TOSCANA: Scorrimento graduatorie concorsi. La Toscana ricorre alla Consulta contro la legge di Bilancio
Fonte Quotidianosanita.it
Per la Toscana la legge 145/2018 consente soltanto una limitatissima possibilità di utilizzo delle graduatorie approvate a seguito di concorsi banditi per l’accesso al pubblico impiego e va per questo dichiarato incostituzionale. “Una norma discriminatoria nei confronti di chi cerca lavoro e che viola le competenze regionali in materia di organizzazione amministrativa previste dalla Costituzione e il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni”, afferma il presidente Rossi.
La Regione Toscana presenterà ricorso alla Corte Costituzionale contro il primo comma dell’articolo 14 ter della legge 145/2018 (legge Bilancio 2019) che non consente di scorrere le graduatorie formate a seguito di concorsi nel caso in cui si rilevi un fabbisogno di personale emergente e non programmabile. Lo prevede una delibera approvata dalla Giunta regionale nella sua ultima seduta.
La Regione Toscana aveva già fatto ricorso alla Corte contro l’articolo 1 comma 361 della 145/2018 che imponeva l’uso delle graduatorie solo per la copertura dei posti messi a concorso, senza possibilità di scorrimento della graduatoria per utilizzare gli idonei non vincitori. L’articolo 1 è stato poi modificato, ma a giudizio della Regione Toscana, la variazione introdotta non consente lo scorrimento delle graduatorie in tutti gli altri casi di fabbisogno di personale emergente e non programmabile. In sintesi secondo la Toscana la legge prevede soltanto una limitatissima possibilità di utilizzo delle graduatorie approvate a seguito di concorsi banditi per l’accesso al pubblico impiego. E va per questo dichiarata incostituzionale.
“Si tratta – spiega il governatore Enrico Rossi in una nota diffusa dalla Regione –, si tratta di una norma discriminatoria nei confronti di coloro che cercano lavoro. Una norma che viola le competenze regionali in materia di organizzazione amministrativa previste dalla Costituzione e allo stesso tempo il principio di leale collaborazione tra Stato e Regioni. Non è possibile che il Governo assecondi forme estreme di autonomia, favorendo la creazione di stati e staterelli, e calpesti poi i poteri che la Costituzione affida alle Regioni mettendo in moto misure che rappresentano un costo per la pubblica amministrazione e vanno contro l’aspirazione al lavoro dei giovani”.
Un giudizio confermato anche dall’assessore regionale al personale e al bilancio, Vittorio Bugli, che sottolinea come la norma sia “dannosa per le casse regionali e auspica che il Governo ritorni sui suoi passi e permetta, ai fini delle assunzioni, di scorrere liberamente le graduatorie concorsuali degli idonei”.