Verso nuovi assetti formativi per le professioni sanitarie?
<Fonte uotidianosanità.it
Una delle questioni più rilevanti nel campo della formazione delle professioni sanitarie è dato dalla constatazione che il passaggio formativo all’università per la professione di infermiere come per quella di ostetrica e le altre professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione non è e non è stato omogeneo a quello realizzato con le altre professioni
Costituisce un’ottima notizia il comunicato congiunto della Fnopi e della Fno Tsrm-Pstrp ed in particolare è quanto mai rilevante la affermazione che sulla formazione le due Federazioni delle professioni sanitarie sono “su un binario comune che prevede l’ampliamento degli attuali tre anni di formazione di base, ma soprattutto l’inserimento delle specializzazioni nel panorama formativo delle professioni sanitarie, agganciato a percorsi post base, dai master alla laurea magistrale con relativo impatto organizzativo e contrattuale. Come ci vediamo nel futuro come professionisti? Di quale professionisti ha bisogno la nostra popolazione? Fabbisogno formativi, percorsi di specializzazione, competenze avanzate anche di natura prescrittiva sono parte di un unico grande ragionamento complessivo teso anche a standard quali quantitativi Regioni/Università/Aziende.”
E’ una affermazione ed una richiesta che le forze politiche che sono state proponenti, artefici e protagonisti politici e legislativi dell’ultra decennale processo di riforma delle professioni sanitarie, le cui tappe parlamentari sono state votate o all’unanimità o a larga maggioranza, è ora che si pongano il problema di come completarlo o almeno implementarlo ad iniziare dal completare il capitolo della formazione.
Infatti, a mio giudizio, una delle questioni più rilevanti è dato dalla constatazione che il passaggio formativo all’università per la professione di infermiere come per quella di ostetrica e le altre professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione non è e non è stato omogeneo a quello realizzato con le altre professioni in quanto la formazione abilitante è data dalla laurea triennale mentre la laurea magistrale non prevede indirizzi specialistici e quindi ulteriori abilitazioni a diverse e più complesse competenze bensì costituisce solo il requisito per accedere a incarichi gestionali o didattici.
Competenze specialistiche che a tutt’oggi non hanno avuto una realizzazione generalizzata nel sistema dei master di primo livello nonostante che la norma lo prevedesse (articolo 6 della legge 43/06), l’Osservatorio delle professioni sanitarie presso il MUR abbia indicato quali prevedere e, infine, il vigente CCNL del comparto sanità abbia previsto la norma per renderlo spendibile.
A questo appuntamento di implementazione i gruppi parlamentari del PD sono già pronti per dare il loro contributo di idee e di proposte ed infatti già nel disegno di leggeAtto Senato n. 1616 “Disposizioni in materia di rapporto di lavoro esclusivo degli esercenti le professioni sanitarieinfermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione, nonché della professione ostetrica,dipendentidelleaziendedeglientidelServiziosanitarionazionale”, prima firmataria la senatrice Paola Boldrini, Vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità, aveva previsto all’articolo 1, comma 6 che: “Per l’affidamento degli incarichi di professionista specialista e di professionista coordinatore di cuiall’articolo 6, comma 1, della legge 1° febbraio 2006, n. 43, costituisce titolo preferenziale il possessodella laurea magistrale o specialistica; a tal fine il Ministero dell’università e della ricerca, di concertocon il Ministero della salute, sentite la Conferenza delle regioni e delle province autonome e lefederazioni degli ordini professionali interessati, nonché i sindacati di categoria maggiormenterappresentativi, entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, riformulal’ordinamento didattico delle lauree specialistiche delle professioni sanitarie di cui al comma 1, prevedendo specifici indirizzi di specializzazione professionale,distinti anche per singola professione”.
Ma questo concetto è stato ripreso e sviluppato nel ddl, appena depositato, Atto Senato n.2396 “Riordino della formazione universitaria delle professioni sanitarietarie infermieristiche nonché delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e della professione di ostetrica”, sempre prima firmataria la senatrice Boldrini, con il quale si prevede un organico e completo il riordino della formazione universitaria delle professioni sanitarie infermieristiche nonché delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione, della prevenzione e della professione di ostetrica, iniziando con il novellare l’articolo 6, comma tre del dlg 502/92 prevedendo che la formazione universitaria delle professioni infermieristiche venga svolta dalle Università in collaborazione con le Regioni, avvalendosi anche del personale dipendente e convenzionato, del Servizio Sanitario Nazionale e dei relativi servizi e presidi che assumono la tipologia di presidi d’Insegnamento. Inoltre in considerazione dell’evoluzione scientifica e tecnologica, del quadro epidemiologico, delle innovazioni organizzative dei servizi sanitari e sociosanitari e del conseguente avanzamento delle competenze professionali, al fine di favorire l’integrazione con i modelli formativi e professionali dell’Unione Europea, si propone che il Governo, d’intesa con Ministero dell’Università, Ministero della Salute, con le Regioni e Province autonome sentita le rappresentanze professionali e sindacali preveda con cadenza triennale la verifica e l’eventuale ridefinizione dell’offerta formativa accademica, inserendo quindi una dinamicità dell’offerta formativa e contestualizzandola ai nuovi bisogni di salute.
Si prevederebbe, inoltre che la formazione universitaria delle professioni infermieristiche si articoli in tre livelli: laurea, laurea magistrale, dottorato di ricerca; il corso di laurea abilitante in infermieristica e in infermieristica pediatrica è finalizzata all’acquisizione alle competenze previste dai due profili professionali; mentre si riformerebbe completamente il corso di laurea magistrale in scienze infermieristiche finalizzato non solo all’acquisizione di competenze avanzate negli indirizzi gestionali, educativo-formativi ma anche clinico-specialistici.
Questo nuovo indirizzo clinico-specialistico si svilupperebbe in più aree specialistiche: cure primarie e sanità pubblica, intensiva e dell’emergenza/urgenza, medica, chirurgica, neonatologica e pediatrica, salute mentale e dipendenze; ulteriori aree specialistiche possono essere previste in sede di verifica ed eventuale ridefinizione dell’offerta formativa accademica prevista con cadenza triennale.
Mentre il dottorato di ricerca dovrebbe essere finalizzato all’acquisizione di competenze metodologiche per la ricerca scientifica ed inoltre sarebbero ipotizzati ulteriori percorsi di formazione post laurea magistrale in Scienze infermieristiche quali: il master di secondo livello per il perfezionamento scientifico e l’alta formazione permanente e ricorrente e scuole di specializzazione per l’ulteriore approfondimento disciplinare, scientifico e metodologico per l’esercizio di attività di alta qualificazione in campi innovativi dell’infermieristica e nelle aree di specializzazione infermieristica.
Come avviene per le professioni sanitarie abilitate con laurea magistrale/specialistica, il Ministero dell’Università di concerto con il Ministero della Salute istituirebbe le scuole di specializzazione con le relative discipline degli obiettivi formativi, dei percorsi didattici e deiprofili specialistici.
Si modificherebbe, inoltre, l’articolo 6 della legge 43/06 prevedendo che il master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento previsto quale requisito per l’accesso al ruolo di coordinatore sia sostituito con la specifica laurea magistrale in scienze infermieristiche; si prevederebbe, tuttavia, che nei cinque anni successivi all’entrata in vigore della presente legge il master di primo livello in management o per le funzioni di coordinamento ex art.6 della legge 43/06 e la laurea magistrale in Scienze infermieristiche siano considerati utili per l’accesso al ruolo di coordinatore.
Per assicurare un passaggio dall’attuale al nuovo si stabilirebbe che il possesso della laurea magistrale o specialistica in scienze infermieristiche ed ostetriche sia equipollente alla laurea magistrale in scienze infermieristiche negli indirizzi gestionali, educativo-formativi di cui al comma 3 del presente articolo.
Si stabilirebbe, infine per i corsi universitari delle professioni infermieristiche una diversa collocazione delle discipline professionalizzanti all’interno dell’Elenco dei settori scientifico-disciplinari (Med 45) prevedendo, altresì, l’istituzione della facoltà di scienze infermieristiche e dei relativi specifici dipartimenti.
Infine considerato che il processo di riforma delle professioni sanitarie dal terzo comma dell’articolo 6 del dlgs 502/92 che fissò il passaggio della formazione all’università e la legge 3/18 che riformò il sistema ordinistico ha sempre compreso l’insieme delle professioni sanitarie il ddl prevede che queste norme sopradescritte descritte per la professione di infermiere si applichino in via analogica alle professioni sanitarie tecniche, della prevenzione, della riabilitazione e della professione di ostetrica.
Quindi non con un’immediata trasposizione delle norme ma con un successivo provvedimento, affidato al Ministero dell’Università di concerto con il Ministero della Salute, sentita la Federazione degli Ordini professionali competente, previo confronto con i sindacati rappresentativi delle professioni, si rideterminerebbe la loro formazione universitaria di base e post base tenendo conto delle particolarità e delle diversità professionali nelle specifiche discipline.
Mi pare un ottimo contributo di proposte legislative che arricchisce il già nutrito pacchetto di proposte legislative dei gruppi parlamentari del PD in materia di interventi sulla più strategica risorsa per il SSN costituita dal personale e in particolare dalle professioni sanitarie e sociosanitarie all’esame del Parlamento e del Governo.
Saverio Proia