Manovra, sanatoria su competenze fa tremare anche i medici
fonte Doctor 33
C’è una sanatoria nell’ultima Legge di Bilancio che non fa stare tranquille le professioni sanitarie, infermieri inclusi, e forse anche i medici. Infatti, in quelle 22 professioni autorizza 20 mila addetti privi di titoli idonei a espletare le competenze di professionisti laureati. Il comma 537 bis consente a infermieri, ostetrici, fisioterapisti, tecnici di laboratorio, prevenzione etc con alle spalle 36 mesi di lavoro anche non continuativi negli ultimi 10 anni di continuare ad esercitare la professione fin qui svolta iscrivendosi ad elenchi speciali nell’albo dei “tecnici”. E il comma 538 prevede che presto, entro il 1° marzo, il ministero della Salute istituisca gli elenchi speciali. Nel mondo medico le reazioni sono state fin qui contenute; la Simfer, Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa, ha espresso timori di abusivismo. Ad esempio, la norma prenderebbe in pieno l’annosa questione dei massofisioterapisti, che talora si ritrovano coinvolti in contenziosi, accusati di svolgere attività di fisioterapisti – professionisti questi ultimi con laurea ed albo- e che ora in parte si ritroverebbero equipollenti. L’Ordine degli Infermieri (Fnopi) invece accenna in una nota che in realtà la norma evita di licenziare 20 mila unità, cosa che aveva affermato anche il ministro della Salute Giulia Grillo. E cita oltre ai massofisioterapisti gli educatori professionali e i tecnici di laboratorio e affini in possesso di titoli regionali ammessi quando ancora non era codificato l’iter di accesso alla professione (però, ci segnala un laboratorista, per i “tecnici” l’obbligo di corso di formazione post-maturità era già previsto ben prima dei 10 anni da cui si fa decorrere la “sanatoria”).
Che dicono le altre professioni sanitarie? Le 24 associazioni che formano il coordinamento nazionale Conaps sono critiche e in una lettera al ministro della Salute Giulia Grillo e alla presidente della commissione affari sociali della Camera Marialucia Lorefice sottolineano che la legge già consentiva di continuare a esercitare mansioni limitate senza titolo né albo a chi avesse conseguito dopo il 1999 un diploma da ente autorizzato a livello regionale. Con le nuove misure insomma non si salvano posti di lavoro ma si equiparano a laureati persone che non hanno titoli omogenei consentendo loro di fare lo stesso lavoro. Solo una parte dei “ventimila” -spiega il Conaps – meritava un intervento equiparativo, e cioè chi ha titoli antecedenti alla codifica dei percorsi formativi imposta nella legge 42 del 1999, e chi ha superato un concorso pubblico in virtù di titoli ritenuti validi per l’accesso a quella professione. Come evitare pasticci, ora? Un ordine del giorno della deputata Fdi Maria Teresa Bellucci approvato alla Camera (9/1334/B5) vincola il Parlamento a introdurre correttivi per salvaguardare i soli professionisti meritevoli. Si vocifera di un’abrogazione nel prossimo Milleproroghe. Per Angelo Mastrillo, segretario della Conferenza nazionale dei corsi di laurea delle professioni sanitarie, «in realtà la legge 145 apre un problema che andava affrontato, e mira a regolamentare un limbo fin qui non ben definito. Ma chi sono i 20 mila addetti da “sanare”? A quali categorie appartengono? Stento a pensare che siano sparsi omogeneamente in tutte e 22 le professioni. Occorrerebbe mirare i ragionamenti su precise professioni. È poi fuorviante equiparare chi ha alle spalle 42 mesi di formazione di diploma universitario a chi ha 36 anni non continuativi di lavori svolti in 10 anni».
Proprio sulle lauree triennali, nel report elaborato da Mastrillo per l’Osservatorio, si rileva un calo d’appeal del 6,6% per le 22 “posizioni” nel 2018: ci sono 79 mila candidati contro 86 mila di un anno fa. Crescono invece da 88 a 90 mila gli aspiranti medici e odontoiatri. Le regioni limano i fabbisogni formativi (24 mila unità sono il “giusto”, ma 3 mila in meno del 2013). A un anno dalla laurea, secondo i dati Almalaurea citati, continua a trovare lavoro l’89% di logopedisti, igienisti dentali, l’84% dei fisioterapisti ma le chance crollano al 47% per i tecnici di radiologia e al 37% per quelli di laboratorio. «Le professioni che orbitano sotto la dipendenza pubblica o privata -spiega Mastrillo -risentono del blocco delle assunzioni; quelle orientate alla libera professione – igienisti dentali, podologi, logopedisti – hanno più sbocchi. Pare consolidarsi una definizione dei fabbisogni ripartita tra 15 mila infermieri e 10 mila appartenenti alle altre professioni».