per riconoscere che “gli operatori sanitari e assistenziali sono la spina dorsale del sistema sanitario” e che è il momento di agire subito per affrontare una crisi senza precedenti del comparto che lamenta carenza di organici, stipendi troppo bassi e condizioni di lavoro insostenibili in moltissime realtà.
Stiamo parlando della “Carta di Bucarest” adottata in occasione del summit co-organizzato da OMS/Europa e Ministero della Salute rumeno svoltasi nella capitale rumena gli scorsi 22 e 23 marzo.
“La crisi del personale sanitario in Europa non è più una minaccia incombente, è qui e ora. Gli operatori sanitari e i lavoratori di tutta la nostra regione chiedono a gran voce aiuto e sostegno”, ha affermato il dott. Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’OMS per l’Europa.
“La pandemia di COVID-19 – ha aggiunto – ha rivelato la fragilità dei sistemi sanitari e l’importanza di una forza lavoro sanitaria solida e resiliente. Non possiamo più aspettare per affrontare le pressanti sfide che il nostro personale sanitario deve affrontare. Sono in gioco la salute e il benessere delle nostre società: semplicemente non c’è tempo da perdere”.
Durante lo scorso anno, l’Europa ha assistito a un numero crescente di scioperi tra gli operatori sanitari, indetti per protestare contro condizioni di lavoro difficili e risorse insufficienti.
In Francia medici e infermieri hanno indetto uno sciopero nazionale nel novembre 2022, con la partecipazione di oltre 100.000 operatori sanitari. Nel settembre 2022, più di 6000 infermieri in Irlanda hanno scioperato per preoccupazioni sulla bassa retribuzione e sulle cattive condizioni di lavoro.
In Germania, migliaia di operatori sanitari hanno partecipato a uno sciopero nazionale nell’agosto 2022, per ragioni simili. E nel Regno Unito, scioperi di medici, infermieri e personale delle ambulanze hanno avuto un grave impatto sul sistema sanitario per mesi.
“Queste azioni sindacali riflettono chiaramente la crescente frustrazione e preoccupazione tra gli operatori sanitari in tutta la nostra regione, evidenziando ulteriormente l’urgente necessità di un’azione su più fronti per sostenere e investire nella forza lavoro sanitaria e assistenziale”, ha spiegato il dott. Kluge.
Un rapporto regionale pubblicato dall’OMS/Europa nel settembre dello scorso anno ha parlato di una “bomba a orologeria” che minaccia i sistemi sanitari in Europa e in Asia centrale.
Con il rapido invecchiamento della popolazione e una forza lavoro sanitaria anch’essa in gran parte verso la vecchiaia, la crescita delle malattie croniche e gli effetti della pandemia di COVID-19, l’OMS avverte che “siamo vicini a un imminente collasso in aree chiave dei sistemi sanitari a meno che non vengano affrontate subito azioni politiche rapide e concrete questi problemi, a partire dal personale sanitario”.
Il rapporto ha evidenziato che in 13 dei 44 paesi che forniscono dati, il 40% dei medici ha già 55 anni o più, il che rappresenta una sfida significativa per la sostenibilità della forza lavoro. Allo stesso tempo, i mercati del lavoro stanno cambiando con una mobilità e una migrazione dei lavoratori sempre più complesse. Di conseguenza, alcuni paesi trovano sempre più difficile attrarre e trattenere i giovani nelle professioni sanitarie e assistenziali.
Nonostante il numero storicamente elevato di operatori sanitari e assistenziali in tutta la regione europea, i sistemi sanitari nazionali stanno lottando da tempo per tenere il passo con la crescente domanda di assistenza sanitaria, esacerbata dagli arretrati dei servizi causati dalla pandemia di COVID-19, dalle crescenti aspettative dei pazienti e dai rischi per la salute poste dai cambiamenti climatici e dalle emergenze.
La pandemia di COVID-19, sottolinea l’OMS, ha solo aumentato le tensioni sull’assistenza sanitaria, portando a stress, esaurimento e violenza nei confronti dei lavoratori, molti dei quali hanno lasciato il lavoro.
Durante la prima ondata della pandemia nella primavera del 2020, la Regione ha registrato un incredibile aumento del 62% delle assenze degli operatori sanitari. Un aumento dei problemi di salute mentale tra gli operatori è stato inoltre segnalato in quasi tutti i paesi della Regione e, in alcuni paesi, oltre l’80% degli infermieri ha riportato una qualche forma di disagio psicologico correlato alla pandemia.
Inoltre, l’OMS/Europa ha ricevuto segnalazioni secondo cui 9 infermieri su 10 avevano dichiarato la loro intenzione di lasciare il lavoro.
In risposta a queste sfide, la Dichiarazione di Bucarest chiede un’azione politica per:
- migliorare il reclutamento e creare le condizioni per il mantenimento in servizio degli operatori sanitari e assistenziali
- migliorare i meccanismi di offerta di personale sanitario
- ottimizzare le prestazioni del personale sanitario e assistenziale
- pianificare meglio il personale sanitario e assistenziale
- aumentare gli investimenti pubblici nell’istruzione, nello sviluppo e nella protezione della forza lavoro.
La Dichiarazione riconosce i legami tra queste priorità e la necessità di collaborazione con tutte le parti interessate, compresi i rappresentanti del personale sanitario e assistenziale, i loro datori di lavoro, i ministeri nazionali delle finanze e dell’istruzione e le organizzazioni internazionali senza scopo di lucro, i trust e le fondazioni.
“Non è più possibile ignorare le sfide che il personale sanitario e di assistenza deve affrontare”, ha affermato la dott.ssa Natasha Azzopardi-Muscat, direttore dei sistemi e delle politiche sanitarie nazionali dell’OMS/Europa.
“Gli operatori sanitari – ha detto ancora – sono la spina dorsale dei sistemi sanitari e la loro dedizione e il loro duro lavoro devono essere riconosciuti e sostenuti ora. Ciò porterà a sostanziosi benefici in termini di salute e benessere individuali e collettivi, sia per gli operatori sanitari che per coloro che servono, e preparerà meglio i paesi e la nostra Regione nel suo insieme a gestire le prossime emergenze sanitarie che ci attendono, oltre che a rafforzare i sistemi sanitari per fornire servizi essenziali e quotidiani”.
Ecco gli undici punti della Carta di Bucarest:
1. Noi, partecipanti all’incontro regionale sulla salute e l’assistenza dell’Ufficio regionale dell’OMS per l’Europa riconosciamo che gli operatori sanitari e assistenziali sono la spina dorsale del sistema sanitario.
2. Notiamo che, nonostante il numero storicamente elevato di operatori sanitari e assistenziali in tutta la Regione Europea dell’OMS, i sistemi sanitari nazionali stanno incontrando difficoltà nel far fronte all’aumento della domanda di servizi sanitari a seguito dell’invecchiamento della popolazione, dell’aumento delle malattie croniche, degli arretrati dovuti alla pandemia di COVID-19, alle crescenti aspettative degli utenti dei servizi e alle minacce alla salute legate ai cambiamenti climatici e alle emergenze sanitarie.
3. Teniamo conto del rapporto dell’Ufficio regionale dell’OMS Health and care workforce in Europe: time to act che identifica le principali sfide della forza lavoro che devono affrontare i sistemi sanitari nazionali, comprese le carenze, la distribuzione non uniforme, le discrepanze nel mix di competenze, le insufficienze nello sviluppo di competenze per soddisfare l’evoluzione dei bisogni sanitari e assistenziali e delle nuove tecnologie digitali e di altro tipo. Anche la forza lavoro invecchia e lavora in mercati del lavoro che stanno cambiando, con mobilità e migrazione dei lavoratori sempre più complesse. Alcuni paesi stanno trovando sempre più difficile attrarre e trattenere i giovani nel mondo del lavoro sanitario e assistenziale.
4. Notiamo che queste sfide di lunga data sono state esacerbate dalla pandemia di COVID-19, che ha inoltre evidenziato la necessità di tutelare la salute e il benessere psico-fisico dei lavoratori, molti dei quali continuano a sperimentare stress, esaurimento e violenza, con alcuni che lasciano il lavoro.
5. Riconosciamo che i governi sono consapevoli di queste sfide e molte le stanno già affrontando con misure importanti.
Riconosciamo che è necessaria un’attenzione continua e chiediamo che le misure siano ulteriormente amplificate e rafforzate in collaborazione con tutte le parti interessate. Chiediamo di condividere le esperienze tra i paesi nel campo della progettazione e dell’attuazione delle soluzioni.
6. In linea con il rapporto regionale, chiediamo di migliorare l’offerta di operatori sanitari e assistenziali, attraverso:
• generazione di dati sui fabbisogni di forza lavoro attuali e futuri;
• sostegno alle istituzioni sanitarie ed educative per adattare i programmi di studio, la selezione degli studenti e l’apprendimento e rafforzare la loro capacità di insegnamento, per includere l’insegnamento di pratiche sanitarie e assistenziali innovative rispettose dell’ambiente;
• costruzione delle competenze per una regolamentazione efficace e l’accreditamento del personale sanitario e assistenziale;
• rafforzamento dello sviluppo professionale continuo e incoraggiando lo sviluppo della leadership e garantendo opportunità di apprendimento permanente disponibili per tutto il personale sanitario e assistenziale;
• ampliamento dell’uso appropriato degli strumenti digitali per fornire servizi più efficaci, efficienti e accessibili.
7. Chiediamo di migliorare il mantenimento e il reclutamento di operatori sanitari e assistenziali:
• incoraggiando misure idonee a mantenere in servizio i propri operatori incidendo sulle condizioni di lavoro e lo sviluppo di carriera e con misure di supporto adeguate;
• gestendo in modo etico ed efficace le politiche di reclutamento internazionale in linea con il Global Code of Practice on the International Recruitment of Health Personnel dell’OMS, monitrando le migrazioni di personale;
• prestando particolare attenzione al mantenimento e all’attrazione di operatori sanitari e assistenziali nelle zone rurali, remote e altre aree scarsamente servite;
• adottando la tolleranza zero nei confronti della violenza contro gli operatori sanitari e assistenziali.
8. Ci impegniamo a ottimizzare le prestazioni del personale sanitario e assistenziale:
• creando ambienti di lavoro e condizioni di lavoro dignitosi, sicuri e dotati di personale adeguato, motivando e sostenendo gli operatori sanitari e assistenziali, garantendo la loro salute e sicurezza sul lavoro e proteggendo la loro salute e il loro benessere mentale: utenti e servizi ne beneficeranno quando i lavoratori saranno meglio supportato;
• tenendo conto delle differenze di genere e di età nei rischi e nelle esigenze dei lavoratori: burnout, violenza, sicurezza sul posto di lavoro e sostegno all’infanzia e alla famiglia;
• garantendo che le capacità degli operatori sanitari e assistenziali siano utilizzate al massimo per fornire assistenza sanitaria e servizi di cura.
9. Chiediamo una migliore pianificazione strategica della forza lavoro sanitaria e assistenziale mediante:
• una adeguate gestione delle dinamiche del mercato del lavoro sanitario, promuovendo una maggiore intergovernabilità e un’azione intersettoriale, compresa la collaborazione con i ministeri delle finanze e dell’istruzione per sostenere la fornitura futura di operatori sanitari e assistenziali e garantire il coinvolgimento delle parti interessate in tutte le politiche;
• rafforzare i sistemi informativi del personale sanitario e di assistenza e garantire che la ricerca e i dati siano disponibili e utilizzati per informare il processo decisionale;
• riconoscere che le donne svolgono la maggior parte del lavoro sanitario e assistenziale retribuito e non retribuito nella maggior parte dei paesi e che occorre intraprendere un’azione specifica per eliminare le disuguaglianze di genere come i divari retributivi di genere, valorizzando il lavoro di cura non retribuito e promuovendo l’equilibrio di genere in tutti i processi decisionali e nell’erogazione del servizio.
10. Chiediamo maggiori e più intelligenti investimenti pubblici nell’istruzione e nello sviluppo della forza lavoro, attraverso:
• stanziamento di risorse sufficienti per l’istruzione e l’occupazione di un numero adeguato di operatori sanitari;
• ottimizzando l’utilizzo degli investimenti pubblici attraverso politiche che promuovano performance e qualità delle cure, compreso l’uso di soluzioni rispettose dell’ambiente;
• delineando un’efficiente ripartizione dei ruoli e supportare la sanità e l’assistenza di team multiprofessionali integrati;
• miglioramento delle competenze digitali del personale sanitario e assistenziale;
• elaborazione di modalità di lavoro più flessibili;
• miglioramento delle condizioni di lavoro e sviluppo di politiche specifiche per attrarre e mantenere in salute gli operatori sanitari.
11. Riconosciamo che ci sono collegamenti tra queste priorità e che per fare progressi significativi è importante coinvolgere tutte le principali parti interessate, compresi i rappresentanti del personale sanitario e assistenziale, i loro datori di lavoro, i ministeri nazionali delle finanze e dell’istruzione e le organizzazioni internazionali senza scopo di lucro, trust e fondazioni. È in questo spirito di cooperazione che abbiamo presentato questa dichiarazione.
Cesare Fassari
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