Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie già dimenticati dal Governo. Parla Giuseppe Carbone (FIALS).
L’emergenza Coronavirus non ha cambiato alcunché per le sorti professionali ed economiche di Infermieri, OSS e Professioni Sanitarie, già dimenticati dal Governo Conte. Parla a cuore aperto Giuseppe Carbone (segretario generale della FIALS).
Nelle ultime settimane abbiamo intervistato i segretari generali e i principali dirigenti dei sindacati che si occupano di sanità in Italia, cercando di capire assieme a loro cosa è accaduto e cosa accadrà agli operatori sanitari e socio sanitari durante la Pandemia da Coronavirus e nel post-Covid. Questa volta abbiamo ascoltato Giuseppe Carbone, segretario generale della FIALS. Vediamo cosa e come ha risposto alle nostre domande.
Nei giorni scori avevamo dato la parola anche a FP CISL (Maurizio Petriccioli), Uil Fpl (Michelangelo Librandi), FSI-USAE (Adamo Bonazzi), Nursing Up (Antonio De Palma), SHC OSS (Antonio Squarcella), FP Cgil (Serena Sorrentino), ULS(Antonino Gentile), Nursind (Andrea Bottega). Vediamo cosa ci ha risposto.
Parla Giuseppe Carbone, segretario generale della FIALS.
Il Coronavirus ha messo in ginocchio l’intero Comparto Sanità. Da tempo la FIALS si sta battendo per il rispetto delle regole, quelle del lavoro, a cui devono sottostare datore e lavoratore. La non programmazione da parte delle Aziende sanitarie nell’approvvigionamento di Dispositivi di Protezione Individuale idonei ad una Pandemia come quella contingente ha portato migliaia di operatori ad ammalarsi e, a volte, a morire di Covid-19. Cosa non ha funzionato finora? Come mai le vostre richieste sono state ignorate in passato?
In questa pandemia sono state molteplici le criticità organizzative a tutti i livelli, a partire dalla gestione delle aziende sanitarie, passando dalle Regioni e il Governo, fino alle indicazioni dell’OMS, risultate troppo frammentarie (basti a pensare al dietrofront fatto sulle maschere FFP2/P3in favore delle chirurgiche). Non c’è stata una programmazione unitaria, ma soprattutto nonostante le notizie che ci arrivavano, eravamo impreparati tanto da non avere un quantitativo di scorta di DPI utile a fronteggiare almeno i primi giorni di pandemia così come non c’era un piano di risposta all’epidemia.
Eppure una certa scorta non dovrebbe mai mancare nei magazzini degli ospedali, ma le scorte si sa costano e i tagli alla spesa fanno il resto. I professionisti e gli operatori tutti della sanità pubblica, ma anche privata hanno combattuto il nemico, nonostante i decenni di tagli sull’armeria.
Annoveriamo un taglio importante pluriennale del Fondo sanitario nazionale, il blocco del turn over, la regionalizzazione senza quadri unitari di uniformità organizzativa e di modelli di appropriatezza delle cure hanno fatto il resto. Per non parlare delle responsabilità dei poteri che hanno lasciato le strutture sanitarie nel caos della mancanza di direttive certe. Un’unica direttiva l’hanno data subito: “il personale sanitario è sacrificabile”. Parole di elogio per celare un significato diverso. Questo è stato deciso nei decreti legge del governo: fumo negli occhi e indifferenza sulla carta.
In questa emergenza ciò che è diventato di dominio pubblico è stata la parola “risparmiare” ai danni della salute pubblica. O meglio solo ora la collettività si è resa conto dei danni che le pessime scelte politiche tuonano sulla loro salute. Basti pensare anche alla mancanza di investimenti sul territorio, tant’è che soprattutto nelle regioni più colpite gli ospedali hanno risposto benissimo e in modo efficace, triplicando i posti letto in terapia intensiva e trasformando diverse unità operative per accogliere pazienti Covid, ha fallito invece l’opera di prevenzione e gestione sul territorio.
Siamo certi che figure come l’infermiere di famiglia, avrebbero fatto la differenza nella gestione di diffusione del contagio e soprattutto nella presa in carico dei pazienti rimasti al domicilio.
Da qui dobbiamo avere il coraggio di ripartire.
Il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro di Infermieri, Infermieri Pediatrici, OSS, Professioni Sanitarie, Ostetriche e altri operatori del SSN è sempre un grosso scalino da superare e spesso mette in contrasto le organizzazioni sindacali con i Governi del momento. Crede che dopo quanto accaduto, sta accadendo e accadrà con il Covid-19 cambierà l’atteggiamento della Politica nei confronti dei professionisti sanitari e socio-sanitari?
Qualora non si andasse al Contratto subito, scenderemo in piazza insieme ai professionisti. Sarebbe inaccettabile e imperdonabile non dare ora ciò che spetta a chi ha salvato il SSN dal frantumarsi e da chi ci ha permesso di salvaguardare il diritto alla salute per tutti i cittadini.
Dai momenti drammatici il nostro Paese, i nostri lavoratori e i nostri cittadini hanno sempre saputo rimboccarsi le maniche e ripartire, ma spesso la politica volta le spalle e purtroppo, già nel documento di economia e finanza dei giorni scorsi dal Parlamento, non c’è alcuna traccia per invertire la tendenza e dare voce alla meritocrazia: nessuna previsione di stanziamento aggiuntivo per i rinnovi dei CCNL dei dipendenti del pubblico impiego.
Questa pandemia ha solo dimostrato l’ovvietà di ciò che già era: i professionisti sanitari sono il pilastro del Servizio sanitario, non possiamo pensare di investire sulla Sanità e sul sistema Paese senza dare il giusto riconoscimento economico e sociale a tutti loro. Un riconoscimento che vada a premiare le competenze e i ruoli di ognuno, diversificandoli perché diverso è il loro ruolo, ma comunque valorizzando un personale sanitario che ha combattuto dignitosamente, senza armi, al costo della loro stessa vita.
Gli operatori colpiti da Covid-19 o quelli che ne saranno colpiti in futuro hanno subito seri danni dal punto di vista fisico, psichico ed emotivo. Già si parla di Sindrome da Stress Post Traumatico. Crede che le Aziende sanitarie si debbano già
organizzare per venire incontro a questa problematica? E come?
Gli operatori sanitari sono persone umane che non hanno potuto affrontare la pandemia al sicuro dentro le proprie case, ma hanno dovuto rischiare la propria vita ogni giorno. Questo sacrificio va riconosciuto senza dubbi ma con piena valorizzazione professionale ed economica e le persone che manifestano disturbi post-traumatici da stress vanno accompagnati in questo percorso di rinascita emotiva.
FIALS ha da subito attivato un supporto di sostegno psicologico, in collaborazione con il Dottor Paolo Monformoso, che si è reso disponibile per l’emergenza relativa al coronavirus, in particolar modo nella gestione dell’ansia e della paura con tecniche specifiche di counseling, rilassamento e training autogeno, ma l’impatto emotivo che hanno subito in questi mesi difficilmente potra’ essere “risarcito” anche moralmente. Abbiamo perso professionisti, lavoratori, vite umane, padri e madri di famiglia, amici e conoscenti.
Ricordiamoci sempre che siamo di fronte a persone, e che arrivare anche a 30 ore consecutive di turni di lavoro, trascorsi a lottare per difendere le vite dei pazienti, stando lontani dalle loro famiglie, può essere distruttivo a livello emotivo e li ha portati all’isolamento affettivo.
Ci sono in corso diversi studi di ricerca per analizzare il fenomeno, qualcuno addirittura sta studiando le modificazioni dell’elettroencefalogramma nei professionisti e operatori che hanno lavorato nei reparti Covid.
Credo che in questa delicata situazione possiamo dire che come sindacato continueremo a fornire tutto l’appoggio necessario per sostenere fino in fondo i nostri colleghi, non li lasceremo mai soli. E se sarà necessario, li accompagneremo anche in un eventuale percorso per la richiesta di risarcimento dei danni patiti, nei casi in cui ne ricorrano le condizioni.
Le ferie estive probabilmente salteranno per una mancata o impossibile programmazione da parte delle aziende sanitarie, mentre è sempre più difficile reperire operatori sanitari e socio sanitari liberi o disoccupati. Crede che salteranno o ci sono i margini per garantire il giusto riposo ai professionisti dopo mesi di guerra al Covid-19?
Premesso che le ferie sono un diritto irrinunciabile e soprattutto un personale stanco non garantisce livelli di assistenza di qualità. Il rischio di errore durante i turni, come pure quello di problemi psicologici da disturbo post traumatico sarebbe troppo alto. I professionisti hanno fatto la loro parte, ora hanno bisogno di riposarsi.
Il Governo faccia la propria garantendo l’assunzione e la stabilizzazione di nuovi professionisti.
Vigileremo in tutte le strutture pubbliche e private affinché non si chiedano ulteriori sacrifici al personale.
Ritornando al rinnovo contrattuale, quali sono le strategie della FIALS per un necessario aumento degli stipendi del Comparto Sanità e della possibilità di rendere gli operatori dei veri professionisti alla stregua dei medici (che non hanno in pratica il vincolo di esclusività)?
Come FIALS, già nell’ambito della Commissione Paritetica per la nuova classificazione del personale come pure nella nostra nuova proposta contrattuale abbiamo lavorato affinché si rendesse onore a quello che oggi il personale sanitario ha vissuto. Anche se, per inciso, ripeto i professionisti sanitari erano già importanti prima, solo che serviva forse una pandemia a convincere di ciò gli altri stakeholders di una contrattazione, come anche la popolazione stessa. Riteniamo da tempo, come sindacato, che esistano tutte le condizioni affinché il contratto degli operatori sanitari viaggi in un crescendo costante di acquisizione di diritti, verso l’acquisizione dei medesimi contorni e garanzie minime di quello del personale della dirigenza medica. Come FIALS vogliamo che venga riconosciuto, al personale in servizio presso il SSN, un’indennità di esclusività e che, contestualmente, sia regolamentata per via contrattuale l’attività di Libera Professione per i professionisti sanitari: insomma oggi esistono le condizioni affinché si possa attuare un aggiornamento della struttura contrattuale del personale delle professioni sanitarie in maniera da valorizzare tutti i professionisti sanitari senza distinzioni. D’altronde non chiedono la luna e nulla di nuovo ma solo l’applicazione di un percorso normativo che già esiste da molto tempo e che nessun politico si è mai sognato di mettere in discussione. La norma non toglierebbe alcun diritto o prerogativa ad alcun altro lavoratore. Darebbe solo pari valore a ciascun professionista della salute, rispettando i propri profili di appartenenza.