“Scarso coordinamento Governo-Regioni ha rallentato interventi per fronteggiare Covid. Ora più investimenti sul Ssn e in special modo sul personale”. Le raccomandazioni Ue all’Italia sulle riforme necessarie per il sistema sanitario
Bruxelles ha predisposto una serie di indicazioni (non solo sulla sanità) ad ogni Stato membro in vista delle sfide del post epidemia. Per il nostro Paese raccomandati investimenti sul personale e migliori piani anti crisi. Ma non solo Italia, la Commissione Ue evidenzia anche come in Francia ci sia carenza nell’assistenza di base, in Germania scarseggino gli infermieri e in Spagna vi siano troppe disparità tra le regioni.
“Coordinamento frammentato tra Stato-Regioni ha rallentato l’attuazione di alcune misure di contenimento. Ora servono investimenti in sanità e in special modo sul personale”. È quanto si legge nelle raccomandazioni all’Italia per la sanità della Commissione Ue che ha pubblicato una serie di suggerimenti specifici con i quali rivolge a tutti gli Stati membri dell’UE orientamenti di politica economica nel contesto della pandemia di coronavirus, concentrandosi sulle sfide più urgenti che questa comporta e sul rilancio della crescita sostenibile.
Le raccomandazioni ovviamente non riguardano solo la sanità ma toccano anche altri settori, come il lavoro, la ricerca, il sostegno all’imprenditoria (in particolare le piccole e medie imprese) e la lotta contro la pianificazione fiscale aggressiva e il riciclaggio.
Ma vediamo l’analisi della Ue per quanto riguarda la sanità italiana e il Covid. “La pandemia – evidenziano da Bruxelles – ha sottoposto il sistema sanitario nazionale a una pressione senza precedenti, facendo emergere debolezze strutturali e la necessità di incrementare la preparazione in risposta agli eventi di crisi. Nonostante la spesa sanitaria sia inferiore alla media dell’UE, il sistema sanitario italiano è caratterizzato da servizi universali altamente specializzati e di buona qualità e in generale è riuscito a fornire un’assistenza accessibile”.
Governance frammentata ha rallentato gli interventi. “Tuttavia – si legge nelle raccomandazioni per l’Italia – , soprattutto all’inizio della pandemia, la frammentazione nella governance del sistema sanitario e nel coordinamento tra autorità centrali e regionali ha rallentato l’attuazione di alcune misure di contenimento. La risposta dei sistemi sanitari regionali alla crisi si è basata principalmente su una mobilitazione straordinaria, in particolare del personale sanitario e dei servizi sociali locali, che ha compensato i limiti dell’infrastruttura fisica, del numero di operatori sanitari e degli investimenti degli anni passati volti a migliorare le strutture e i servizi. Il governo italiano ha compiuto sforzi notevoli per contenere la diffusione del virus, alleviare la pressione sugli ospedali e generare ulteriore capacità di assistenza. È attualmente in fase di elaborazione una strategia di contenimento a più lungo termine per garantire un ritorno in sicurezza alle attività produttive”.
Ora più investimenti nella sanità pubblica. “Oltre a migliorare i processi di governance e i piani di preparazione alle crisi – precisa la Commissione le politiche post Covid-19 dovrebbero puntare a colmare la carenza di investimenti pubblici nell’assistenza sanitaria. Nel medio-lungo termine lo sviluppo di un piano strategico di investimenti sarà fondamentale per migliorare la resilienza del sistema sanitario italiano e garantire continuità nella prestazione di servizi di assistenza accessibili. A fronte delle attuali proiezioni relative alla forza lavoro nel settore sanitario, dovrebbe essere data priorità all’elaborazione di politiche volte a rimuovere gli impedimenti alla formazione, all’assunzione e al mantenimento in servizio del personale sanitario”.
Ma non solo Italia la Commissione Ue come dicevamo ha inviato raccomandazioni a tutti i Paesi membri e così siamo andati a vedere cosa ha detto Bruxelles per la sanità ai nostri principali partner: Francia, Germania e Spagna.
Francia: un cittadino su 5 non ha accesso a medico di base. “La crisi Covid – afferma la Ue – ha messo in luce carenze nella preparazione del sistema ad affrontare focolai di pandemia”. Evidenziate “difficoltà nel garantire agli operatori sanitari le forniture e i dispositivi di protezione individuale, nonché problemi strutturali latenti”. La Ue evidenzia come i problemi “sono il risultato di una mancanza di investimenti in infrastrutture fisiche e risorse umane, adattamento limitato nell’organizzazione di Servizi e la necessità di un migliore coordinamento tra attori pubblici e privati”. “Le sfide – precisa la Commissione Ue sono aggravate dal persistere delle disparità regionali. Ad esempio, nonostante la percentuale di medici è nella media dell’Unione, circa il 18% della popolazione francese vive in aree in cui l’accesso a un medico di medicina generale è limitato”. “Ulteriori sforzi – sottolinea infine Bruxelles – vanno fatti per digitalizzare i servizi sanitari, aspetto molto utile durante una pandemia”.
Germania: mancano infermieri negli ospedali. La Commissione rimarca come il Paese “ha beneficiato della suo sistema che fornisce accesso a cure di alta qualità ed è riuscito ad aumentarne rapidamente la capacità di test e terapie intensive”. In ogni caso da Bruxelles si sottolinea come “l’attuale crisi da Covid 19 ha reso ancor più necessario il rafforzamento del sistema sanitario”, il cui tallone d’Achille è la scarsa “disponibilità di personale infermieristico”.
“Nonostante un numero relativamente elevato di infermieri per abitante – si legge nelle raccomandazioni – , gli ospedali hanno riportato sempre più posti vacanti per gli infermieri”.
Altra questione evidenziata dalla Commissione è quella relativa al “coordinamento tra operatori sanitari nelle cure primarie e ospedaliere e tra assistenza sanitaria e sociale che potrebbe anche essere migliorato e supportato da strumenti digitali. L’infrastruttura di sanità elettronica è stata implementata a un ritmo accelerato, ma l’uso di servizi sanitari e di assistenza online, e-prescrizioni e scambio di dati medici rimane ben al di sotto della media dell’UE”.
Spagna: troppe disparità regionali e carenza investimenti. “Il sistema sanitario spagnolo – evidenzia la Commissione – ha prodotto buoni risultati sanitari nonostante un livello relativamente basso di investimenti. Lo scoppio della pandemia ha, tuttavia, messo a dura prova il sistema e ha rivelato la sua vulnerabilità agli shock. L’azione immediata si sta concentrando sul rafforzamento delle capacità in termini di salute lavoratori e infrastrutture. Le persone con disabilità e gli anziani in assistenza residenziale sono stati particolarmente esposti durante la crisi e il loro continuo accesso ai medici e l’assistenza sociale, compresi i servizi di emergenza e di terapia intensiva, deve essere garantita”.
Per il futuro Bruxelles rimarca come “gli sforzi dovrebbero concentrarsi sul miglioramento della resilienza del sistema sanitario in modo che possa riprendere le sue prestazioni ottimali il più rapidamente possibile e far fronte meglio con nuovi shock. La pandemia ha rivelato problemi strutturali esistenti, alcuni dei quali derivano da alcune carenze negli investimenti in infrastrutture e carenze nelle assunzioni e nelle condizioni di lavoro degli operatori sanitari. Ci sono disparità regionali in termini di spesa, risorse fisiche e personale e il coordinamento tra diversi livelli di governo non è sempre efficace. Nel medio termine, l’assistenza sanitaria potrebbe rispondere meglio alle sfide dell’invecchiamento, condizioni croniche crescenti e disabilità. Le cure primarie e lo sviluppo della sanità elettronica svolgono un ruolo centrale al riguardo. A medio termine, sarà importante garantire che la probabile diminuzione delle risorse dovuta alla crisi economica non influisca sulla copertura sanitaria delle persone e provoca disuguaglianze nell’accesso”.