Osservatorio sicurezza operatori sanitari. Anche nuova Federazione Tsrm e Pstrp chiede di entrare nell’organismo
fonte quotidiano sanità
Sono ampiamente documentate situazioni in cui professionisti tecnici di radiologia medica, di laboratorio di patologia clinica, della riabilitazione, fino ai professionisti della prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro sono stati oggetto di aggressioni fisiche e verbali, oltre che di minacce. Occorre per questi professionisti una adeguata informazione e formazione finalizzata anche a fornire le capacità di identificare e segnalare tempestivamente i problemi.
Al tavolo dell’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari, di recentissima istituzione da parte del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sarebbe opportuno che sieda anche il rappresentante della nuova Federazione Nazionale degli Ordine dei TSRM e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.
Questo il testo della nota a firma del Presidente della Federazione Alessandro Beux e della Referente del Comitato Pari Opportunità Barbara Pelos: “Con la presente si chiede un coinvolgimento ufficiale della scrivente Federazione nazionale nell’Osservatorio permanente per la garanzia della sicurezza e per la prevenzione degli episodi di violenza ai danni di tutti gli operatori sanitari. Stante la rappresentatività di ben 19 professioni sanitarie, riteniamo che un nostro coinvolgimento, a fianco dei colleghi delle professioni infermieristiche e ostetriche, già componenti dell’Osservatorio, possa essere molto utile per il monitoraggio e l’analisi degli eventi oggetto di studio. Confidiamo che ci sia data la possibilità di contribuire attivamente a questo progetto, a noi particolarmente caro in quanto rappresentanti di professionisti quotidianamente operativi anche in situazioni rischiose, a volte sotto la soglia di sicurezza.”
Sono ampiamente documentate, infatti, situazioni in cui professionisti tecnici di radiologia medica, di laboratorio di patologia clinica, della riabilitazione, fino ai professionisti della prevenzione negli ambienti di vita e di lavoro sono stati oggetto di aggressioni fisiche e verbali, oltre che di minacce. Basta tener presente, come avviene del resto per i medici, gli infermieri professionali e le ostetriche, la delicata attività svolta da costoro, chiamati anch’essi, spesso in turni di notte, a prestazioni di urgenza o a compiti ispettivi, in stretta collaborazione, per i tecnici della prevenzione, con l’Autorità Giudiziaria, in seguito ad emergenze ambientali, alimentari o di gravi e/o mortali infortuni sul lavoro.
Occorre per questi professionisti non solo l’attivazione di una attenta valutazione del rischio alla luce della vigente normativa in materia di igiene e sicurezza del lavoro, ma una adeguata e mirata informazione e formazione finalizzata anche a fornire le capacità di identificare e segnalare tempestivamente i problemi oltre che di tutela della salute, anche quelli di tutela della sicurezza da rischi esterni all’ambiente di lavoro. L’ergonomia partecipativa è una tecnica da tempo applicata, con notevole successo, nell’industria e nei servizi ed è certamente opportuno che tale tecnica si diffonda (anche in sanità)”.
I termini ‘violenza’ e ‘aggressione’ non sono però presenti nel testo del D.Lgs.81/08, anche se appare ovvio che debbano essere considerati nella valutazione del rischio, in quanto, come già sottolineato, il Datore di Lavoro è per l’appunto tenuto a valutare ‘tutti i rischi’ presenti sul luogo di lavoro. Il D.Lgs.81/08 sulla sicurezza dei lavoratori e degli ambienti di lavoro è sostanzialmente centrato sulla ‘salvaguardia’ del lavoratore e del suo posto di lavoro, pur considerando che nella lingua italiana con il termine ‘sicurezza’ si finiscono con il considerare due aspetti ben diversi che, in modo più appropriato, la lingua inglese definisce in modo separato: la ‘ safety ‘, che identifica la sicurezza che si occupa della tutela fisica e morale dei lavoratori all’interno dell’azienda e dei clienti che a vario titolo frequentano i luoghi dove l’organizzazione svolge la propria attività, e la ‘security’, che invece identifica le tematiche concernenti la tutela del personale e dei beni aziendali dall’attacco di terzi.
Si potrebbe pertanto infine osservare che la presenza di guardie armate nelle strutture sanitarie (security) riduce il rischio aggressione, ma non elimina l’obbligo del Datore di Lavoro di applicare il D.Lgs.81/08 (safety).
L’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro si è occupata in modo esplicito del Rischio Aggressione producendo tre factsheets, consecutivi e tra loro collegati. Infatti per gli esperti di sicurezza il loro ordine cronologico non è casuale: la scheda informativa n. 22 fornisce una guida all’applicazione della valutazione e della prevenzione dei rischi allo stress di origine lavorativa (dichiarando tale valutazione utile anche per affrontare le problematiche legate alle violenza sul posto di lavoro); invece la scheda informativa n. 23 tratta il tema della violenza ‘interna’ all’ambito lavorativo, ovvero le vessazioni (mobbing); infine la scheda informativa n. 24 tratta il tema della violenza ‘esterna’, specificando che comprende generalmente “gli insulti, le minacce o le forme di aggressione fisica o psicologica praticate sul lavoro da soggetti esterni all’organizzazione, ivi compresa la clientela, tali da mettere a repentaglio la salute, la sicurezza o il benessere di un individuo”.
In sostanza, per l’Agenzia europea la presenza del Rischio Aggressione nell’ambito sanitario è un dato di fatto certo e preoccupante. Non a caso gli ambienti maggiormente a rischio, sempre secondo l’Agenzia Europea, si concentrano prevalentemente nel settore dei servizi, in particolare le organizzazioni che operano nei settori della sanità, dei trasporti, del commercio, della ristorazione, nel settore finanziario e nell’istruzione.
Tuttavia nei paesi dell’UE si cita spesso il settore delle cure sanitarie come uno dei più colpiti. Ecco perché nel Documento suddetto viene precisato che “Il sistema di gestione dei rischi non è, naturalmente, un elegante volume né un espediente per sottrarre le aziende alla responsabilità civile come si potrebbe pensare dalle presentazioni che ne fanno molti sedicenti esperti.
L’essenza del processo di gestione dei rischi è la definizione delle responsabilità e dei compiti di tutte le persone interessate alla prevenzione…i cui punti devono essere periodicamente e sistematicamente verificati a garanzia reale del continuo controllo e della progressiva riduzione dei livelli di rischio.”