Infermiere di famiglia deve “governare” i servizi distrettuali
Gentile Direttore,
lo shock provocato dall’emergenza Covid ci ha portato a guardare l’assetto della sanità nazionale sotto ogni punto di vista, diciamo pure con l’esigenza di rivoluzionarla e potenziandola dove necessita, vedi la medicina territoriale. Per migliorare quello che già è stato proposto dal mio Governo nel decreto rilancio, dove si affida alle Regioni il compito di riorganizzare e potenziare la rete di sorveglianza e le cure domiciliari, ho presentato alcuni emendamenti per migliorare, perfezionare e puntare il faro sulla categoria degli infermieri, categoria che va tutelata nella competenza e nella professionalità.
Fin da quando ho messo piede in Parlamento mi sono battuta per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità, una figura che ritengo fondamentale e per la quale, esattamente un anno fa, l’11giugno del 2019, ho presentato anche una Proposta di Legge, in attesa di essere esaminata in Commissione.
Gli emendamenti vanno incontro alle richieste di attenzione della categoria che come vediamo anche oggi sui giornali, è scesa nelle piazze per farsi ascoltare e per mantenere alta l’attenzione su di loro anche dopo l’emergenza Covid e trovo sia un sacrosanto diritto che oggi ho il dovere di evidenziare. E’ per me una soddisfazione vedere che anche il Governo, nel primo articolo del decreto rilancio, abbia introdotto quanto già previsto nella mia proposta di legge, significa che la direzione è quella giusta.
L’infermiere di famiglia e di comunità, grazie alle sue competenze e professionalità, si occuperà di assistere il paziente, in collaborazione con il medico di famiglia, in ambito extra-ospedaliero seguendolo nel percorso riabilitativo, assicurarsi che segua la terapia e scongiurando così la possibilità del riacutizzarsi di malattie croniche ed evitare frequenti ricoveri ospedalieri. L’introduzione di questa figura innovativa permetterà il risparmio di spese, migliorare la qualità delle cure e spostare la centralità dall’ospedale ai servizi territoriali. Una figura chiave che può fornire un contributo fondamentale per le cure territoriali.
Spero che il Governo accolga i miei emendamenti, frutto anche del lavoro di concerto con la FNOPI. Con una proposta auspichiamo il riconoscimento all’infermiere di famiglia e di comunità di un ruolo di governo nell’ambito dei servizi infermieristici distrettuali. Tale esigenza è legata alla necessità di garantire il potenziamento della presa in carico sul territorio e a domicilio dei soggetti affetti da SARS-COV-2 (COVID-19) e, più in generale, dalle persone che versano in condizione di fragilità. In particolare, si ritiene necessario prevedere che l’infermiere di famiglia e comunità partecipi all’attuazione dei piani di assistenza territoriale per l’identificazione e la gestione dei contatti, l’organizzazione dell’attività di sorveglianza attiva e di ricoprire altresì un ruolo di responsabilità nell’ambito dei processi infermieristici a livello distrettuale.
Nei miei emendamenti al decreto ci sono altri punti fondamentali, ovvero, la previsione che le regioni e province autonome, per l’anno 2020, nei limiti delle risorse disponibili e fermo restando l’equilibrio economico del sistema sanitario, possano incrementare i fondi della contrattazione integrativa per riconoscere, al personale sanitario dipendente dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale direttamente impiegato nell’emergenza epidemiologica, un premio sino a 1.000 euro, commisurato al servizio effettivamente prestato, mentre con un’altra proposta emendativa, quanto alle nuove assunzioni del personale infermieristico previste dal decreto, propongo di incentivare il ricorso a forme contrattuali di collaborazione coordinata e continuativa, per disincentivare il ricorso a collaborazioni professionali a partita Iva. Inoltre, con altri emendamenti, si vogliono favorire le assunzioni a tempo indeterminato degli idonei ai concorsi, compresi quelli in sanità, prevedendo la priorità di scorrimento delle graduatorie concorsuali attualmente vigenti rispetto alla stabilizzazione dei precari.
Si tratta di una misura finalizzata alla tutela delle aspettative dei candidati risultati idonei nei concorsi della Pubblica Amministrazione e al contrasto della precarietà nella sanità pubblica.
Caro direttore la politica deve migliorare la vita di tutti i cittadini, ha il dovere di preservare i lavoratori, deve impedire che cali il sipario su determinate categorie ma, soprattutto, non deve dimenticarsi dei più fragili e fornire aiuto alle loro famiglie.
On. Stefania Mammì (M5S)
Commissione Affari Sociali della Camera
Gentile Direttore,
lo shock provocato dall’emergenza Covid ci ha portato a guardare l’assetto della sanità nazionale sotto ogni punto di vista, diciamo pure con l’esigenza di rivoluzionarla e potenziandola dove necessita, vedi la medicina territoriale. Per migliorare quello che già è stato proposto dal mio Governo nel decreto rilancio, dove si affida alle Regioni il compito di riorganizzare e potenziare la rete di sorveglianza e le cure domiciliari, ho presentato alcuni emendamenti per migliorare, perfezionare e puntare il faro sulla categoria degli infermieri, categoria che va tutelata nella competenza e nella professionalità.
Fin da quando ho messo piede in Parlamento mi sono battuta per l’introduzione dell’infermiere di famiglia e di comunità, una figura che ritengo fondamentale e per la quale, esattamente un anno fa, l’11giugno del 2019, ho presentato anche una Proposta di Legge, in attesa di essere esaminata in Commissione.
Gli emendamenti vanno incontro alle richieste di attenzione della categoria che come vediamo anche oggi sui giornali, è scesa nelle piazze per farsi ascoltare e per mantenere alta l’attenzione su di loro anche dopo l’emergenza Covid e trovo sia un sacrosanto diritto che oggi ho il dovere di evidenziare. E’ per me una soddisfazione vedere che anche il Governo, nel primo articolo del decreto rilancio, abbia introdotto quanto già previsto nella mia proposta di legge, significa che la direzione è quella giusta.
L’infermiere di famiglia e di comunità, grazie alle sue competenze e professionalità, si occuperà di assistere il paziente, in collaborazione con il medico di famiglia, in ambito extra-ospedaliero seguendolo nel percorso riabilitativo, assicurarsi che segua la terapia e scongiurando così la possibilità del riacutizzarsi di malattie croniche ed evitare frequenti ricoveri ospedalieri. L’introduzione di questa figura innovativa permetterà il risparmio di spese, migliorare la qualità delle cure e spostare la centralità dall’ospedale ai servizi territoriali. Una figura chiave che può fornire un contributo fondamentale per le cure territoriali.
Spero che il Governo accolga i miei emendamenti, frutto anche del lavoro di concerto con la FNOPI. Con una proposta auspichiamo il riconoscimento all’infermiere di famiglia e di comunità di un ruolo di governo nell’ambito dei servizi infermieristici distrettuali. Tale esigenza è legata alla necessità di garantire il potenziamento della presa in carico sul territorio e a domicilio dei soggetti affetti da SARS-COV-2 (COVID-19) e, più in generale, dalle persone che versano in condizione di fragilità. In particolare, si ritiene necessario prevedere che l’infermiere di famiglia e comunità partecipi all’attuazione dei piani di assistenza territoriale per l’identificazione e la gestione dei contatti, l’organizzazione dell’attività di sorveglianza attiva e di ricoprire altresì un ruolo di responsabilità nell’ambito dei processi infermieristici a livello distrettuale.
Nei miei emendamenti al decreto ci sono altri punti fondamentali, ovvero, la previsione che le regioni e province autonome, per l’anno 2020, nei limiti delle risorse disponibili e fermo restando l’equilibrio economico del sistema sanitario, possano incrementare i fondi della contrattazione integrativa per riconoscere, al personale sanitario dipendente dalle aziende e dagli enti del Servizio sanitario nazionale direttamente impiegato nell’emergenza epidemiologica, un premio sino a 1.000 euro, commisurato al servizio effettivamente prestato, mentre con un’altra proposta emendativa, quanto alle nuove assunzioni del personale infermieristico previste dal decreto, propongo di incentivare il ricorso a forme contrattuali di collaborazione coordinata e continuativa, per disincentivare il ricorso a collaborazioni professionali a partita Iva. Inoltre, con altri emendamenti, si vogliono favorire le assunzioni a tempo indeterminato degli idonei ai concorsi, compresi quelli in sanità, prevedendo la priorità di scorrimento delle graduatorie concorsuali attualmente vigenti rispetto alla stabilizzazione dei precari.
Si tratta di una misura finalizzata alla tutela delle aspettative dei candidati risultati idonei nei concorsi della Pubblica Amministrazione e al contrasto della precarietà nella sanità pubblica.
Caro direttore la politica deve migliorare la vita di tutti i cittadini, ha il dovere di preservare i lavoratori, deve impedire che cali il sipario su determinate categorie ma, soprattutto, non deve dimenticarsi dei più fragili e fornire aiuto alle loro famiglie.
On. Stefania Mammì (M5S)
Commissione Affari Sociali della Camera