Tutte le professioni sanitarie reclamano la dirigenza
Gentile Direttore,
In riferimento ai contributi del dott. Bonelli e del gruppo infermieristico, vorrei includere nella analisi ulteriori aspetti. Che gli infermieri non siano mai stati entusiasti di far fronte comune con gli altri professionisti sanitari, portando avanti esclusivamente loro effettive «rivendicazioni corporative» (del tutto insincero, quindi, il riferimento a «regressive diatribe interprofessionali»), materie su cui pure conseguano importantissimi risultati cui tutti gli altri spesso non si avvantaggiano, come nell’esempio della diagnosi infermieristica, è un fatto anche evidenziato dall’errore normativo tra i dispositivi 42/99 e 251/00.
La prima norma dedica l’intero art.1 alle professioni sanitarie nel suo insieme, quindi implicitamente ponendole su uno stesso piano giuridico; la seconda, distinguendo le professioni in “aree”: rispettivamente agli articoli dall’1 al 4, non formulando, però, definizioni corrispondenti per la caratterizzazione dei rispettivi profili professionali e per la determinazione della relativa autonomia, di fatto ha operato un vulnus verso le restanti tre aree sanitarie – danno cui ancora oggi nessuna delle organizzazioni rappresentative abbia sollecitato una reintegrazione normativa …
Sulla definizione «posto di comando» usata nel titolo dell’articolo del gruppo infermieristico e quindi non direttamente ascrivibile agli autori, mi ha ricordato una conversazione del 2017 con un mio ex docente, direttore di medicina nucleare di un importante Policlinico del sud che definì la dirigenza delle professioni sanitarie come la “presa” di posti per “comandare” e sottrarsi al lavoro: pensiero che la dice tutta. Dissento su tale definizione, a meno che anche i medici ammettano la medesima per la loro dirigenza. I moderni professionisti sanitari – tutti – reclamano la loro dirigenza, non alcun posto di comando: possiamo, sub art. 11 Cost. lasciarci le logiche e corrispondenti nomenclature gerarchiche militaresche, comodamente alle spalle.
Sulla questione della telemedicina, vorrei far notare due aspetti: il primo (ormai ritrito) riguarda la mai evitabile norma collegata al famigerato d. lgs. 187/00: il decreto ministeriale salute 15A08298/15 prevede per le «Pratiche radiologiche in regime di ricovero in urgenza-emergenza presso strutture pubbliche o private ospedaliere» la costante presenza del medico radiologo e descrive le potenzialità, modalità e limitazioni sia del «consulto, anche telefonico, fra medico radiologo e medico specialista del reparto», prezioso nella osservanza del principio di giustificazione, sia (in ambito organizzativo, ma anche squisitamente tecnico) del «ricorso alle risorse della teleradiologia», ove – secondo aspetto – ancora resti equivoco il comportamento tenuto dai fisici e dai medici radiologi circa il loro effettivo ruolo e coinvolgimento nelle realtà ove il TSRM possa agire secondo canoni di autonomia non concessa formalmente, ma di fatto consentita (?).
Basti guardare alla pure emergente realtà della radiologia domiciliare, ove non è noto se le equipe coinvolte includano anche tali figure in ordine alla applicazione normativa dei principi di radioprotezione fisica e medica. A fronte di tutto ciò non sembra che l’ormai conclusosi dibattito istituzionale per il recepimento della direttiva Euratom 2013/59, abbia reso motivi di tale esultanza per i TSRM, sulla cui base rivendicare un sottoimpiego delle risorse tecnologiche disponibili, propedeutiche ad un più che necessario ampio sviluppo di «procedure radiologiche standard sul territorio» …
Su formazione specifica e competenze (anche specialistiche o “avanzate”), premesso che i c.d. “accordi aziendali” spesso rendono una anarchia istituzionalizzata strumentale al clientelare peggioramento e non al miglioramento di status dei professionisti, sarò davvero laconico: l’ECM e la formazione post-base vanno riformate all’insegna della gratuità (ecm), della gestione universitaria (severo no a scuole regionali post-base) e su base “quotata”: una parte residenziale, una parte fad.
Dr. Calogero Spada
Dottore Magistrale
Abilitato alle Funzioni Direttive
Abilitato Direzione e Management AA SS
Specialista TSRM in Neuroradiologia